CAMERE DI SICUREZZA - A MONTECITORIO E A PALAZZO MADAMA POTREBBE SALTARE IL TETTO STIPENDI A 240 MILA EURO: RISCHIO CONTENZIOSI DA 25 SIGLE SINDACALI! - IL RE DEI MANDARINI È ZAMPETTI, FEDELISSIMO DELLA BOLDRINI CHE SOGNA IL QUIRINALE

L'obiettivo è un taglio netto delle contribuzioni, dai famosi barbieri fino ai due segretari generali (480mila euro l'anno), fissando un tetto massimo ai 240mila euro, limite imposto alla Pubblica amministrazione dalla riforma Renzi. Ma è alto il pericolo di un vietnam sindacale: sono 25 le sigle in Parlamento, più numerose che alla Fiat...

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CAMERE, DIPENDENTI IN RIVOLTA PER SALVARE I SUPERSTIPENDI

Paolo Bracalini per “Il Giornale

 

AULA MONTECITORIO AULA MONTECITORIO

La battaglia finale (o semifinale) con i privilegi del personale di Camera e Senato è iniziata con un rinvio. Se ne discuterà giovedì, nell'Ufficio di presidenza di Montecitorio, cui adesso spetta il compito più arduo: vedersela con le 25 sigle sindacali dei dipendenti del Parlamento, più numerose che alla Fiat.

 

L'obiettivo è portare a casa un taglio netto degli stipendi del personale, dai famosi barbieri fino ai due segretari generali (480mila euro l'anno), fissando un tetto massimo di 240mila euro. Il limite imposto alla Pubblica amministrazione dalla riforma Renzi, valido persino in Rai, non si applica agli organi costituzionali come Camera e Senato (e Corte costituzionale, che poi ne valuta la legittimità...), che si regolano da sé - si chiama «autodichìa» - e dunque vanno riformati a parte.

 

AULA SENATO AULA SENATO

Ma già si intravede un vietnam di eccezioni, aggiustamenti, zone franche escluse dai tagli. E peggio ancora, ricorsi. Ne accenna il deputato questore Stefano Dambruoso, nel suo intervento in Aula sull'approvazione del bilancio della Camera: «Si pone il problema di affrontare procedimenti contenziosi».

 

Lo conferma sotto anonimato anche un altro deputato membro del Comitato per gli affari del personale, uno di quelli che tratterà con i sindacati parlamentari, uno che però vede abbastanza nero sulla trattativa: «Si difendono tra di loro i mandarini pubblici... Per cui se fanno ricorso, dicendo che si va a ledere un diritto acquisito, rischiano di vincerlo, con la Corte costituzionale che dà loro ragione. Imporre il tetto a 240mila euro a 140 dipendenti circa che ne guadagnano di più sarà veramente difficile. Credo che si arriverà ad una soluzione diversa, un contributo di solidarietà, un ridimensionamento degli stipendi massimi, da spalmare da qui al 2018».

 

laura boldrini laura boldrini

Ed è tutto da vedere l'importo di questo contributo. Cosa ben diversa, dunque, da un tetto invalicabile, che per alcune figure di vertice significherebbe lasciare sul piatto decine e decine o centinaia di migliaia di euro.
 

Il rischio ricorso c'è, e c'è anche il precedente. Quando nel 2013 la Corte costituzionale ha bocciato il taglio del 5% sugli stipendi pubblici oltre i 90mila euro i dipendenti del Senato hanno subito fatto ricorso in massa. E Palazzo Madama ha dovuto sborsare 2,2 milioni per risarcirli.

 

I tagli e i blocchi dell'adeguamento delle retribuzioni finora non hanno inciso più di tanto sul costo dei dipendenti, se nel Progetto di Bilancio 2014 della Camera tra stipendi e pensioni (dirette e di reversibilità) del personale si arriva alla cifra mostruosa di 500 milioni di euro: metà del bilancio della Camera dei deputati serve a pagare i dipendenti (o ex) della Camera.

Stefano Dambruoso Stefano Dambruoso


Deputati e senatori dei due uffici rispettivi di presidenza ci stanno provando, e hanno persino scritto un documento congiunto sugli «Indirizzi per la contrattazione». In quei nove fogli si legge che «l'esigenza di salvaguardare i rapporti retributivi attualmente esistenti fra le diverse categorie professionali (del Parlamento, ndr), rendono necessaria la fissazione di un tetto alle retribuzioni non solo per i Consiglieri parlamentari ma anche per le rimanenti categorie professionali, individuato proporzionalmente, in modo da mantenere inalterati i rapporti retributivi oggi esistenti».

