CONTE VUOLE I PIENI POTERI - PRIMA DI METTERSI ALLA TESTA DELLO SFASCIO A 5 STELLE, L'AVVOCATO DEL POPOLO, CHE È PIENO DI SÉ (E DI HENNÉ) MA NON È FESSO, HA CHIESTO UNA SETTIMANA PER ELABORARE UNA PROPOSTA, DA SOTTOPORRE PRIMA A GRILLO E POI AGLI ALTRI, PER LA TRASFORMAZIONE DEL MOVIMENTO IN UN PARTITO, CON NUOVO STATUTO E NUOVO NOME - GRILLO NON VUOLE CHE I DISSIDENTI CREINO GRUPPI PARLAMENTARI AUTONOMI: IN BALLO CI SONO MOLTI SOLDI. MA I GOVERNISTI CRIMI E DI MAIO VOGLIONO L'ESPULSIONE DEI RIBELLI

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DAGOREPORT

 

beppe grillo giuseppe conte luigi di maio

Che brutta aria tira nel M5s? Beppe Grillo sta giocando su più tavoli per tenere il M5s ancora a galla. Per evitare il tracollo, ha dovuto rimettere se stesso al centro del villaggio, sfilando la non-gestione del Movimento al duplex Crimi-Di Maio, incapace di intendere e di volere. 

 

Davanti al rinculo dell'ex bibitaro del San Paolo a prendere la leadership, l'ex comico che mai ha fatto ridere da quando si è messo a fare il politico, ha offerto la guida delle macerie grilline all'azzimato Conte e stoppato il direttorio a cinque votato dagli attivisti sulla piattaforma Rousseau.

 

"L'Elevato" ha trascinato quello che resta della sua creatura ai piedi di Mario Draghi ma ora deve sbrogliare la matassa del dissenso interno. Se da un lato riconosce le ragioni ai duri e puri, che da rivoluzionari non intendono morire poltronari, dall'altro non vuole che i ribelli vadano a formare gruppi autonomi in Parlamento, saldandosi all'opposizione con Fratelli d'Italia. Il problema non è solo politico: è economico.

BEPPE GRILLO GIUSEPPE CONTE LUIGI DI MAIO

 

Come scrive "Repubblica", recuperare nelle prossime settimane 20-30 parlamentari cacciati a pedate "vorrebbe dire limitare i rischi per le possibili cause contro le espulsioni, aumentare il peso parlamentare in aula e i contributi alle strutture del M5S. Basti un calcolo: da qui alla fine della legislatura le 40 espulsioni, se confermate, varrebbero un ammanco di 5 milioni di euro ai gruppi parlamentari, visto che alla Camera per ogni eletto vanno 48 mila euro di fondi, al Senato 65 mila". Ecco perché, in via informale agli espulsi, è stato fatto sapere che la via del perdono c'è...

 

LUIGI DI MAIO E VITO CRIMI

A questa soluzione, però, si oppone Luigino Di Maio, il doroteo-bibitaro di Pomigliano, che preferirebbe togliersi dalle palline i duri e puri. Vuole circondarsi di "yes man" governisti senza dover sbattere il grugno, un giorno sì e l'altro pure, sulle lagne dei dissidenti.

 

Sulla sua stessa linea c'è il "gerarca minore", Vito Crimi. Due siffatti cervelli politici riusciranno a far valere la loro idea? Neanche per sogno. Comanda Grillo, che li ha anche strigliati a dovere: "Sto facendo di tutto per ricucire e voi mi sabotate?".

 

Povero Beppone, va capito: non può consegnare a Conte un Movimento a brandelli, balcanizzato e senza uno straccio di identità politica. Proprio per questo "Giuseppi", che è pieno di sé (e di henné) ma non è fesso, ha chiesto una settimana per elaborare una proposta, da sottoporre prima a Grillo e poi al resto della truppa, per la trasformazione del movimento in un partito con nuovo statuto e nuovo nome…

 

  

BEPPE GRILLO E GIUSEPPE #CONTE