DISSIDENTI STRETTI – PER ORA SONO CINQUE I SENATORI M5S CONTRARI AL DECRETO SICUREZZA. DI MAIO MINACCIA: CHI VOTA CONTRO È FUORI – MA I NUMERI A PALAZZO MADAMA SONO BALLERINI E SE LE OPPOSIZIONI CHIEDONO IL VOTO SEGRETO I CONTRARI POTREBBERO AUMENTARE E SAREBBE NECESSARIA LA SPONDA DI FRATELLI D’ITALIA – NON È CHE DIETRO C'È LA MANINA DI FICO?

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1 – «SICUREZZA, NO ANCHE CON LA FIDUCIA»DISSIDENTI M5S A RISCHIO ESPULSIONE

Alessandro Trocino per il “Corriere della Sera”

 

CARTA IGIENICA SALVINI DI MAIO CARTA IGIENICA SALVINI DI MAIO

«Se devono espellermi che lo facciano subito. Non voglio stare in agonia troppo, anche perché continuano ad arrivarmi minacce di morte». La senatrice Elena Fattori aspetta di parlare con il capogruppo e le sue parole raccontano il clima nel Movimento 5 Stelle. La riunione congiunta che ieri sera doveva segnare lo show down è stata rinviata.

 

Perché non è stato trovato nessun accordo e i quattro dissidenti insistono nell' annunciare il loro voto contrario al decreto sicurezza. «Solo qualche voce dal coro, nulla di preoccupante», rassicura Gianluigi Paragone. Ma Luigi Di Maio è preoccupato e il perché lo spiega la stessa Fattori: «Le opposizioni potrebbero chiedere il voto segreto.E a quel punto non escludo che i voti contrari siano molto più di quattro».

 

elena fattori elena fattori

Anche perché il decreto, che arriverà in Aula lunedì, in Commissione non ha subito grandi modifiche: «Non abbiamo toccato gli articoli che secondo loro sono incostituzionali - conferma il leghista Nicola Molteni -. Abbiamo accettato solo piccole correzioni». È per questo che il governo potrebbe mettere la fiducia. Il che servirebbe a far passare il provvedimento ma aumenterebbe il mal di pancia del Movimento già a livelli di guardia.

 

Uscendo dalla buvette, qualcuno apostrofa la dissidente Paola Nugnes come «comunista». Lei replica pronta: «Comunista io? Sono loro i bolscevichi». Uscirà dai 5 Stelle? «Andarmene? Mai. Il Movimento c' est moi». Eppure l' aria che tira è quella delle espulsioni. La Fattori si prepara e nel frattempo è pronta a dare alle stampe un libro, intitolato Il Medioevo in Parlamento. Sui 5 Stelle? «Non solo. Racconterà quello che mi è successo in questi anni».

paola nugnes paola nugnes

 

Molte volte è stata messa sotto accusa: «Sono abituata, già con i no vax e gli animalisti.

Ma fascisti e razzisti sono un' altra cosa». Come finirà? «Questo governo durerà cinque anni, appoggiandosi ai transfughi di Forza Italia». Di Maio resisterà? «Voglio bene a Luigi, ma il problema è Salvini. Stiamo facendo il mercato delle vacche, il decreto dignità a noi, il decreto sicurezza a loro. Ma non si fa così, bisogna trovare punti d' incontro».

 

Gregorio De Falco spiega che il decreto è «migliorato». Poi, sardonico, aggiunge: «Ma non abbastanza». Matteo Mantero il decreto non lo voterà: «Neanche se metteranno la fiducia». Del resto è un senatore molto anomalo nel panorama dei 5 Stelle: sta per pubblicare un romanzo distopico (Falene), ha scritto la sceneggiatura di un corto, è contrario al condono fiscale e combatte per i diritti civili, dalla cannabis legale all' eutanasia, sulla quale ieri ha presentato una proposta di legge.

elena fattori elena fattori

 

Espulsione in vista? «Quando finisce la legislatura voglio aprire una libreria», spiega serafico. Oggi alle 15 ci sarà l' assemblea. I vertici lavorano ancora a una mediazione. Anche la Nugnes conferma: «Stiamo cercando una sintesi». Ma la sensazione è che qualcosa si sia rotto e che il Movimento sia finito in un angolo, dal quale non sarà facile risollevarsi senza perdere pezzi. La Fattori non è preoccupata: «Faccio yoga. Budda mi ha insegnato che si può separare la mente dal corpo. C' è l' impermanenza, tra qualche anno non ci saremo più, viviamo con serenità».

