1. DA DONNA A DONNA, SILVIA TRUZZI ASFALTA LA DONNA IMMAGINE DEL GOVERNO DI RENZI
2. OK, BASTA DIBATTERE SUL LATO B BOMBARDATO DALLA CELLULITE E RIDOTTO A UNA BUCCIA D'ARANCIA. SIAMO D’ACCORDO, “NON GIUDICATEMI PER LE FORME, MA PER LE RIFORME”. MA UNA MANO DOVREBBE DARCELA ANCHE LEI. EVITANDO DI PARLARE DI DESIDERIO DI MATERNITÀ O DI VITA DI COPPIA E ALTRE SIMILI AMENITÀ. NOI, NEL SENSO DEI GIORNALI, POTREMMO CONTINUARE A CHIEDER CONTO ALLA BOSCHI DELLE SCELTE POLITICHE, ESCLUSIVAMENTE DI QUELLE
3. PER ESEMPIO LA MINISTRA BOSCHI POTREBBE PROVARE A SPIEGARCI QUALE MISTERIOSO DISEGNO STA DIETRO L’OBBROBRIO CHE PORTA IL SUO NOME E VUOL TRASFORMARE IL SENATO IN UN ALBERGO A ORE PER CONSIGLIERI REGIONALI, CHE ORMAI LE ELEZIONI QUI DA NOI SONO DIVENTATE UN LUSSO. COSÌ, SE PER DISTRAZIONE DOVESSIMO ANDARE AL VOTO, NEL SEGRETO DELL’URNA CORREREMMO PERFINO IL RISCHIO DI VALUTARE LE RIFORME E NON LA CELLULITE
Silvia Truzzi per “Il Fatto quotidiano”
‘’Maria Elena Boschi, bikini e lato B da urlo in spiaggia a Pietrasanta”. È solo uno dei mille titoli di articoli e photogallery che in queste settimane illustrano la vita balneare della compagine governativa. Rispuntano perfino ministri che da mesi erano nel congelatore, tipo la Guidi o la Pinotti o la Giannini (cosa combinino nei loro ministeri al massimo lo sappiamo da qualche tuìt o da qualche slide del premier onnipresente).
In compenso siamo aggiornatissimi sulle loro ferie. In particolare sappiamo tutto della ministra Boschi, dai tormenti sentimentali al bicchiere di latte sobrio e solitario prima di dormire. Dalle scarpe a quale modello di reggiseno del bikini preferisce. A fascia: la nazione può tirare un sospiro di sollievo.
L’anno scorso, ricorderete, abbiamo assistito a un avvincente tormentone sul photoshop. Qual è la vera Maria Elena? Quella sulla copertina di Chi, con le curve al posto giusto e nemmeno un’ombra di cellulite, o quella immortalata da Oggi con il lato B bombardato dalla buccia d’arancia? E ancora: preferite il bikini della first lady Agnese o quello della ministra? Le immagini “rubate” restituiscono – l’anno scorso come quest’anno, stessa spiaggia stesso mare – la rappresentazione dell’efficiente e sorridente donna immagine del governo degli ottimisti.
Gad Lerner si chiede su Twitter –dopo aver confessato di vergognarsi per aver dato una sbirciatina alle foto della ministra costumata –perché non la lasciano in pace. Il grasso in eccesso evidentemente è dentro le redazioni di quotidiani, settimanali e relativi siti internet. Ma non è solo colpa dei giornalisti, che certamente di responsabilità ne hanno tante. Tra le prime dichiarazioni della Boschi ci fu la memorabile “non giudicatemi per le forme, ma per le riforme”. Ed è esattamente quello che si prova a fare, non avendo alcun interesse per le supposte forme – generose o no – della titolare del dicastero.
Una mano dovrebbe darcela anche lei. Evitando di parlare di desiderio di maternità o di vita di coppia e altre simili amenità in cui regolarmente scivola. Così potrebbero fare anche altre colleghe, come il ministro Lorenzin che ci ha intrattenuto sulle fatiche della maternità gemellare. Non sfugge che si tratta di donne, nella maggior parte dei casi. A nessuno viene in mente di commentare il doppiomento del premier o di chiedergli conto dei suoi sentimenti paterni, per dire. Alle nostre politiche sta molto a cuore il tema della parità tanto da esigere di essere declinate al femminile come richiesto con missiva ai parlamentari dalla presidenta della Camera Boldrini.
Ma perché la forma sia anche sostanza sarà bene che s’impegnino un po’ di più. Alessandra Moretti, non paga della batosta alle amministrative, è tornata sulla questione stile qualche tempo: “La mia campagna elettorale è stata completamente sbagliata. Non mi hanno fatto quasi mai andare in televisione dicendo che ero sovraesposta, proprio mentre Zaia era su ogni canale. Mi sono dovuta vestire con un look castigato, da ferrotranviere”. Come se davvero la maggioranza dei cittadini, con tutti i guai che stiamo attraversando, possa scegliere Ladylike per la camicetta o la ceretta.
Noi, nel senso dei giornali, dal canto nostro potremmo continuare a chieder conto alla Boschi (e alle sue colleghe) delle scelte politiche, esclusivamente di quelle. Per esempio potrebbe provare a spiegarci quale misterioso disegno sta dietro l’obbrobrio che porta il suo nome e vuol trasformare il Senato in un albergo a ore per consiglieri regionali, che ormai le elezioni qui da noi sono diventate un lusso. Così, se per distrazione dovessimo andare al voto, nel segreto dell’urna correremmo perfino il rischio di valutare le riforme e non la cellulite.