CADUTA STRACCI AL VIMINALE! I PROCACCINI DEVONO PAGARE PER SALVARE ALFANO E IL GOVERNO - MA UN MINISTRO CHE NON SA QUEL CHE ACCADE, COSA RESTA A FARE?

Enrico Letta accelera sull’indagine interna che deve spostare l’attenzione su funzionari e burocrati e salvare la poltrona ad Angelino “senza quid” - Ora trema il vertice del Viminale: prefetti, capigabinetto, capi segreteria, vicecapi della polizia – Nichi Vendola invoca le dimissioni di Alfano come «atto di igiene istituzionale»... - - -

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Francesco Grignetti per "la Stampa"

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Sarà una purga senza precedenti perché sui vertici del ministero dell'Interno si sta per abbattere l'ira funesta del ministro Angelino Alfano e di Enrico Letta. Al Capo della polizia è stata messa fretta. Il governo non può attendere oltre l'esito della sua inchiesta, specie ora che è stata formalizzata una mozione di sfiducia individuale nei confronti del ministro. Ma a prescindere da tutto, Letta e Alfano vogliono risultati veloci, sonori, convincenti perché solo così il governo può sperare di uscire dall'impasse. E quindi, come annunciato dalle parole di Alfano di due giorni fa, «molte teste rotoleranno».

L'intero vertice del Viminale in queste ore trema. Si va dal prefetto Giuseppe Procaccini, capo di gabinetto del ministro, «reo» di avere incontrato l'ambasciatore kazako e di avere attivato l'intera catena di comando della polizia, all'altro prefetto Alessandro Valeri, caposegreteria del Dipartimento di Ps, ai due vicecapi della polizia Alessandro Marangoni e Francesco Cirillo.

Il primo era al vertice della polizia, facente funzioni del capo dopo la morte di Antonio Manganelli. Anche se nei giorni di fine maggio il mandato di Marangoni era ormai agli sgoccioli, e lo si vedeva poco al Dipartimento, fu sommariamente informato dell'operazione che la questura di Roma stava organizzando per la cattura del latitante kazako.

ALESSANDRO MARANGONIALESSANDRO MARANGONI ANDREA CAMILLERI FRANCESCO CIRILLOANDREA CAMILLERI FRANCESCO CIRILLO

Il secondo, Cirillo, è forse il vicecapo dal ruolo più importante, quello operativo, che regge la Criminalpol e in seconda battuta anche l'Interpol. Non poteva non essere stato informato. E c'è l'aggravante che gli uffici Interpol sono gli unici che avrebbero potuto e dovuto accendere un faro sul reale peso specifico di Mukhtar Ablyazov.

Infine viene il questore di Roma, Fulvio della Rocca: gli si imputa di avere coordinato le operazioni di Squadra Mobile, Digos e Ufficio Immigrazione senza capire che la storia era molto più complessa di quanto apparisse sulle carte. E che quando era ormai chiaro che il latitante nella villetta non c'era, e che la moglie e la figlioletta stavano per restare stritolate negli ingranaggi della legge Bossi-Fini, si vuole addebitare al questore la colpa di non avere segnalato a chi di dovere i reali termini della questione.

Se così fosse, insomma, e cioè che la relazione di Alessandro Pansa attesa per oggi mettesse con le spalle al muro l'intero vertice della polizia, c'è da domandarsi quali saranno le mosse di Alfano. Alcuni (Procaccini, Cirillo e Valeri) sono prossimi alla pensione. Altri (Marangoni, della Rocca) sono giovani e con una carriera davanti.

Il governo però intende mandare un segnale forte. Per dirla con le parole di Enrico Letta, «faremo luce e ci saranno sanzioni». Si annunciano insomma provvedimenti dolorosi. Inevitabili.

Si veda la tempesta che si va addensando sul capo di Angelino Alfano. Nichi Vendola invoca le sue dimissioni addirittura come «atto di igiene istituzionale». E poi c'è una Emma Bonino amareggiatissima al pari di Enrico Letta. Intervistata da Sky Tg24, ha dapprima spiegato che «per legge la Farnesina non ha alcuna competenza per espulsioni o estradizioni», né «ha accesso ai dati di cittadini stranieri ai quali sia riconosciuto da Paesi terzi lo status di rifugiato politico». Ma poi ha anche tenuto a rimarcare che non si dimette perché pensa di «poter fare di più come ministro». E chi ha sbagliato? «Lo dirà l'esito dell'indagine, attesa ad ore».

Il prefetto Pansa, insomma, ha in mano l'unico strumento che può puntellare un Esecutivo traballante. «Il prefetto Pansa - dice ad esempio il ministro Gianpiero D'Alia - è una delle persone migliori che oggi le istituzioni italiane hanno. Noi abbiamo molta fiducia in ciò che lui farà, nel suo lavoro, nella sua relazione. All'esito di questo lavoro il governo e il presidente Letta farà le sue valutazioni, assumerà le sue decisioni. E sono d'accordo con il premier che non ci saranno sconti per nessuno».

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