IL DOSSIER CHE SPAVENTA TONINO – MEJO DI UN TELEFILM! SI PARLA DI ASSEGNI AL PARTITO E CANDIDATURE, LIMOUSINE, JET PRIVATI, MIGLIAIA DI DOLLARI - LA PRIMA VICENDA RISALE ALL’AUTUNNO DEL 2000 QUANDO DI PIETRO VOLA NEGLI USA CON LA CASSIERA DEL PARTITO SILVANA MURA – E QUESTI DOCUMENTI ORA SONO SUL TAVOLO DEL COPASIR PRESIEDUTO DAL MAGO DALEMIX…

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Gianluigi Nuzzi per "Libero"

dipietro contradadipietro contrada

Più che un dossier è un insieme di storie che chiedono di essere spiegate quello che sta emergendo su Antonio Di Pietro. Storie svelate tramite fotografie, assegni e documenti, carte che avevano provocato il gioco di anticipo del leader dell'Idv quando due settimane fa aveva svelato la circolazione di foto di una cena del 15 dicembre del 1992 alla quale partecipò con l'ex numero tre del Sisde Bruno Contrada, pochi giorni prima dell'ar - resto per concorso in associazione mafiosa.

Di Pietro Jet Privato da LiberoDi Pietro Jet Privato da Libero

In realtà queste storie non hanno un'origine misteriosa ma emergono dal libro "attentato allo stato" firmato per Koiné Edizioni da Mario Di Domenico, avvocato romano, appassionato di codici antichi e per anni fedelissima ombra proprio del leader dell'Idv. Tanto da scrivere lo statuto quando il partito era ancora in fase progettuale. Tra i due il legame fiduciario pareva indissolubile sino aquando, qualcheanno fa, è arrivata una rumorosa rottura.

Di Pietro e Contrada Vignetta Scoop di Giannelli per il CorriereDi Pietro e Contrada Vignetta Scoop di Giannelli per il Corriere

Da allora l'amore si è trasformato in odio. Di Domenico ha puntellato la vita politica dell'ex pm di denunce di ogni tipo a iniziare dalla gestione dei finanziamenti elettorali. «Ho già presentato diffida - replica Di Pietro a "Libero" - alla casa editrice a non pubblicare un libro su fatti già chiariti in sede processuale. Ho fatto il conto: ho vinto tutte e venti le cause con Di Domenico, pignorandogli anche la casa. Al nostro avvocato deve 60mila euro ».

"Libero" ha visionato in esclusiva parte del materiale che ha costituito la base del libro. Soprattutto quella finita nelle ultime ore sul tavolo del Copasir, l'organo parlamentare di controllo sui servizi segreti e alle procure di Brescia e Palermo dopo l'esposto presentato dal professionista. Limousine, jet executive privati, decine di migliaia di dollari. La prima vicenda risale all'autunno del 2000 quando Antonio Di Pietro vola negli Stati Uniti con la cassiera del partito Silvana Mura.

di pietro e Silvana Mura Da Liberodi pietro e Silvana Mura Da Libero

Prova a rafforzare l'Italia dei Valori e cerca fondi almeno stando a un assegno della Chase Manhattan Bank che l'Idv ottiene dall'imprenditore Gino A.G. Bianchini. Ma di chi si tratta? Deve essere un personaggio poco chiaro se proprio un omonimo Gino A. G.. Bianchini alla fine degli anni '80 venne coinvolto in processi per truffa e bancarotta in Virginia.

La corte del distretto della Columbia: "Valutando il ricorso di alcuni clienti per un assegno sparito da un milione di dollari, Gino A. G. Bianchini, presidente di Enercons, venne accusato di aver fatto fare all'assegno una serie di giri a vuoto per bypassare le norme sulla sicurezza monetaria". Ancora. Lo stesso Bianchini, definito truffatore, viene accusato di aver organizzato un sistema fraudolento di finte esportazione per sottrarre circa 16 milioni di dollari a banche italiane e straniere col fine di fallire e tenersi i finanziamenti.

di pietro e Silvana Mura limousine Da Liberodi pietro e Silvana Mura limousine Da Libero

Appello venne fatto da Banca Emiliana, banca di Sondrio, Banca Agricola Mantovana, ma Bianchini si salvò perchè aveva usato un'altra società come scudo: la Montepelmo intestata a tale Davide Farinacci. E che ci fa Di Pietro con lui su un jet privato in giro per gli Usa?«Cercavamo candidati negli Usa. L'aereo fu presoanoleggio», spiega il leader dell'Idv che non si sottrae alle domande .

Torniamo all'assegno. Quello che conta è che tre mesi prima delle elezioni, il 22 marzo 2001, Bianchini stacca un assegno da 50mila dollari di sovvenzione per l'Italia dei Valori, datandolo proprio 13 maggio 2001, ovvero il giorno delle elezioni. Perchè un contributo post-datato? Mistero. Sta di fatto che 24 ore dopo la giornata elettorale, quando arrivano i primi dati, Bianchini scrive una lettera assai ambigua nella quale si rivolge anche a Di Pietro.

Chase Manhattan BankChase Manhattan Bank

Missiva che farebbe intravedere accordi economici o intenzioni poco chiare: "Rimango ovviamente con Di Pietro - si legge nel documento -ma debborientrare a curare le mie cose in Toscana e poiin Usa.È ormaipenosamente chiaro che non sono stato eletto quindi strappa il mio assegno che annullo". E qui la frase più interessante: "Nel caso di un miracolo, ve lo sostituisco con altro ben maggiore..(...), un abbraccio a Antonio...".

Al Copasir, Di Domenico afferma che Bianchini gli venne «segnalato da Di Pietro in quanto proveniente da ambienti politici vaticano-americani, ma che io ravvedendo in quella forma di finanziamento piuttosto un acquisto di cariche politiche e quindi una certa pericolosità mi sono rifiutato di portare all'incas - so». Di Domenico allude a una compravendita di posti da parlamentari e a rapporti poco chiari. Di Pietro risponde: «Non ho mai visto quell'assegno, anzi vorrei capire a che titolo Di Domenico lo aveva in mano e perché non lo ha distrutto come gli chiedeva Bianchini».

Una storia complicata che non aiuta a far chiarezza. Come la vicenda della cena con Contrada. Come un altro assegno per 50 milioni, questa volta di lire, che Di Domenico sostiene di aver dato a Di Pietro e provenienti nientemeno che dal Vaticano a seguito di istanze che insieme avrebbero portato avanti entro le mura leonine per trovare fondi. «Siamo al telefilm», è la replica di Di Pietro che smentisce qualsiasi richiesta di denaro presso vescovi e cardinali.

Nel libro si fa riferimento a un arbitrato nel quale lo stesso leader dell'Idv venne scelto daun gruppodi albergatori romani finiti a carte legali con la Santa Sede per la convezione sui pellegrini del Giubileo, rimasta disattesa. «Di Domenico diede 50 milioni, è vero ma si trattava di soldi suoi. Il resto è solo fantasia». Insomma, una storia intricata che sarà la magistratura a chiarire. Almeno, si spera.

 

 

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