PRIMA DI ANDARE A SBATTERE, DITE A GIORGIA DI STUDIARE ‘STA LEZIONE DI REAL POLITIK DI GIULIANO AMATO: “DENTRO IL SUO PARTITO RESISTONO ANCORA ROBUSTI RESIDUI DELLA CULTURA FASCISTA - TOGLIERE IL CONTROLLO DELLA CORTE DEI CONTI E' UN ERRORE - NO AL PRESIDENZIALISMO - UN RUOLO DI PRIMO PIANO NELL’UE NON LO ESERCITI STANDO CON ORBÁN. SAREBBE SUICIDA - CON UN DEBITO PUBBLICO ALTISSIMO E UN’ECONOMIA A RISCHIO ANCHE A CAUSA DEI RITARDI DEL PNRR, IN CHE CONDIZIONI SI TROVERÀ L’ITALIA TRA UN PAIO D’ANNI? - NOI ABBIAMO BISOGNO DELL’EUROPA. E L’EUROPA NUTRE DIFFIDENZA NEI NOSTRI CONFRONTI - CONVERRÀ ALLA MELONI SCHIERARSI CON ORBÁN O METTERE AL RIPARO LA NOSTRA ECONOMIA?"  

-

Condividi questo articolo


Estratto dell’articolo di Simonetta Fiori per “la Repubblica”

 

giuliano amato giuliano amato

La fragilità crescente della democrazia, in Italia e nel mondo. Il futuro dell’Europa, in bilico tra due diverse concezioni della sovranità. Il rapporto del governo con gli istituti di garanzia e le grandi manovre per la Corte Costituzionale: la destra oggi al governo darà prova di saggezza democratica? A conversazione con Giuliano Amato […]

 

«[…] Vedo tracce di una fragilità crescente della democrazia nel nostro paese, ma le vedo ancor di più negli Stati Uniti. Ora il disfacimento di alcuni fili importanti della nervatura democratica può portare a un indebolimento delle istituzioni, ma non vedo quel rischio autoritario denunciato da Stiglitz e Prodi […] la mia impressione è che ci sia un timore precostituito legato alle origini fasciste di buona parte di questa destra».

giorgia meloni viktor orban giorgia meloni viktor orban

 

Ma non è opportuno che Fratelli d’Italia faccia i conti con le sue radici nere, riconoscendo l’antifascismo?

«Sì, questo è un punto non negoziabile. È impensabile che governanti e cariche istituzionali che giurano fedeltà alla Costituzione non riconoscano l’antifascismo. Senza l’antifascismo non ci sarebbe la Costituzione.

 

Se non avessimo avuto la Resistenza e la classe dirigente che ne è figlia, saremmo stati considerati come la Germania: solo un Paese sconfitto, la cui Costituzione venne scritta non da un’Assemblea costituente eletta da tutti i cittadini, ma da un ristretto consesso sotto lo sguardo vigile dei Paesi occupanti. Un’umiliazione che a noi è stata risparmiata. […]».

 

MANFRED WEBER INCONTRA GIORGIA MELONI A PALAZZO CHIGI - 11 NOVEMBRE 2022 MANFRED WEBER INCONTRA GIORGIA MELONI A PALAZZO CHIGI - 11 NOVEMBRE 2022

Perché Giorgia Meloni fa fatica a riconoscerlo?

«Perché dentro il suo partito resistono ancora robusti residui della cultura fascista. Sono assolutamente convinto che se ne dovrebbe liberare al più presto. Altrimenti non può sperare di ricevere lo stesso trattamento di chi s’è liberato di pesanti eredità, in Italia e in Europa».

 

Lei si riferisce alla resistenza dei popolari tedeschi a fare accordi con chi non ha rotto con l’eredità fascista. Una delle condizioni poste dal capogruppo europeo Manfred Weber è la soppressione della fiamma neofascista di Almirante che continua a contrassegnare il simbolo di Fratelli d’Italia. Ma il partito non è convinto di questa amputazione.

