Arturo Celletti per \"A\"
prestigiacomo carfagna helmini meloni per A«Essere la compagna di un personaggio pubblico significa trasformarsi di fatto in personaggio pubblico. È una regola che vale a tutte le latitudini, in Italia come negli Stati Uniti. E allora lamentarsi serve a poco, bisogna solo accettarla in silenzio».
Mariastella Gelmini si ferma per una manciata di secondi e quando riprende a parlare tutto sembra assolutamente chiaro: la durezza di uno scontro politico senza precedenti rischia di travolgere tutto e tutti. Di allontanare definitivamente Gianfranco Fini dal Pdl. Persino di cancellare la solidarietà umana verso Elisabetta Tulliani \"colpevole\" di essere la compagna del politico che rischia di distruggere un sogno e un progetto.
STEFANIA PRESTIGIACOMOSiamo all\'ultimo piano di un hotel in via Veneto e il ministro dell\'Istruzione ha solo aperto le danze. Quel messaggio è forte, ma diventa fortissimo perché unisce quattro volti dell\'esecutivo. Tutte donne. Tutte giovani. Tutte convinte che non sia più il momento delle gelosie e delle rivalità femminili. Ma di fare fronte e contribuire così a disegnare il futuro del governo e del Pdl. Con scelte. Con impegno. Con fatti. Anche (forse soprattutto) con la consapevolezza che oggi esiste un ostacolo e quell\'ostacolo va superato. Magari anche rimosso.
Stefania Prestigiacomo riflette a voce alta e ammette tutte le difficoltà del momento: «Il Pdl appare segnato da uno scontro pesante, duro, senza esclusione di colpi». Ora gli occhi sono tutti fermi su di lei. Quelli di Mara Carfagna, ministro delle Pari opportunità. Quelli di Giorgia Meloni, titolare del dicastero della Gioventù. «Uno scontro che rischia di bloccare, arriverei a dire quasi paralizzare, un governo e una maggioranza che avevano e che hanno ancora un incredibile dinamismo e un\'enorme possibilità di cambiare il Paese».
La Prestigiacomo si ferma e lascia a Giorgia Meloni, un passato in An proprio al fianco di Gianfranco Fini, il compito di proseguire in un j\'accuse appena abbozzato. «C\'è un governo con una maggioranza ampissima che non ha nessun alibi per non governare, nessuna giustificazione per non portare a casa le riforme promesse. Il popolo ci guarda basito, incredulo e non capisce che cosa sia successo a uno schieramento che aveva tutte le carte in regola per fare la differenza».
Carfagna Prestigiacomo Gelmini in aula alla camera Camera Armata (Vincino)Ora si pagherà un prezzo? La Meloni riflette solo un istante prima di affondare il colpo contro quello che per l\'intero Pdl è il \"colpevole\", contro il presidente della Camera: «Qualcuno un prezzo lo pagherà certamente». Qualcuno? «Sì, chi non capisce - o non vuole capire - che oggi è prioritario prendersi la responsabilità con la quale ci si è presentati davanti al popolo».
Ma non credete che lo scontro politico debba restare esclusivamente politico? E che le vicende di Elisabetta Tulliani abbia poco a che fare con quello scontro?
Mariastella Gelmini fatica a mediare. «Oggi Elisabetta Tulliani è un personaggio pubblico e come personaggio pubblico deve rispondere, in qualsiasi momento, dei suoi comportamenti. Ribadire questo punto fermo non è mancanza di civiltà».
Una pausa leggera, quasi impercettibile, lega quell\'atto d\'accusa al vissuto privato. «So che cosa significa essere attaccata, ferita anche sul piano personale. Ci sono passata, ma ho accettato in silenzio le durezze».
La storia di Elisabetta Tulliani non può (forse non deve) essere separata da quella di Gianfranco Fini. «Perché» spiega con forza la Prestigiacomo «non esiste un caso Tulliani, esiste solo uno scontro tutto politico tra il presidente della Camera e quello del Consiglio. Allora bisogna essere chiari: non c\'è qualcosa che è fuori dalla vicenda politica e non è possibile scorporare il lato umano dal lato politico. Insomma questa è una storia che davvero non può essere letta in chiave personale».
MARIASTELLA GELMININon c\'è, insomma, quella vicinanza che uno si aspetterebbe da quattro donne verso un\'altra donna. L\'unica timida apertura arriva da Mara Carfagna: «La Tulliani? In alcuni momenti forse si è esagerato, forse si è superato il buon gusto». È però solo un passaggio. Sono solo quattro parole che assomigliano più a un atto dovuto che a una posizione convinta. La linea è, e resta, un\'altra.
«Ci sono cose da chiarire, fatti da spiegare, nodi da sciogliere. Sono certa» sottolinea la stessa Carfagna dando l\'impressione di alludere alle vicende della casa di Montecarlo «che le risposte non tarderanno».
MARA CARFAGNAConclude la Prestigiacomo: «È vero, nessuno ama i processi mediatici. Io per prima. Ma qualcuno ha mai sentito Fini denunciare l\'accanimento contro la vita privata del premier? Lo hai mai sentito alzare la voce per prendere le distanze dalle mille insinuazioni con cui si è per mesi cercato di colpirlo?».
IL PDL E IL FUTURO DEL CAVALIERE
C\'è una parola che interroga e fa pensare: svecchiamento. Berlusconi ha più di settant\'anni e i coordinatori non sono ragazzini: serve una svolta? Giorgia Meloni scuote la testa: «Non si fermi a cinque incarichi. Abbiamo ministri con meno di quarant\'anni, movimenti giovanili appassionati... Avere 45 anni, poi, in politica è come averne meno di diciotto».
Tocca al ministro della Gioventù affrontare per prima il capitolo più spinoso: la successione. «Spesso mi fermano e mi interrogano: \"Lei vorrebbe che il prossimo presidente del Consiglio fosse giovane o fosse donna?\". Io rispondo: \"Lo vorrei solo capace\". Stiamo parlando di governare l\'Italia e non si può ragionare per stereotipi».
Ci interroghiamo ancora: e Berlusconi è ancora il migliore per guidare il Paese? La Meloni ora annuisce: «Sì, il migliore. La sua concretezza e la sua empatia con il popolo sono una cosa straordinaria». Non c\'è fastidio per essere ancora escluse dai vertici che contano a Palazzo Grazioli? «Francamente, nella mia esistenza mi pongo altri problemi», sorride la Meloni. È ancora lui, il Cavaliere, il capo. È lui il leader.
FINI-PRESTIGIACOMOLa Gelmini ne è certa: «È l\'unico che crede nei giovani. Avevo 32 anni quando mi ha messo alla guida del partito in Lombardia». La Carfagna guarda a un voto che potrebbe essere meno lontano di quanto si possa immaginare e suggerisce: «Per rinnovare davvero bisogna aprire le liste e dare fiducia a chi si avvicina alla politica e ha le qualità per farlo. Ma vedrete, anche questa volta Silvio non ci deluderà». Sono parole dietro cui si agita uno scenario ancora inesplorato: il voto anticipato. Che rilanciano la scelta netta delle quattro ministre: con Berlusconi \"senza se e senza ma\" e contro quelli che vogliono farlo uscire di scena.