BULGARIA CANAGLIA – VIA I SOLDI DALLE BANCHE, INVESTITORI IN FUGA, GOVERNO IN CRISI: SEMBRAVA UN PAESE DA SOGNO INVECE È SULL’ORLO DELL’ABISSO - E UNICREDIT A SOFIA CONTROLLA LA PIÙ GRANDE BANCA STRANIERA

Debito pubblico al 20%, deficit nei limiti, rating non (ancora) monnezza: la Bulgaria sulla carta sembrerebbe a posto - Ma instabilità politica, corruzione, mafia locale, e dipendenza dalla Russia stanno facendo implodere un paese intero - Unicredit Bulbank per ora ha retto, ma il panico irrazionale potrebbe travolgere tutto, anche i vicini…

Condividi questo articolo


Luigi Offeddu per “Il Corriere della Sera

 

unicredit bulbank unicredit bulbank

Una meraviglia, almeno sulla carta. In termini di bilanci pubblici, la Bulgaria è (quasi) una meraviglia: un deficit che è la metà di quello francese, un debito pubblico che supera di poco il 20% del prodotto interno lordo, quasi un settimo di quello italiano.

 

E un rating, un giudizio assegnato dall’agenzia Moody’s, praticamente uguale a quello dell’Italia. Infine, una grande crisi superata non peggio di altri vicini balcanici. Ma in questi giorni, la meraviglia si converte in sfacelo, ecco la smentita fulminea ed amarissima: file agli sportelli delle banche, conti prosciugati in poche ore (prelevato il 20% dei risparmi, più quelli già portati via dalle migliaia e migliaia di emigranti), piccoli e medi investitori in fuga, sfiducia che dilaga come le acque alla foce del Danubio.

 

unicredit bulbank unicredit bulbank

E il governo, risuscitato solo nel 2013 fra mille tumulti e fratture, tornato sull’orlo di un burrone: a fine luglio dovrebbe dare le dimissioni, e subito dopo dovrebbe sciogliersi anche il Parlamento. Saranno convocate nuove elezioni a settembre, che difficilmente risolveranno qualcosa. I tre antichi guai sono infatti sempre là: instabilità politica, corruzione sorretta da una leggendaria mafia locale, poi rapporti internazionali distorti e legami di dipendenza energetica — non solo religiosa, culturale, etnica — dalla Russia. I mali di sempre si sono dunque coagulati in un unico nodo, proprio quando il resto d’Europa riprende a marciare faticosamente.


Intanto Sergei Lavrov, potente ministro degli Esteri russo, arriva a Sofia per ricordare a tutti che South Stream, il gasdotto, non è un giocattolo a noleggio, e tutti devono rispettarne la potenza e il prestigio. Ma neanche il fido compagno di Putin, probabilmente, può comprendere e catturare le redini di questa crisi che scuote una nazione considerata sorella (per l’alfabeto cirillico, la religione cristiano ortodossa, il gusto dell’arte).

 

primo ministro bulgaro borisov primo ministro bulgaro borisov

Prima, un paio di mesi fa, quegli scricchiolii a catena in una serie di istituti di credito, poi la banca centrale che accorre a rianimare i due più grandi, poi ancora la sfiducia che non si ferma: soprattutto perché animata da false e anonime mail, da messaggi che annunciano buchi nascosti in Borsa. Risultato: la crisi scacciata dalla porta, rientra dalla classica finestrella ma in formato nazionale.

 

Solo che ora interessa tutta l’Europa, questa minaccia di contagio finanziario. Perché diverse banche europee hanno piantato da tempo le loro radici in quest’angolo di Balcani: istituti finanziari della Grecia, dell’Austria, dell’Ungheria. E poi la banca a partecipazione straniera più grande di tutte, l’Unicredit Bulbank: 3.800 impiegati, 1,3 milioni di clienti, 23 filiali, depositi per 8,2 miliardi di lev (la moneta bulgara, circa 4,2 miliardi di euro), investimenti per 12,7 miliardi (6,5 miliardi di euro), prestiti per 8,5 miliardi (4,3 in euro).

 

Al contrario delle consorelle bulgare, la Bulbank sembra aver mostrato finora tenuta e solidità. Ma il problema è che la Bulgaria sussulta ormai da oltre un anno. E accanto a lei c’è la Romania, ugualmente in allerta. E poi, le lande contese fra ucraini e russi. Fino ai suoi confini più lontani, l’Ue attende ancora giorni sereni.
 

