CHI TOCCA IL CAV. MUORE – PANSA AVVISA: BASTONARLO NON SERVE – L’ERRORE DI RINALDI E I RIMPROVERI DI ECO E MONTANELLI - può cadere soltanto sotto le mazzate della crisi economica (E SE SUCCEDE SON CAZZI PER TUTTI)…


Giampaolo Pansa per \"il Riformista\"

Nel 1990 pubblicai \"L\'Intrigo\", un libro patriottico nei confronti di Scalfari e C., ma feroce contro Berlusconi. All\'inizio di quell\'anno, avevo chiuso il Bestiario su Panorama, insieme a Claudio Rinaldi che dirigeva il settimanale. Nel luglio 1991 andai all\'Espresso affidato a Claudio. Cominciammo ad azzannare Sua Emittenza nell\'estate 1993, quando scoprimmo che stava per scendere in politica. Da quel momento, la nostra guerra contro il Berlusca divenne totale, una settimana dopo l\'altra. Molte delle requisitorie contro di lui le scrissi io, con una spietatezza di cui oggi non sarei capace. Però le copertine erano affare di Claudio.

Giampaolo Pansa

Rinaldi odiava Berlusconi. Lo considerava un pericolo per la democrazia. Inoltre il Cavaliere gli aveva sottratto la creatura più cara: Panorama. Le copertine erano la sua vendetta. Tutte sferzanti, accanite, crudeli. Ne cito una: un perfido montaggio fotografico mostrava Silvio vestito da gerarca fascista, il fez con la nappa, i fascetti rossi sulla camicia nera.

La battaglia senza respiro contro Berlusconi non ci portò fortuna. L\'Espresso cominciò a perdere lettori che non apprezzavano il nostro furore. Ma anche il centro-sinistra iniziò a perdere voti. E nelle elezioni del 27 marzo 1994, la sconfitta della gioiosa macchina da guerra di Achille Occhetto sancì il primo ingresso del Cavaliere a Palazzo Chigi. Alla vigilia del voto, le critiche contro l\'Espresso s\'infittirono. Rinaldi andò a trovare Umberto Eco nella sua casa di Milano. Semisepolto fra i trentamila volumi che coprivano le pareti, il guru Umberto elencò i nostri errori.

Avevamo cominciato ad assalire Berlusconi troppo presto, riconoscendogli in anticipo la qualifica di capo della destra italiana. Gli avevamo dato troppo spazio: «Non avrei propinato ai lettori dieci-venti pagine a numero. Il lettore si annoia se tutte le settimane deve leggere le storie dei suoi debiti e delle sue bugie, del Caf, della Loggia P2». Terzo rimprovero di Eco: «Se l\'Espresso intendeva davvero mettere in difficoltà Berlusconi, doveva essere meno prevedibile».

Claudio Rinaldi

Anche Indro Montanelli, che voleva bene a Claudio, disse: «Non posso credere che il mio amico Rinaldi abbia voluto portare delle fascine al fuoco di Forza Italia. Ma la demonizzazione approda sempre al risultato contrario quando si esagera. Sono riusciti a fare di Berlusconi il protagonista della politica italiana».

Rinaldi replicò da par suo sul numero dell\'8 aprile, a elezioni avvenute. Scrisse: «Diciamoci la verità, amici: Berlusconi era forte, fortissimo, i suoi voti li avrebbe presi in ogni caso. Si poteva fermarlo solo denunciando sin dall\'inizio, davanti al Paese, l\'assurdità di un magnate della tv che dà la scalata al governo impugnando come clave quelle reti tv che lo Stato gli ha concesso. Peccato che per mesi l\'Espresso sia stato l\'unico giornale a svolgere quest\'opera. E che gli avversari politici di Berlusconi non abbiano aperto gli occhi in tempo».

Quattordici anni dopo siamo allo stesso punto, prigionieri del medesimo dilemma. Esistono giornali d\' informazione costruiti per intero contro Berlusconi. Tutti i satirici della tivù sbeffeggiano il Cav. Le librerie rischiano di crollare sotto il peso dei volumi che descrivono le nefandezze del Caimano. I cortei portano a spasso il suo pupazzo. E i vignettisti disegnano ogni giorno il loro sberleffo contro Silvio.

Umberto Eco

Nel frattempo, Berlusconi ha vinto tre elezioni su cinque: nel 1994, nel 2001 e nel 2008. Anche oggi le opposizioni sono alla canna del gas. Malgrado il gran strillare sul regime, sul nuovo Mussolini. E nonostante le urla dello sciagurato Di Pietro che, a Montecitorio, si rivolge al premier chiamandolo «presidente Videla». Ma il Caimano non cadrà mai sotto questi colpi esagerati e ingenui. Di qui la mia domanda: è utile sparare ad alzo zero contro il Berlusca?

Non ho l\'autorità per dare una risposta. Però un\'opinione posso esternarla: no, non è utile, tirare a palle incatenate non servirà a nulla. Il Cavaliere può cadere soltanto sotto le mazzate della crisi economica. Ma in quel momento saranno cavoli acidi per tutti. Anche per l\'opposizione. Obbligata a succedere al Caimano, per di più in uno scenario disastroso.

Oggi il Partito democratico non è pronto a fronteggiare quell\'emergenza. E non ha la fiducia di molti elettori. Per conquistarla, non può essere soltanto contestativo. Deve dimostrarsi ideativo, propositivo. Ma mi accorgo che sto usando troppi \"ivo\". E mi fermo qui.