1. DECLINO ITALIA. A FINE MESE L’OPERA DI ROMA POTREBBE CHIUDERE IL SIPARIO. PER SEMPRE 2. IL CDA DELL'OPERA E’ STATO CONVOCATO MARTEDÌ, ALL’ORDINE DEL GIORNO C’E’ SCRITTO: “LIQUIDAZIONE COATTA”. SAREBBE LA PRIMA VOLTA PER UN (GRANDE) TEATRO LIRICO ITALIANO 3. UNA VICENDA PARADOSSALE, INSPIEGABILE. E VERGOGNOSA. PERCHÉ I CONTI PER IL 2014 SONO IN ORDINE E IL 70 PER CENTO DEI LAVORATORI, ADERENTI A CISL E UIL, SI È MOSTRATO COLLABORATIVO E HA ACCETTATO L’ACCORDO DEL SOVRINTENDENTE CARLO FUORTES 4. MA L’ACCORDO È CARTA STRACCIA: DOMANI SCIOPERO PER LA TERZA RECITA DI ‘’LA BOHÈME’’ 5. A ROMA È IN ATTO UNO SCONTRO DI POTERE ANACRONISTICO SULLA PELLE DI TUTTI I LAVORATORI E DELL’INTERA CITTÀ, IN UN TEATRO DOVE I SINDACATI FINO A POCO TEMPO FA ERANO I VERI PADRONI E DECIDEVANO QUALUNQUE PROMOZIONE E INDENNITÀ. COME QUELLA PER SUONARE D’ESTATE A CARACALLA, A TRE CHILOMETRI DI DISTANZA DAL TEATRO. UN GETTONE DI PRESENZA CHE VENIVA DATO ANCHE A CHI NON LAVORAVA: IL GETTONE DI ASSENZA


1. OPERA DI ROMA, SCONTRO ANACRONISTICO CHE DANNEGGIA LA CITTÀ E CHI LAVORA

Valerio Cappelli per il “Corriere della Sera

Carlo Fuortes

 

All’ordine del giorno del cda dell’Opera di Roma convocato martedì c’è scritto: «Liquidazione coatta». Per la prima volta in epoca moderna, chiuderebbe un teatro lirico italiano. Con probabili conseguenze per altre Fondazioni (8 su 13 sono in rosso).
 

Una vicenda paradossale, inspiegabile. Perché i conti per il 2014 sono in ordine e il 70 percento dei lavoratori, aderenti a Cisl e Uil, si è mostrato collaborativo e ha accettato l’accordo del sovrintendente Fuortes (il suo predecessore è stato licenziato a causa del buco di 33 milioni, 12 milioni e 700 mila solo sul 2013). Ma l’accordo è carta straccia se il teatro non funziona e gli spettacoli non vanno in scena: domani sciopero per la terza recita consecutiva di La Bohème .

 

Un accordo che non prevede licenziamenti né mobilità, e mantiene lo stesso stipendio. Dei 65 dipendenti che lasciano il teatro, ci sono pensionamenti volontari, 20 ballerini e contratti professionali non rinnovati. Il resto sono trattamenti di fine lavoro secondo i termini di legge. La nuova legge parla chiaro: se vuoi i soldi per sanare i debiti, devi presentare un piano di risanamento.

Bray con zainetto


Il gioco al massacro del 30% dei lavoratori, iscritti alla Cgil e alla Fials, metterà in ginocchio centinaia di dipendenti che hanno lavorato al risanamento dell’Opera che riceve, caso unico, quasi 17 milioni dal Comune. Il cuore della protesta è l’Orchestra. Che si batte per avere le 117 unità di anni fa (il primo violino, dal primo gennaio al 30 giugno 2014, ha effettuato un totale di 62 giornate lavorative). Attualmente sono 92.

 

La produttività è bassa, ma in aumento (come gli incassi). Ma il pubblico dal 2008 al 2013 è calato del 46,80 percento. Le recite liriche sono passate da 51 a 71 (poi ci sono quelle estive e il balletto). A Venezia 102 orchestrali faranno 115 recite.