CHARLES MICHEL GIORGIA MELONI VIKTOR ORBAN - CONSIGLIO EUROPEO 15 DICEMBRE 2022 CHARLES MICHEL GIORGIA MELONI VIKTOR ORBAN - CONSIGLIO EUROPEO 15 DICEMBRE 2022

«Chi non ha conosciuto la Germania non si rende conto di quanto serio e profondo sia stato l’esame di coscienza antinazista. […] questa destra deve fare i conti con il fascismo con lo stesso rigore con cui i cristianodemocratici li hanno fatti con il nazismo […]».

 

Il disegno della presidente Meloni, in vista delle elezioni del prossimo anno, è guidare in Europa uno schieramento che metta insieme popolari conservatori e destra sovranista. Che cosa accadrebbe se vincesse questa destra antieuropea?

«Non sarebbe un esito auspicabile. Ma io preferisco soffermarmi su un possibile percorso alternativo. La destra italiana è in mezzo a una contraddizione. Da un lato assistiamo a una deriva che è figlia della sua storia, precedente all’esperienza di governo: l’alleanza con Orbán ne è la prova più evidente.

 

MANFRED WEBER A PALAZZO CHIGI PER INCONTRARE GIORGIA MELONI MANFRED WEBER A PALAZZO CHIGI PER INCONTRARE GIORGIA MELONI

Dall’altro lato è in atto una controtendenza moderata che spinge la stessa destra ad avere un ruolo di primo piano nell’Unione europea. Ma un ruolo di primo piano non lo eserciti stando al fianco di Orbán. Sarebbe una politica suicida. Il premier che non vuole popoli di razza mista non vale la Francia o la Germania, suvvia».

 

Eppure al momento resiste l’accordo con Orbán.

«[…] sarebbe sbagliato non vedere anche l’altro percorso europeo, con le sue indiscutibili convenienze. Con un debito pubblico ancora altissimo e un’economia a rischio anche a causa dei ritardi del Pnrr, in che condizioni si troverà l’Italia tra un paio d’anni?

Noi abbiamo bisogno dell’Europa. E l’Europa nutre ancora diffidenza nei nostri confronti. Converrà alla Meloni schierarsi con Orbán o piuttosto mettere al riparo la nostra economia? Senza contare che con la scomparsa di Berlusconi dalla scena pubblica s’apre, per chi ne ha il coraggio in questa destra, la porta per il centro politico. […]».

VIKTOR ORBAN GIORGIA MELONI AL CONSIGLIO EUROPEO VIKTOR ORBAN GIORGIA MELONI AL CONSIGLIO EUROPEO

 

Una Meloni moderata e centrista sembra al momento più un auspicio che una realtà. Nelle ultime settimane si sono moltiplicati i gesti di insofferenza del governo verso gi istituti di garanzia, i poteri terzi e neutri. L’ultimo episodio riguarda la Corte dei Conti, privata per decreto del potere di controllo sul Pnrr.

«[…] Togliere completamente quel controllo della Corte dei Conti è un errore. Sarei stato più elegante: l’avrei ripristinato nel modo collaborativo in cui l’aveva pensato Brunetta, sopprimendo gli aspetti punitivi che spingono gli amministratori a non fare. E aggiungo: una modifica ordinamentale di questa natura non si fa con un emendamento a un decreto legge, questo è davvero criticabile. […]».

 

GLI OBIETTIVI DEL PNRR GLI OBIETTIVI DEL PNRR

Non la inquietano le critiche alla Banca d’Italia, l’aggressione all’Ufficio Bilancio di Palazzo Madama che mostra i limiti dell’autonomia differenziata, l’assalto all’informazione pubblica?

«Mi sembrano tutti segnali di una scarsa dimestichezza con il complesso delle istituzioni indipendenti. Un test della maturità di questa destra lo avremo con le nomine alla Corte Costituzionale. Tra questo e il prossimo anno, scadranno quattro giudici indicati dal Parlamento. Vedremo se le nuove nomine saranno tutte espressione della maggioranza politica, alla quale mancano solo 11 voti per i 3/5 necessari».

 

URSULA VON DER LEYEN GIORGIA MELONI VIKTOR ORBAN - CONSIGLIO EUROPEO 15 DICEMBRE 2022 URSULA VON DER LEYEN GIORGIA MELONI VIKTOR ORBAN - CONSIGLIO EUROPEO 15 DICEMBRE 2022

Un altro test sono le riforme costituzionali. Secondo il disegno di legge presidenzialista, proposto da Meloni prima di divenire premier, il presidente della Repubblica diventerebbe una figura iperpoliticizzata, non più garante di tutti.