 

Condividi questo articolo

FOTOGALLERY

ultimi Dagoreport

DAGOREPORT - CONTINUA L’IMBROGLIO-SCHLEIN: ELLY RINCULA SUL NOME NEL SIMBOLO DANDO LA COLPA A BONACCINI (SIC!) E SI RIMANGIA ''CAPOLISTA OVUNQUE": LO SARA' SOLO AL CENTRO E NELLE ISOLE - ALLA DIREZIONE NAZIONALE DEL PD DI IERI LA SVALVOLATA MULTIGENDER HA PERSO LA MAGGIORANZA DEL PARTITO. I VENTI DI RIVOLTA INVESTONO TUTTE LE VARIE ANIME DEL PD - ELLY SI È RIMBOCCATA LA LAPIDE QUANDO HA DETTO: O IL MIO NOME NEL SIMBOLO O MI METTETE CAPOLISTA IN TUTTE LE CIRCOSCRIZIONI. DI TALE PROPOSTA, LA ZARINA DEL PD NE AVEVA PARLATO SOLO CON BONACCINI. IL PRESIDENTE DEL PD HA ACCONSENTITO IN CAMBIO DELLA CANDIDATURA NEL SUD DEL RAS DELLE PREFERENZE, RAFFAELE “LELLO” TOPO, FIGLIO DELL’AUTISTA DI GAVA, CHE OVVIAMENTE FA PARTE DELLA SUA CORRENTE (AH! I CACICCHI…) - ALLA FINE VICINO A SCHLEIN RESTANO SOLO IN DUE, IL MULTI-TRASFORMISTA ZINGAR-ELLY E FRANCESCO BOCCIA, IL VERO ARTEFICE DEL SISTEMA PUGLIA, GARANTE DI DECARO ED EMILIANO - ANCHE SE ALLE EUROPEE IL PD GALLEGGERA' AL 20%, SINESTR-ELLY DOVRA' FARE LE VALIGIE...

DAGOREPORT: 100 SCALFARI MENO UNO - NON È SOLTANTO TELE-MELONI A CENSURARE GLI SCRITTORI: C'E' ANCHE IL GRUPPO GEDI – IL LIBRO SUL CENTENARIO DI SCALFARI CURATO DA SIMONE VIOLA, NIPOTE DI EUGENIO, IN EDICOLA INSIEME A ‘’REPUBBLICA’’, SQUADERNA CENTO INTERVENTI DI ALTRETTANTI TESTIMONIAL, TRANNE QUELLO INNOCUO E DEL TUTTO PERSONALE DI GIOVANNI VALENTINI, EX DIRETTORE DELL’ESPRESSO - LE SUE CRITICHE, MANIFESTATE SUL "FATTO QUOTIDIANO" SULL’OPERAZIONE “STAMPUBBLICA” E POI NEL SUO LIBRO SULLA PRESA DI POSSESSO DEL GIORNALE DA PARTE DI ELKANN, GLI VALGONO L’OSTRACISMO E LA DAMNATIO MEMORIAE – IL TESTO CENSURATO…

DAGOREPORT –  PER SALVARE IL "CAMERATA" ROSSI, PROSSIMO A.D. RAI, UNA MELONI INCAZZATISSIMA VUOLE LA TESTA DEL COLPEVOLE DEL CASO SCURATI PRIMA DEL 25 APRILE: OGGI SI DECIDE IL SILURAMENTO DI PAOLO CORSINI, CAPO DELL'APPROFONDIMENTO (DESTINATO AD ESSERE SOSTITUITO DOPO LE EUROPEE DA ANGELA MARIELLA, IN QUOTA LEGA) – SERENA BORTONE AVEVA PROVATO A CONTATTARE CORSINI, VIA TELEFONO E MAIL, MA SENZA RICEVERE RISPOSTA - ROSSI FREME: PIÙ PASSA IL TEMPO E PIU’ SI LOGORA MA LA DUCETTA VUOLE LE NOMINE RAI DOPO IL VOTO DEL 9 GIUGNO SICURA DEL CROLLO DELLA LEGA CON SALVINI IN GINOCCHIO…)