IL CAV VUOLE SELLARE I CAVALLI - BERLUSCONI FA PRESSING SU STEFANO PARISI PERCHÉ SI CANDIDI A SINDACO DI MILANO PER IL CENTRODESTRA (MA PRIMA DEVE METTERE IN SICUREZZA LA SUA “CHILI TV”) - PER IL VOTO A ROMA, IL BANANA INSISTE CON MARCHINI

Una sfida ghiotta per Parisi, nella quale l’obiettivo sarebbe riportare alle urne gli elettori moderati che nel 2011 disertarono le urne o votarono addirittura Pisapia decretando la sconfitta della Moratti - Una sfida “fattibile” soprattutto se Sala non stravincesse le primarie e la sinistra extra-Pd dovesse presentare un suo candidato a giugno… -

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Andrea Montanari per “la Repubblica”

 

STEFANO PARISI STEFANO PARISI

Stefano Parisi tentato dal sì alla candidatura a sindaco di Milano per il centrodestra. «La politica è sempre stata la mia passione, però mi occorre tempo per mettere al sicuro la mia azienda» è la confidenza fatta ad alcuni amici dal patron di Chili, broadcaster che fornisce film e video.

 

Da mesi Parisi è corteggiato da Berlusconi e Salvini. «Se vincessi a Milano - questa la prospettiva che lo attrae cambierebbe lo scenario di una partita che diventerebbe nazionale ». Silvio Berlusconi si mostra già sicuro della risposta, tanto da dire al telefono a Matteo Salvini e Giorgia Meloni: «Non possiamo perdere altro tempo. Su Milano ho convinto Parisi, ma anche su Roma dobbiamo stringere. Dovete accettare Marchini».

 

SALVINI MELONI BERLUSCONI SALVINI MELONI BERLUSCONI

I due però nicchiano. Parisi, invece, l’ex enfant prodige che ha iniziato la carriera all’Ufficio studi Cgil, riflette. La sua finora è stata una “irresistibile ascesa” che lo ha portato a Palazzo Chigi con i governi Amato, Ciampi e Berlusconi. Poi in Confindustria come direttore generale con Antonio D’Amato, e al Comune di Milano come city manager di Gabriele Albertini. Prima dell’avventura imprenditoriale con Fastweb e con Chili, l’ultima creatura.

 

alfio marchini ie eleonora tabacchiera alfio marchini ie eleonora tabacchiera

Ora pensa alla politica. Sa che una sua candidatura, se sommata alla possibile vittoria di Giuseppe Sala alle primarie del centrosinistra e alla corsa dell’ex banchiere e ministro Corrado Passera già in campo, trasformerebbe la partita del dopo-Pisapia in una competizione fra manager. Una sfida ghiotta per Parisi, nella quale l’obiettivo sarebbe riportare alle urne gli elettori moderati che nel 2011 disertarono le urne o votarono addirittura Pisapia decretando la sconfitta della Moratti.

 

Una sfida “fattibile” soprattutto se Sala non stravincesse le primarie e la sinistra extra-Pd dovesse presentare un suo candidato a giugno. Parisi in quel caso ritiene realistico arrivare al ballottaggio. Sperando negli elettori del M5S, che ha candidato la semisconosciuta Patrizia Bedori, e in quelli di Passera, che ha scelto come slogan “Basta con la sinistra”.

 

MARIA ELENA BOSCHI GIUSEPPE SALA MARIA ELENA BOSCHI GIUSEPPE SALA

Berlusconi è convinto che il piano andrà in porto. Chi ha sentito Parisi assicura però che il manager rifiuterebbe, se il centrodestra volesse da lui un sì immediato. «Manovra a specchio» l’hanno definita l’ex Cavaliere, Salvini e Meloni quando si sono visti domenica. Cioè annunciare il candidato subito dopo quello del centrosinistra.

 

Parisi dice di aver bisogno di tempo. Per trovare nuovi investitori e garantire una “transizione” tranquilla alla sua azienda. Berlusconi ha affidato il dossier a Bruno Ermolli. Quello della cordata nel 2008 per Alitalia. Altri, però, sostengono sia solo pretattica. L’annuncio sarebbe imminente.

 

GELMINI 5 GELMINI 5

La questione tempo infatti non è irrilevante. Parisi è conosciuto nell’ambiente imprenditoriale e finanziario, ma non è popolare tra i milanesi. Sala, al contrario, oltre alla ribalta di Expo 2015 si è già fatto conoscere girando i quartieri durante la campagna per le primarie. Ecco perché, per dirla con la coordinatrice lombarda azzurra Maristella Gelmini, «resta tutto appeso a un filo». Il centrodestra non vuole dover ripartire da zero un’altra volta. Il direttore del Giornale Alessandro Sallusti si è già chiamato fuori. Resterebbe Maurizio Lupi, ma non piace alla Lega perché non rinnega Alfano.

 

 

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