 

L'intento, cioè, è di mettere un tetto agli stipendi del grado più alto, ma di modulare verso il basso anche gli altri (commessi, personale tecnico, segretari etc), per evitare che un barbiere a fine carriera prenda come un consigliere.

 

Queste le intenzioni, tutte da verificare con le 25 sigle sindacali. Nel documento si lasciano aperti spazi di trattativa. Ad esempio si capisce che gli oneri previdenziali saranno esclusi dal taglio, e anche le varie «indennità di funzione» che compongono il lordo di un dipendente della Camera. Poi i dipendenti chiederanno l'introduzione degli straordinari, ad oggi inclusi in uno stipendio complessivo da far invidia.

matteo renzi matteo renzi

 

Altrimenti c'è un'altra soluzione: farsi pensionare prima. Le pensioni non possono essere tagliate, e potendo contare su un vitalizio pari all'ultimo stipendio, mollare diventa un affare. E infatti è partita la corsa dei dipendenti più anziani all'Ufficio del personale per informarsi sulla pratica. Privilegiati anche da ex.

 

E LA BOLDRINI PREPARA IL BLITZ: PORTARE AL COLLE IL SUO DIRIGENTE

Paolo Bracalini per “Il Giornale

 

A quanto ammonta? chiedeva Peppino nella Malafemmina. Nessuno lo sa con esattezza. «Lo stipendio del segretario generale della Camera Ugo Zampetti rimane un mistero impenetrabile. Le ultime stime lo danno tra i 500 e i 600 mila euro l'anno» dice il deputato Fraccaro (M5S).

 

pietro grasso article pietro grasso article

Altre stime davano un 478mila euro l'anno, cioè il doppio del tetto che si vorrebbe introdurre per i dipendenti della Camera, ma che forse non tiene conto di indennità aggiuntive. Comunque, più di tutti (compresi ministri, deputati, e capo di Stato), come numero uno dell'amministrazione della Camera, dal 1999 (c'era Violante) ad oggi, quindi anni di potere ininterrotto.


Che potrebbero continuare, in due modi diversi, malgrado ormai la sopraggiunta età da pensione, 65 anni. Le voci a Montecitorio parlano di un blitz entro l'estate, promosso dalla presidente del «Comitato per gli affari del personale» della Camera, la deputata piddina Marina Sereni, e dalla presidente della Camera Laura Boldrini (molto legata, quasi dipendente si dice, alle preziose indicazioni di Zampetti su norme e regolamenti parlamentari), per prorogare l'incarico del segretario generale oltre l'età pensionabile.

Elisabetta Serafin Elisabetta Serafin


Ma c'è anche un'altra voce che circola con insistenza, e arriva dai piani alti della Camera. Quella cioè che vorrebbe Zampetti e la Boldrini uniti in uno scenario futuro, non a Montecitorio ma al Quirinale. Pare infatti che la Boldrini non si veda male come prossimo capo dello Stato, al posto di un Napolitano che non ha fatto mistero di desiderare una scadenza anticipata per il suo secondo mandato.

 

Il capo della macchina amministrativa-legislativa del Quirinale, al momento retta da Donato Marra (74 anni,e per l'appunto ex segretario generale della Camera), sarebbe già designato per la Boldrini: lui, Zampetti. Rumors da Transatlantico, almeno per ora.
 

Se così fosse, o anche se fosse proprogato l'incarico, Zampetti batterebbe il record di segretario generale più longevo della storia repubblicana. Aiutato in questo anche dal regolamento della Camera, che non prevede scadenza per quell'incarico, e rende difficile anche rimuoverlo.

 

ZAMPETTI UGO ZAMPETTI UGO

«Noi riteniamo incongruente il fatto che sia prevista una maggioranza semplice per l'elezione del segretario generale, e che sia prevista, invece, la maggioranza dei due terzi per la revoca del Segretario generale» arringò Rita Bernardini, deputata e segretaria dei Radicali, chiedendo di votare una modifica del Regolamento della Camera sulla carica a vita del segretario generale. Inutile dire come sia finita.

 

Il segretario generale ha anche la sua dotazione, circa 100mila euro per spese di funzionamento del suo ufficio. Buona parte delle quali, secondo la Bernardini, sono andate vie per «spese legali a difesa della Camera e per l'acquisizione di pareri, nonostante la Camera sia dotata di un ufficio di Avvocatura dei più pregiati in Italia».

DONATO MARRA DONATO MARRA

 

D'altronde sull'uso dei soldi pubblici dei vertici amministrativi della Camera vigilano loro stessi, perché la Corte dei conti non può ficcare il naso in un organo costituzionale. E fino a poco tempo fa a capo del «Servizio del controllo amministrativo» chi c'era? Ancora lui, l'eterno Zampetti.

 

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