CHI FERMERA’ TARCISIO PRIMO? - BENEDETTO XVI LASCIA PER STOPPARE LA CORSA DI BERTONE AL SOGLIO? - LA NOMINA DI SEI CARDINALI NON BERTONIANI (E NON EUROPEI) A NOVEMBRE HA RIEQUILIBRATO IL CONCLAVE MA NON ABBASTANZA - PER CONTRASTARE BERTONE E IL SUO STRAPOTERE, RATZINGER POTREBBE AVER SCELTO DI PUNTARE SUL NEMICO DI TARCISIO, SODANO - IL PAPA HA SOFFERTO PER GLI SCANDALI E LE “EPURAZIONI” DI CHIUNQUE SI OPPONGA AL SEGRETARIO DI STATO…

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Carlo Tecce per il "Fatto quotidiano"

Tarcisio BertoneTarcisio Bertone

Un americano, un colombiano, un nigeriano, un filippino, un indiano e un libanese. Benedetto XVI ha nominato questi sei cardinali a novembre: non europei, non italiani, non curiali. Il Papa aggiunse sei pesi, non marchiati e non compromessi, per riequilibrare il conclave che pendeva, e forse ancora pende, in favore di Tarcisio Bertone, il segretario di Stato, presto camerlengo, cioè la figura che gestisce l'ordinaria amministrazione (e le casse) nei giorni di sede vacante.

RATZINGER PAPA BENEDETTO XVIRATZINGER PAPA BENEDETTO XVI

Benedetto XVI non ha mai bocciato Bertone in pubblico, non ha mai scalfito un potere oscuro e reticolato: non poteva innescare una sonora guerriglia, già evidente con le fughe di lettere, i rapidi processi, la grazia al maggiordomo Gabriele. Cade il Papa, cade Bertone. E cadono quelli che formano il gruppo bertoniano, ricoprono cariche influenti e indossano il galero - la coppola cardinalizia - da un anno: Fernando Filoni (Propaganda Fide), Domenico Calacagno (Apsa, immobili), Giuseppe Versaldi (Affari economici), Giuseppe Bertello (Governatore vaticano), Antonio Vegliò, Francesco Coccopalmerio. Fa uno strano effetto sapere che il pontefice non ha avvisato in anticipato il collaboratore in teoria più vicino, in pratica più inaffidabile.

PAPA E PAOLO GABRIELEPAPA E PAOLO GABRIELE

Il teologo tedesco ha preferito consegnare le sue estreme confidenze ai due Georg: al fratello maggiore e al segretario Gaenswein. E poi ha coinvolto il cardinale Angelo Sodano (e, pare, il presidente Napolitano il 4 febbraio), proprio il predecessore di Bertone, il punto di riferimento di quei porporati che si definiscono "diplomatici" perché lontani, anche fisicamente, dai movimenti vaticani. E non stupisce il silenzio di Bertone, che vede un sistema vacillare perché si azzera il 28 febbraio, e va compresa pure la rivelazione di padre Federico Lombardi: "Credo che Sodano fosse informato".

PADRE FEDERICO LOMBARDIPADRE FEDERICO LOMBARDI

Un'informazione che conteneva anche una rassicurazione precisa per coloro che, senza ipocrisia, capeggiati da Leonardo Sandri (e Dionigi Tettamanzi) invocavano la sostituzione di Bertone.

Sodano non è soltanto il decano dei cardinali, il responsabile del collegio, ma è un protagonista che traduce le volontà di Benedetto XVI, le più recenti. Dal momento esatto in cui ha pensato di lasciare. L'Osservatore romano indicalo scorso marzo: il viaggio sudamericano di Benedetto XVI tra Messico e Cuba. In apparenza, il periodo non era sciagurato, però prometteva tempeste: la cacciata di Ettore Gotti Tedeschi dal sempre misterioso Ior; il fragoroso avvento di Vatileaks; l'arresto di Paolo Gabriele.

DIONIGI TETTAMANZI E TARCISIO BERTONE jpegDIONIGI TETTAMANZI E TARCISIO BERTONE jpeg

Ci voleva un'impugnatura vigorosa per tenere il Vaticano dritto e fermo, ma il manico lo teneva Bertone. E Benedetto XVI non ha potuto che proteggere i suoi amici più stretti: riconoscenza per il passato, speranza per il futuro. Le indagine di Vatileaks non hanno risparmiato padre Georg, che condivideva l'ufficio con Gabriele: Gaenswein è stato costretto a deporre in Tribunale, scena saliente di un processo e di un'inchiesta diretti da ossequiosi bertoniani. Il Papa aveva suggerito a Gaenswein di trasferirsi subito in Germania, di sviluppare studi e fede a debita distanza dal Vaticano, tant'è che la segreteria tedesca cercava un nuovo assistente.

Il prete non ha declinato l'invito, tornerà a casa con la livrea di arcivescovo, appuntata un paio di mese fa, però voleva assistere Ratzinger sino all'ultimo giorno con la papalina. Benedetto XVI non tollerava più, e anche il suo fisico ne soffriva, le epurazioni per giochi di banda, come quella di Carlo Maria Viganò, spedito a Washington per aver denunciato corruzione e malaffare. E non concepiva l'accanimento contro Gabriele, che aveva già perdonato a luglio - fu incarcerato a maggio - ma che ha ottenuto la grazia a dicembre, prima di natale, con la visita in gendarmeria. Il Papa non voleva prolungare il suo pontificato e ha lavorato, in assoluto riserbo, per il prossimo erede di san Pietro.

 

 

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