 

A Roma è in atto uno scontro di potere anacronistico sulla pelle di tutti i lavoratori e dell’intera città, in un teatro dove i sindacati fino a poco tempo fa erano i veri padroni e decidevano qualunque promozione e indennità. Come quella per suonare d’estate a Caracalla, a tre chilometri di distanza dal teatro. Un gettone di presenza che veniva dato anche a chi non lavorava: il gettone di assenza.

 

2. OPERA, NIENTE ACCORDO - ULTIMATUM DEL SINDACO, ORA È A RISCHIO LIQUIDAZIONE

Paolo Boccacci per “La Repubblica - Roma

terme di caracalla musica classica a roma

 

Ancora una fumata nera all’incontro tra Fials e Cgil e i vertici del teatro dell’Opera. E il sovrintendente Carlo Fuortes chiede ai due sindacati di rimborsare i 63 mila euro persi dallo stabile per lo sciopero del 14 scorso alla prima della Bohéme. Ma la bomba che sta per esplodere al Costanzi è ancora più pericolosa.

 

Martedì 29 alla riunione del Cda, che vedrà intorno a un tavolo i soci, Mibact, Regione e Comune, al primo punto dell’ordine del giorno c’è la discussione sulla possibilità di mettere in liquidazione l’Opera, come impone la legge Bray, se non si concretizzano le misure del piano industriale contestato da Fials e Cgil.

teatro dell opera di roma protesta al nabucco del 2011


Il sindaco Marino batte i pugni sul tavolo: «Di fronte al tentativo di affossare il rilancio del è ormai tempo che ciascuno si assuma le proprie responsabilità. In questi giorni assistiamo all'ostinazione di due sigle sindacali che non vogliono sottoscrivere il piano industriale - condiviso invece dai rappresentanti di gran parte dei lavoratori del Teatro - né sospendere gli scioperi che stanno penalizzando la stagione estiva a Caracalla. A questo punto, l'unica soluzione per proseguire decisi verso il rilancio resta la liquidazione. Così come prevede la legge. Martedì prossimo dunque all'ordine del giorno del Cda sarà inevitabilmente inserita e discussa questa misura».


Durissima anche la lettera di Fuortes ai sindacati: «Vi riteniamo solidamente responsabili dei danni scaturiti dall’illegittima astensione dal lavoro del 14 luglio. Vi invitiamo dunque a risarcire l’importo di 63.818,50 a favore della scrivente Fondazione riservandoci sin d’ora di quantificare gli ulteriori danni da liquidarsi anche in via equitativa». L’ingiunzione è di un pagamento entro 15 giorni.
 

teatro dell opera di roma

Ma Cgil e Fials confermano lo sciopero di domani per la Bohème e attaccano il sovrintendente. «Ha un atteggiamento antisindacale e provocatorio. Dice di aver partecipato agli incontri. Invece non si è presentato a nessuno di quelli successivi alla nostra proclamazione degli stati di agitazione e degli scioperi».
 

ignazio marino

Ancora, dopo l’incontro fallito: «Il capo del Personale Bottaro è stato inviato al tavolo di confronto col preciso mandato di non fornire i dati. Cgil e Fials ritengono questi atteggiamenti irresponsabili». Non solo: «Fanno sostituire l’orchestra da un pianoforte mortificando la nostra immagine». E accusano Marino di «dichiarazioni ricattatorie ». «Non è prerogativa del sindaco» concludono «liquidare il teatro, che è un bene comune della cittadinanza».
 

Replica la Fondazione: «Ancora una volta il Teatro dell'Opera è costretto a registrare la chiusura totale ad ogni confronto e discussione da parte di Fials e Cgil che hanno confermato lo sciopero per la terza recita della Bohème. Così l'attività sindacale diventa un gioco al massacro, voluto da una minoranza, assolutamente dannoso per il presente e soprattutto per il processo di risanamento in atto ».
 