«[…] In una società divisa come la nostra, molto più polarizzata rispetto a quella di quarant’anni fa quando io stesso ero sostenitore del presidenzialismo, una riforma del genere contribuirebbe a scavare le divisioni: il presidente eletto sarebbe espressione di una sola parte politica, riconosciuto dai suoi elettori e detestato dagli sconfitti. Una soluzione malvista dagli italiani, che amano una figura presidenziale super partes […]».

 

GIORGIA MELONI E LA CORTE DEI CONTI - VIGNETTA BY ROLLI GIORGIA MELONI E LA CORTE DEI CONTI - VIGNETTA BY ROLLI

È rimasto in piedi il premierato.

«Ma anche nel caso del premierato, mi pare stia prevalendo una linea più morbida. È stata scartata infatti l’elezione solitaria del premier: davanti a un primo ministro che ha la legittimazione popolare diretta, la figura del capo dello Stato perderebbe la sua autorevolezza.

 

Quindi si sta andando verso una strada già battuta in passato, ossia la possibilità per i cittadini di indicare nella scheda per il Parlamento il leader che si vuole come presidente del Consiglio, con in più la fiducia parlamentare solo a lui e non anche ai ministri.

 

Sarebbe una riforma costituzionale molto limitata, probabilmente condivisa da buona parte del centro-sinistra, e che non andrebbe così al referendum che – come sa bene la presidente Meloni – è sempre un rischio per il governo».

 

LE TAPPE DEL PIANO NAZIONALE DI RIPRESA E RESILIENZA LE TAPPE DEL PIANO NAZIONALE DI RIPRESA E RESILIENZA

In questo caso Meloni riuscirebbe a realizzare solo una piccola parte della sua riforma: non per sincera vocazione democratica, ma perché andrebbe incontro a una bocciatura degli elettori. E a proposito della sintonia con Orbán nella guerra contro gli omosessuali, arriverà presto in aula la legge già approvata in commissione che rende la maternità surrogata “reato universale”.

«Fui io a scrivere parole di fuoco contro la maternità surrogata nella sentenza della Corte Costituzionale. Lo ricordo perché non vorrei che l’attuale crociata della destra spinga il Pd a una sua difesa ad oltranza. La maternità surrogata “offende in modo intollerabile la dignità della donna e mina nel profondo le relazioni umane”, come sta scritto nella sentenza».

PNRR - I DATI DELLA CORTE DEI CONTI PNRR - I DATI DELLA CORTE DEI CONTI

 

Condivido. Ma il reato universale?

«Sono assolutamente contrario perché porta la propria giurisdizione al di là di ciò che le è consentito, esponendola a una contraddizione[…]».

 

[…]

 

Condividi questo articolo

ultimi Dagoreport

DAGOREPORT - SULLA SCENA POLITICA, FITTA DI SCAPPATI DI CASA, MANCAVANO SOLO LORO: FASCINA E GALLIANI - L’ANTICO “CONDOR” DEL CAVALIERE È DIVENTATO LO CHAPERON POLITICO DELLA “VEDOVA INCONSOLABILE”, CON IL CONTORNO DEI SECOLARI AMICI DELLA BUONANIMA DI SILVIO, CONFALONIERI E DELL’UTRI - IN OGNI USCITA PUBBLICA, I DUE SONO INSEPARABILI. DEL RESTO, SI CONOSCONO, E BENE. LA SCALATA DELLA “MARIA GODETTI” CALABRO-NAPOLETANA ALL’INTERNO DELL’INNER CIRCLE BERLUSCONIANO AVVENNE GRAZIE A GALLIANI, ALL’EPOCA BOSS DEL MILAN - ORA È CHIARO CHE A TAJANI HA SEMPRE FREGATO POCO DI COSA COMBINA IL DUPLEX FASCINA-GALLIANI. FINO ALLO SCORSA SETTIMANA ALLORCHÉ È ESPLOSA FORZA ITALIA AL COMUNE DI MILANO, DIETRO LA QUALE CI SAREBBERO LE UNGHIE DELLA FASCINA, CHE HA MANTENUTO UN OTTIMO RAPPORTO CON MARINA, VEDI IL DUELLO CONTINUO CON IL FRATELLO PIER SILVIO CHE VUOLE FAR SLOGGIARE LA “VEDOVA INCONSOLABILE” DALLA COSTOSISSIMA MAGIONE DI ARCORE - VIDEO

