CIPRO, “IL FURTO CONTINUA” (MEDVEDEV) - LA PARTITA SEGRETA SUL GAS

“Il furto continua”, dice il premier russo sul salvataggio del “suo” paradiso fiscale - Ma non è solo il crac bancario: l’isolotto è geostrategico per Siria, Egitto, Libano, e soprattutto Turchia e Israele: due vicini “scomodi” che vogliono i giacimenti di gas - Unica assente dai negoziati? l’Italia…

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1. CIPRO: MEDVEDEV, CON 'IL FURTO CONTINUA' RIECCHEGGIA LENIN
(ANSA) - "Il furto continua": con questo commento a caldo, il primo sul salvataggio europeo di Cipro, il premier russo Dmitri Medvedev sembra aver voluto fare del sarcasmo sull'intenzione attribuita agli europei di mettere a frutto i controversi depositi russi nell'isola, considerata un paradiso fiscale. La sua frase riecheggia quella pronunciata da Lenin nel 1918 per giustificare gli espropri bolscevichi, ossia "rubiamo quello che è stato rubato".

Medvedev con il vecchio presidente cipriota Demetris ChristofiasMedvedev con il vecchio presidente cipriota Demetris Christofias

Mosca aveva reagito con ira la scorsa settimana alla prima versione del piano, poi bocciata dal parlamento cipriota, anche per non essere stata consultata o informata, parlando di 'espropri' e paragonando l'attitudine dell' Unione europea a quella dei Soviet. Contemporaneamente, aveva chiuso tutte le porte agli aiuti sotto forma di partecipazioni nel settore bancario ed energetico.

MEDVEDEV A CIPROMEDVEDEV A CIPRO


2. IL PARADISO FISCALE DI MOSCA E LA PARTITA SEGRETA SUL GAS
Luigi Offeddu per "Il Corriere della Sera"

Comando della flotta russa, 12 giorni fa, dichiarazione del comandante in capo ammiraglio Viktor Chirkov: «Il ministero della difesa ci ha ordinato di formare una task force che opererà nel Mediterraneo su base permanente». E che avrà come «cuore» la flotta del Mar Nero, con l'appoggio di quella baltica e di quella nordica.

Nel caso-Cipro non si agitano solo i conti ragioneristici di Wolfgang Schäuble, ministro delle finanze tedesco; o i vertici straordinari della Ue, che tanto straordinari non sono più perché ormai si svolgono quasi ogni settimana. Intorno alla piccola isola, ci sono grandi interessi geostrategici, e di svariate nazioni. E' certo anche a Cipro che pensa Sergei Shoigu, ministro della difesa russo, quando dice: «La nostra marina è in grado di operare in ogni mare del mondo che sia importante per i nostri interessi, e oggi il Mediterraneo è un'area di interesse per noi».

protesta a cipro contro merkel jpegprotesta a cipro contro merkel jpeg

Cipro è infatti un balcone affacciato sui «teatri» geopolitici più caldi del mondo: dalla Turchia (70 chilometri di distanza), a Libano e Siria (circa 100 chilometri), all'Egitto, a Israele. Ma soprattutto, Cipro è il «campo di Afrodite» (Venere, il suo nome dell'antichità): così è stato battezzato il gigantesco giacimento di gas naturale che si trova a Sud delle sue coste. E che da solo può soddisfare il 40% dei consumi di gas in tutta la Ue: 200 miliardi di metri cubi, per un valore stimato di 61 miliardi di euro, tre volte e mezzo il Pil di Nicosia.

Uno scrigno che vale diversi «salvataggi» della Ue, e che infatti è stato messo ufficiosamente sul tavolo dei negoziati, ad ogni riaccendersi della crisi: ipotetiche licenze di sfruttamento, offerte ufficiosamente da Nicosia come «garanzie collaterali» per colossali prestiti attesi dall'Eurozona, o da questo o quello Stato; con la Russia in prima fila, ma fra il pubblico dell'asta c'era e forse c'è anche la Cina.

cipro bailout laikicipro bailout laiki

Niente si è mai concluso, soprattutto per la presenza di un convitato di pietra: la Turchia, naturale tutrice della minoranza turca di Cipro, sostiene da sempre che gli eventuali benefici del «campo di Afrodite» non possono andare solo al governo della maggioranza greca, l'unico riconosciuto in campo internazionale.