«In particolare il Teatro dell'Opera ha offerto, alla Fials e alla Cgil, la possibilità di firmare un documento che prevede la conferma di assenza di licenziamenti e mobilità per i dipendenti in essere e il rispetto degli attuali livelli salariali. E ancora la disponibilità a un confronto sulla dotazione organica del futuro. È chiaro a questo punto che Cgil e Fials si assumono la responsabilità sulle sorti del Teatro stesso». Infine Alemanno attacca Marino: «Giù le mani dall’Opera».

 

3. IL PUGNO DURO DI FUORTES: “SAREMMO IL PRIMO STABILE COSTRETTO A CHIUDERE”

Paolo Boccacci per “la Repubblica - Roma

 

la boheme terme di caracalla

Sovrintendente Fuortes, c’è veramente lo spettro di una chiusura dell’Opera?
«Purtroppo sì, perché la legge 112 stessa prevede che se non si riesce a portare a termine quanto previsto dalle sue norme, c’è come unica soluzione la liquidazione coatta della Fondazione».


Che cosa accadrebbe in concreto?
«È una sorta di fallimento. E non è mai accaduto in Italia dal dopoguerra ad oggi. Immagino che si debba nominare un commissario che decida sul processo di liquidazione dei beni e delle risorse. E ovviamente si bloccherebbe l’attività e il futuro di centinaia di lavoratori e la vecchia Fondazione sarebbe compromessa. Rimarrebbe ai soci decidere come far rinascere il teatro da subito dopo».


Anche ieri mattina l’incontro con Fials e Cgil ha dato come risultato una fumata nera.
«Le loro richieste sono irricevibili, vorrebbero annullare l’accordo fatto con Cisl e Uil l’8 luglio scorso sul piano industriale, che per quanto riguarda gli occupati non prevede nessun licenziamento, nessuna mobilità e livelli salariali identici al passato. È impossibile annullarlo perché ha accompagnato lo stesso piano inviato al commissario della legge 112 che lo ha valutato positivamente prevedendo un finanziamento di 25 milioni di euro, di cui 5 già arrivati».

banda opera di roma


I due sindacati affermano che vogliono discutere la riorganizzazione del teatro, già in atto, e soprattutto i tagli.
«La legge prevede esattamente ruoli e obblighi delle rispettive parti. La fondazione non è mai venuta meno a tutti gli obblighi di legge in merito ai confronti e all’informazione previsti. Le due sigle sindacali hanno peraltro perso i ricorsi per comportamento antisindacale fatti in precedenza. L’accordo che abbiamo presentato anche ieri prevedeva un confronto ampio e dettagliato da fare nel mese di settembre, cioè prima della scadenza di fine mese che la legge indica come termine per la fissazione della nuova dotazione organica. Ovviamente la legge prevede anche una riduzione degli organici stessi, perché obbliga le fondazioni all’equilibrio di bilancio, ma la nuova dotazione organica è assolutamente in linea con il processo di risanamento, a iniziare dal programma della prossima stagione, che prevede 25 recite in più di opere e ben cinque nuovi allestimenti».
 

teatro dell opera di roma

I musicisti affermano che con il meccanismo della chiamata di esterni per le rappresentazioni l’orchestra stessa non sarà mai al suo miglior livello e dunque chiedono un numero stabile di orchestrali, almeno i 117 previsti.
«Credo che il numero degli attuali orchestrali possa garantire la massima qualità dell’orchestra immaginando un giusto aumento della produttività di ciascun professore».
 

Lei ha chiesto alle due sigle sindacali un risarcimento di 63 mila euro per danni.
«La richiesta di risarcimento è un atto dovuto in quanto la Fondazione ha subito un grave danno economico e la proclamazione dello sciopero del 14 luglio è stata attuata in palese violazione delle procedure».

orchestra del teatro dell opera di roma


Come andrà a finire?
«Io spero ovviamente ancora che prevalga il senso di responsabilità e ragionevolezza e che non si debba arrivare all’estrema conclusione della liquidazione del teatro proprio adesso che si sta uscendo dal tunnel».

ALEMANNO SI FA UN SELFIE COL TRICOLORE