FLASH! - A TORINO, PER IL DOPO PALENZONA ALLA PRESIDENZA DI CRT, SI STANNO SONDANDO LE ISTITUZIONI SUL NOME DI MICHELE VIETTI, MAGISTRATO EX-CSM, OGGI DISOCCUPATO. UN NOME CHE È GRADITO AL SINDACO DI TORINO, STEFANO LORUSSO, CHE NON HA MAI SOPPORTATO LA PRESENZA E SOPRATTUTTO LA DISUBBIDIENZA DI PALENZONA - A DAR VOCE ALLA CANDIDATURA DI VIETTI C'È LA DI LUI CONSORTE, CATERINA BIMA, CHE RICOPRE IL RUOLO DI VICE PRESIDENTE DI CRT ED È STATA TRA GLI OPPOSITORI DELLA GESTIONE PALENZONA...

DAGOREPORT - CONTINUA L’IMBROGLIO-SCHLEIN: ELLY RINCULA SUL NOME NEL SIMBOLO DANDO LA COLPA A BONACCINI (SIC!) E SI RIMANGIA ''CAPOLISTA OVUNQUE": LO SARA' SOLO AL CENTRO E NELLE ISOLE - ALLA DIREZIONE NAZIONALE DEL PD DI IERI LA SVALVOLATA MULTIGENDER HA PERSO LA MAGGIORANZA DEL PARTITO. I VENTI DI RIVOLTA INVESTONO TUTTE LE VARIE ANIME DEL PD - ELLY SI È RIMBOCCATA LA LAPIDE QUANDO HA DETTO: O IL MIO NOME NEL SIMBOLO O MI METTETE CAPOLISTA IN TUTTE LE CIRCOSCRIZIONI. DI TALE PROPOSTA, LA ZARINA DEL PD NE AVEVA PARLATO SOLO CON BONACCINI. IL PRESIDENTE DEL PD HA ACCONSENTITO IN CAMBIO DELLA CANDIDATURA NEL SUD DEL RAS DELLE PREFERENZE, RAFFAELE “LELLO” TOPO, FIGLIO DELL’AUTISTA DI GAVA, CHE OVVIAMENTE FA PARTE DELLA SUA CORRENTE (AH! I CACICCHI…) - ALLA FINE VICINO A SCHLEIN RESTANO SOLO IN DUE, IL MULTI-TRASFORMISTA ZINGAR-ELLY E FRANCESCO BOCCIA, IL VERO ARTEFICE DEL SISTEMA PUGLIA, GARANTE DI DECARO ED EMILIANO - ANCHE SE ALLE EUROPEE IL PD GALLEGGERA' AL 20%, SINESTR-ELLY DOVRA' FARE LE VALIGIE...

DAGOREPORT: 100 SCALFARI MENO UNO - NON È SOLTANTO TELE-MELONI A CENSURARE GLI SCRITTORI: C'E' ANCHE IL GRUPPO GEDI – IL LIBRO SUL CENTENARIO DI SCALFARI CURATO DA SIMONE VIOLA, NIPOTE DI EUGENIO, IN EDICOLA INSIEME A ‘’REPUBBLICA’’, SQUADERNA CENTO INTERVENTI DI ALTRETTANTI TESTIMONIAL, TRANNE QUELLO INNOCUO E DEL TUTTO PERSONALE DI GIOVANNI VALENTINI, EX DIRETTORE DELL’ESPRESSO - LE SUE CRITICHE, MANIFESTATE SUL "FATTO QUOTIDIANO" SULL’OPERAZIONE “STAMPUBBLICA” E POI NEL SUO LIBRO SULLA PRESA DI POSSESSO DEL GIORNALE DA PARTE DI ELKANN, GLI VALGONO L’OSTRACISMO E LA DAMNATIO MEMORIAE – IL TESTO CENSURATO…