 

2 – TRATTATIVA PER EVITARE LO STRAPPO L' ULTIMA ARMA: CHI SI SFILA È FUORI

Simone Canettieri per “il Messaggero”

 

gregorio de falco gregorio de falco

«La verità è che Luigi ha troppi dossier aperti e non ce la fa a seguirli tutti». Quando ormai è notte e l' assemblea congiunta del M5S è stata sconvocata, dal cerchio magico di Di Maio provano a mettere in fila i problemi con estrema sincerità: c' è la fronda sul dl-sicurezza, certo, ma poi incombe la manovra, la Tap che andrà avanti nonostante i proclami della campagna elettorale, la guerriglia sulla Tav e le nomine Rai da far quadrare. Ogni giorno ne esce una nuova. Dire che il capo politico sia in difficoltà è riduttivo.

 

La prova del fuoco è sul dl sicurezza: ci sono cinque senatori grillini contrari, seppur con diverse sfumature (Paola Nugnes, Matteo Mantero, Gregorio De Falco, Elena Fattori e Virginia La Mura). Massimiliano Romeo, capogruppo del Senato, li chiama con un pizzico di ironia «pecorelle smarrite» e spera che prima o poi rientrino dunque all' ovile. Ma non è così semplice.

 

STEFANO PATUANELLI M5S STEFANO PATUANELLI M5S

Stefano Patuanelli, capogruppo M5S al Senato, dice l' ovvio ma che suona come un ultimatum: «Se ci sarà la fiducia e qualcuno voterà no - dice a Il Messaggero - si metterà automaticamente fuori dal Movimento: significa che non crede in questo governo, dura lex sed lex. Le nostre regole parlano chiaro, ma è anche una questione di logica».

 

I numeri sono ballerini a Palazzo Madama e con 5 voti in meno la maggioranza correrebbe sul filo di lana: uno scarto di due in più a cui aggiungere i quattro del gruppo misto.

In caso di defezioni scatterebbe l' allarme e la richiesta di sponda Fratelli d' Italia. «Ne prenderemmo atto - continua Patuanelli - anche se FdI non fa parte di questo governo e non avrebbe nulla in cambio, questo voglio che sia chiaro».

roberto fico roberto fico

 

Ecco, perché seppur in maniera sotterranea si cerca un' estrema mediazione con i senatori ribelli. Ma è complicata. Anche Roberto Fico è in campo, seppur con discrezione, in quanto «uomo del dialogo». Alcuni parlamentari sono riconducibili a lui, altri pare di no.

 

LA MOSSA

Se Salvini deciderà di non porre la fiducia sarà già un passo in avanti e un aiuto soprattutto a Di Maio. Non a caso tutti aspettano il rientro del titolare del Viminale dal Qatar. Le voci dei ribelli sono frastagliate. Qualche esempio. «Il decreto sicurezza non lo voterò. Anche se ci fosse la fiducia», avverte il senatore Matteo Mantero. È un muro contro muro che sembra tuttavia incrinarsi con il passare delle ore.

DI MAIO BY MANNELLI DI MAIO BY MANNELLI

 

Il tempo lascia spazio infatti per un possibile accordo: ieri la commissione che stava esaminando il testo si è dovuta fermare per attendere l' ok della Bilancio sulla copertura delle misure previste ed anche l' esame in Aula arriverà solo ad inizio della prossima settimana. Sarà questo il termine ultimo. «Voglio votare contro questo provvedimento, partito male, ma nel caso di un' eventuale fiducia mi riservo di valutare il da farsi» precisa la senatrice ribelle dei 5S, Paola Nugnes che a fine giornata sembra ancora più possibilista: «I voti in Aula ci sono tutti», dice ricordando che «lo studio del provvedimento non è ancora finito» e che quando lo sarà farà con i suoi colleghi una valutazione. «Lavoriamo - assicura - per trovare una sintesi». In privato si sfoga però così: «Noi non siamo il Pd di Renzi». Anche il senatore Gregorio De Falco sembra aver seppellito l' ascia di guerra: «Abbiamo registrato qualche miglioria anche importante, però il punto di approdo è ancora lontano, ma il lavoro prosegue».

 

LUIGI DI MAIO TAP GUN LUIGI DI MAIO TAP GUN

Si tratta dunque sui permessi umanitari e sugli Sprar: sono questi i punti qualificanti richiesti dai pentastellati. Concessioni però che Matteo Salvini non può e non vuole permettersi di mettere sul tavolo. Ne va dell' impianto del decreto. «Non voglio una roba annacquata», dice ai suoi il leader del Carroccio. E dunque si tratta più che altro appunto sulla fiducia.

 

Un' eventualità che a questo punto tutti vogliono scongiurare, per evitare appunto soluzioni drastiche e dirompenti che andrebbero a impattare sulla leadership proprio di Di Maio.

C' è tempo fino a lunedì. Poi scatterà l' ordalia.

 

 

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