BRUNO, NESSUNO E CENTOMILA - AUMENTANO I PIDDINI CHE NON VOGLIONO VOTARE L’INDAGATO DONATO BRUNO ALLA CONSULTA - MA LA SUA ELEZIONE SI PORTA DIETRO QUELLA DI VIOLANTE E IL PD NON RIUSCIREBBE A TROVARE LA QUADRA SU UN ALTRO CANDIDATO


Giovanni Bianconi per “il Corriere della Sera

 

Donato Bruno

Oggi il Parlamento torna a votare nel tentativo di eleggere i due giudici costituzionali che mancano da giugno, nonostante fino all’ultimo si sia tentato di scongiurare con un rinvio in extremis una nuova, possibile doppia bocciatura per il ticket di candidati Luciano Violante-Donato Bruno. Impantanato per via del probabile arretramento dei consensi per Bruno, dopo le notizie (non smentite) del suo coinvolgimento nell’indagine della Procura di Isernia nell’inchiesta sul fallimento della società Ittierre.

 

Lui e il suo partito al momento rifiutano il passo indietro per una notizia pubblicata dal Fatto quotidiano, ma nel Partito democratico sono sempre più i parlamentari indisponibili a votarlo. Ma il suo destino porta con sé quello di Violante, giacché senza garanzie per Bruno il centro-destra non lo vota; ecco perché ieri sera Bruno ha partorito una dichiarazione nella quale promette di farsi da parte qualora, una volta eletto alla Consulta, da Isernia arrivasse un rinvio a giudizio. Non da «semplice» inquisito, quindi.

Luciano Violante

 

«Escludo qualsiasi tipo di condotta illecita posta in essere da me nella vicenda Ittierre — afferma il senatore di Forza Italia —. Ad oggi ribadisco che non ho ricevuto alcun avviso di garanzia. È evidente che qualora ci fosse un provvedimento di rinvio a giudizio non avrei nessuna remora a prendere le opportune decisioni». Un annuncio fatto nel tentativo di salvare la propria posizione e quella del candidato indicato dal Pd, senza il quale Bruno non avrebbe nessuna possibilità di passare.

 

Basterà? Difficile. Ieri sera molti prevedevano l’ennesimo nulla di fatto per la Consulta e semmai la remota eventualità di nominare i due componenti «laici» mancanti del nuovo Consiglio superiore della magistratura. Se ciò avvenisse (i «papabili» restano l’avvocato Paola Balducci indicata da Sel e il senatore di Fi Zanettin), il Csm potrebbe insediarsi e cominciare a lavorare. In caso contrario, è probabile che si decida uno spacchettamento delle votazioni per i due organismi, in modo da risolvere al più presto la questione Csm e dare il tempo ai partiti di sbrigliare la matassa della Corte costituzionale. Tutt’altro che semplice.

 

berlusconi renzi grazie amore

La possibilità che la candidatura di Violante decada a seguito alla bocciatura di Bruno, infatti, porta con sé un rischio di vera e propria paralisi. Nessuno è in grado di garantire un voto compatto del Pd su un altro nome. Anzi, all’interno del partito c’è la quasi certezza che una quota consistente del gruppo parlamentare faccia muro per ostacolare scelte diverse.

 

Del resto l’ex magistrato ed ex presidente della Camera ha toccato quota 542 voti (una maggioranza con la quale, secondo la Costituzione, si può eleggere il presidente della Repubblica ma non un giudice della Consulta, poiché per questa carica il quorum resta fissato a tre quinti degli aventi diritto), e dovrebbe uscire dalla corsa per problemi non suoi bensì dell’altro candidato del ticket. Una situazione paradossale, che al momento porta a escludere, in casa democratica, altre designazioni.

berlusconi renzi

 

Nello stesso Pd, ancora ieri c’era chi segnalava un altro paradosso: il fatto che un’istituzione come il Parlamento in seduta comune sia chiamato a scegliere un’importante carica senza poter avere informazioni ufficiali su un candidato (Bruno) da un’altra istituzione, la magistratura inquirente.

 

Tuttavia questo prevedono le leggi. Una via d’uscita ci sarebbe, ma può aprirla solo l’interessato. Codici alla mano, l’unica possibilità che la Procura di Isernia ufficializzi l’eventuale status di indagato di Bruno (o lo smentisca) risiede in una richiesta dell’interessato alla Procura; altre comunicazioni da parte degli inquirenti non sono previste.

 

STEFANO CECCANTI

Il senatore di Forza Italia non pare al momento intenzionato a compiere questo passo, forse nel timore di una conferma delle indiscrezioni giornalistiche, e si limita alla promessa di dimissioni in caso di rinvio a giudizio. Probabilmente sollecitata da chi vorrebbe sbrigare la questione, dentro e fuori il suo partito. Senza troppe speranze, però.

 

Anche a causa dei tentennamenti di chi, nel Pd, ritiene ingiusto che l’eventuale ritiro di Violante dalla corsa debba dipendere dalla posizione giudiziaria del nome abbinato dal centro-destra al suo. Per affermare questo principio sono stati lanciati segnali abbastanza chiara di indisponibilità a votare altri nomi proposti dal vertice del partito.

 

Augusto Barbera

Da tempo circolano voci sulle candidature alternative di Augusto Barbera e del più giovane Stefano Ceccanti, considerati più vicini a Renzi; ma dopo quanto è accaduto la loro eventuale investitura sarebbe tutt’altro che scontata. Forse anche per questo il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Luca Lotti nei giorni scorsi ha tenuto a rassicurare i parlamentari sul fatto che Violante era e sarebbe rimasto il candidato prescelto da Renzi.

 

Ammesso che invece il segretario-premier abbia davvero altre preferenze, dovrebbe comunque fare i conti con l’orientamento dei gruppi parlamentari che per composizione risalgono a quando non era lui a governare il partito e la definizione delle liste elettorali. Un motivo in più, se oggi la situazione non si sbloccasse, per prendere tempo e provare a studiare altre soluzioni.