Cazzo, come finivi male se ti opponevi a fini – paolo francia, direttore (in quota An) dei Diritti sportivi Rai dal 1998 al 2004, svela i motivi della sua cacciata: “aver detto no a una richiesta di un contratto quadriennale a 8.45 milioni l’anno per i diritti dei mondiali di sci alla Mp Media Partners, in ottime relazioni con Fini” - le “pressioni” di paglia, “per anni il braccio armato di Fini in Rai. E farne ora un Padre Pio, suvvia...”


Paolo Conti per il Coriere della Sera

Dice Daniela Santanchè: chiedete a Paolo Francia direttore (in quota An) dei Diritti sportivi Rai dal 1998 al 2004 e di Rai Sport dal giugno 2002 al novembre 2003, se è vero che venne cacciato dalla Rai per una questione di appalti e per colpa di Gianfranco Fini.

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Allora, è vero o no?
«Stiamo ai fatti. Arriva alla Rai una richiesta di un contratto quadriennale a 8.45 milioni l\'anno per i diritti dei mondiali di sci. Una cifra enorme. Si trattava della Mp Media Partners (allora di Marco Bogarelli, Rodolfo Hecht, Andrea Locatelli e Andrea Abodi) con ottime relazioni con An e in particolare con Fini. La società però perdeva 1.416 milioni nel 2000, 3.418 nel 2001 e 2.064 nel 2002, ne avrebbe persi 2.938 nel 2003. Di fatto è sull\'orlo del fallimento ma con un pesante contratto con la Federazione mondiale dello Sci, sub ceduto fino al 2001 a Mediaset che poi aveva rinunciato per la caduta verticale di ascolti e dello stesso mercato»

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E lei, Francia, come reagisce?
«La cifra è pazzesca. Respingo le richieste di Media Partners anche sulla base delle indicazioni di quasi tutto il management Rai: Carlo Nardello, Fabio Belli, Giancarlo Leone, lo stesso Paolo Ruffini direttore di Raitre che avrebbe dovuto trasmettere... Nel frattempo le pressioni su di me aumentano. E comincia una campagna mediatica pro sci e a favore di Mp».

Di chi sono in quel momento le «pressioni» su di lei?
«Dello stesso Fini. O attraverso Guido Paglia, arrivato nel frattempo alla Rai, e che assume il ruolo di referente di An».

Paglia ora ha rotto con Fini per Giancarlo Tulliani. Non tollerava la quantità di pressioni sulla Rai del «cognato»...
«Sarà anche così, oggi. Ma per anni è stato il braccio armato di Fini in Rai. E farne ora un Padre Pio, suvvia...»

Torniamo a quei giorni. Cosa succede dopo il suo no?
«Si oppone l\'allora direttore generale Agostino Saccà che, a sua volta sottoposto a pressioni, cede in minima parte. Un contratto solo per il 2002-2003 per poco più di 2 milioni. Poi Saccà deve lasciare, al suo posto arriva Flavio Cattaneo».

E secondo lei cosa accade in quel momento?
«Ecco il contratto: 3.8 milioni annui per le due annualità 2004-2006 con un voto del Consiglio del 17 novembre 2004. Nel frattempo mi cacciano. Prima da Rai Sport e poi dai Diritti sportivi. La Mp torna immediatamente in utile e il fatturato triplica dai 16.3 milioni del 2004 ai 42.8 del 2005».

AGOSTINO SACCA E DANIELA SANTANCHE - Copyright Pizzi

Perché venne cacciato, Francia?
«Perché mi opponevo a un contratto che non faceva gli interessi della Rai».

Un\'accusa molto pesante. Ne è proprio sicuro?
«Ne parlai in Vigilanza nel novembre 2003 e nel maggio 2004. Dissi che le richieste erano assurde e che Mp \"faceva il bello e il cattivo tempo in Rai con sci, calcio, pallavolo e pugilato\"».

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Eppure lei venne nominato proprio per indicazione di Fini. Non c\'è una contraddizione in questo suo racconto?
«Non nego di essere stato nominato su indicazione di Fini. Ma anche per un curriculum professionale di prim\'ordine. Non sono mai stato organico al vecchio Msi fascista o ad An. Di area cattolico-liberale, ero diventato amico personale di Fini pensando che fosse, già negli anni Ottanta, l\'uomo giusto per dar vita a una destra moderata, moderna, radicata sui valori, di stampo conservatrice».

E i suoi rapporti con l\'attuale presidente della Camera?
«La sera stessa della mia cacciata lo incontrai allo stadio Olimpico, gli chiesi spiegazioni. E lui: \"De minimis non curat praetor\". Qualche tempo prima glielo avevo detto: \"Guarda, se io mi comporto così è perché agisco nell\'interesse della Rai, faccio un favore ma anche a te e ad An. E così faccio quando respingo le insistenze di Salvatore Sottile, il tuo portavoce, per certe vallette...\" Ma lui non mi rispondeva niente».

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E oggi cosa pensa di Gianfranco Fini, al centro di una complicatissima vicenda personale e politica?
«Il giudizio più azzeccato l\'ha dato Mario Landolfi. Certe cose le ha fatte più per indolenza e incapacità di resistere alle pressioni che per sua volontà. Pressioni familiari, dei Tulliani, dei suoi collaboratori.

Mi fa pena vedere come si è ridotto. Figuriamoci che nel 1994 quando lo intervistai col libro \"La mia destra\" disse, a proposito del personale politico, che \"deve rispettare l\'antico precetto al quale deve attenersi la moglie di Cesare, essere cioè al di sopra di ogni sospetto...\"».