Poi un altro importante vicino di casa, ed è Israele, che da sempre cerca di svincolarsi dalla dipendenza dai giacimenti altrui. Secondo le norme internazionali, ogni nazione può sfruttare i propri beni naturali - come appunto petrolio e gas - fino a 200 miglia nautiche dalle proprie coste, ma Israele e Cipro stanno gomito a gomito nel mare fino a un minimo di 140 miglia: la frontiera marina, sempre secondo le norme internazionali, è idealmente tracciata alla metà di questa distanza; dunque l'esplorazione del «campo di Afrodite» può essere almeno teoricamente un argomento di discussione.

Michael Sarris ministro finanze CiproMichael Sarris ministro finanze Cipro

Nei prossimi mesi, che Cipro venga «salvata» o no dalla bancarotta, questo stesso Mediterraneo sarà molto più popolato di prima. Intanto, molte altre navi russe si aggiungeranno a quelle già dislocate nell'area, come la fregata Ladny, l'incrociatore Moskva, le navi da sbarco Saratov, Nikolai Filchenkov e Novocherkassk, il sommergibile Alrosa, e così via. E anche altre presenze non militari, come i miliardi di depositi russi nelle banche cipriote, possono manifestare comunque l'interesse del Cremlino (ma anche la Germania, la Francia, l'Olanda e altri Paesi, qui hanno trovato per anni i loro Bengodi finanziari).

Per esempio, l'azionista principale del maggiore istituto isolano, quella Bank of Cyprus di cui tanto si discute a Bruxelles, è un tale Dmitry Rybolovlev: tre anni fa si è comprato quasi il 10% delle azioni, il suo patrimonio è stimato il 9,5 miliardi di dollari, e la sua casa di vacanze prediletta è l'ex villa di Donald Trump in Florida, comprata per 95 milioni di dollari; a Cipro, Rybolovlev ha finanziato la costruzione della cattedrale ortodossa di Nicola.

Nei prossimi mesi, intorno all'isola, aumenteranno anche certe navi «oceanografiche» di ogni Paese che a volte hanno molte più antenne del dovuto, cioè non studiano ma spiano. La guerra civile in Siria, le nuove inquietudini in Libano, l'instabilità dell'Egitto, agiranno probabilmente da calamita sui loro timoni: Afrodite, o Venere, continua a sedurre, ma oggi ha un fastidioso «profumo» di gas naturale.

CIPRO - TROIKA GO HOMECIPRO - TROIKA GO HOME


3. IL TAVOLO DELL'EURO E QUEL SILENZIO DELL'ITALIA SULLA SCELTA
Federico Fubini per "Il Corriere della Sera"

C'è un tassello nel rompicapo cipriota che continua a mancare: l'Italia. Il governo non ha ancora detto cosa pensa, e perché. Quando ieri sera è iniziato l'Eurogruppo che di fatto doveva decidere sull'ipotesi che un Paese lasci l'euro, pochi al di fuori sapevano quel era la posizione di Roma.

GIU' LE MANI DA CIPROGIU' LE MANI DA CIPRO

Su questo punto l'esecutivo fino a ieri sera è rimasto in silenzio. Lo ha fatto quando l'Eurogruppo nove giorni fa ha accettato che fossero sforbiciati i conti bancari ciprioti anche sotto i 100 mila euro: una scelta che l'Istitute for International Finance, il club globale delle banche, definisce illegale perché violerebbe il principio di assicurazione sui depositi. Non è ciò a cui siamo stati abituati. Monti e la sua squadra avevano fatto della capacità di incidere a Bruxelles un (comprensibile) motivo di vanto.

Non questa volta, si direbbe, benché alcuni sembrino pensare che il trattamento di Cipro interessi indirettamente anche l'Italia. Dopo l'Eurogruppo su Cipro del 15 marzo Joerg Kraemer, capo economista di Commerzbank (una banca tedesca a controllo pubblico), ha detto che un prelievo sui depositi del 15% sarebbe la soluzione al problema del debito anche in Italia. Cipro è certo un caso unico, ma provoca discussioni ben oltre le sue sponde. Su questo si può essere d'accordo con la linea tedesca o meno, con validi argomenti. Ma non dire niente, almeno in pubblico, è un'altra storia.

 

 

 

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