DOUBLE PAKISTAN! - I RAPPORTI TRA GLI USA E L’AMBIGUO ALLEATO SONO IN CRISI MA L’AMERICA FA FINTA DI NON VEDERE - ISLAMABAD DIETRO UN’IMBOSCATA DEL 2007 IN CUI MORÌ UN MAGGIORE SATUNITENSE. FERITI 3 UFFICIALI - I PAKISTANI APRIRONO IL FUOCO A TRADIMENTO AL TERMINE DI UN MEETING - WASHINGTON NON HA MAI VOLUTO FARE CHIAREZZA DAVVERO: MEGLIO UN PAKISTAN AMICO INAFFIDABILE CHE NEMICO…


Dagoreport da "The New York Times" - http://nyti.ms/qrxRxX 

Nuove rivelazioni gettano luce sugli ambigui rapporti tenuti dal Pakistan con gli Stati Uniti. Il "New York Times" di oggi racconta il retroscena di un'imboscata avvenuta a Teri Mangal, sul confine afgano, il 14 maggio del 2007. Un maggiore americano morì e tre ufficiali rimasero feriti. Dietro quell'attacco c'era proprio l'inaffidabile alleato.

Teri Mangal

Si trattò di una vera e propria trappola, scattata al termine di un incontro tra l'esercito Usa e alcuni ufficiali afgani, con degli ufficiali pakistani. Gli ufficiali pakistani erano ospiti. Il meeting si tenne all'interno di un edificio scolastico a ridosso del confine. L'imboscata era stata organizzata accuratamente. I pakistani aprirono il fuoco sugli americani non appena terminata la riunione. I soldati Usa risposero al fuoco, prima di riuscire a fuggire in elicottero.

l'ammiraglio Mullen

Un episodio tenuto nascosto da Washington, che per oltre un decennio pare aver voluto sminuire o ignorare il fatto che il Pakistan pensasse solo ai propri interessi o che, in alcuni casi, si comportasse persino come un nemico. Pare che l'attacco sia stato una vendetta per la morte, per mano americana, di afgani o pakistani. La ricostruzione dei fatti, acquista nuova rilevanza alla luce della crisi nelle relazioni tra i due Paesi, spesso mantenute per l'importanza strategica rappresentata dallo stato al confine con l'Afghanistan.

Una cosa è certa: l'America è da molto tempo consapevole dell'ambiguità del Pakistan, ma entrambe le parti hanno spesso preferito evitare di chiarire fino a fondo simili episodi per salvare i rapporti. Ad oggi, né il governo Usa né Islamabad ha davvero chiarito cosa avvenne, nella speranza di limitare il danno alle relazioni. Gli atti di entrambe le inchieste restano inaccessibili.

Il Maggiore Bauguess ucciso nell'imboscata

La settimana scorsa, il capo dello Stato Maggiore Usa, l'ammiraglio Mike Mullen, ha accusato i servizi segreti pakistani di essere coinvolti nell'attacco avvenuto all'ambasciata statunitense a Kabul il 13 settembre scorso: "Crediamo che la rete di Haqqani (un gruppo di terroristi legato ad al-Qaeda e con base in Pakistan, ndr), che da tempo gode del sostegno e della protezione del governo pakistano ed è, per molti versi, un braccio strategico dei servizi segreti pakistani, sia responsabile per l'attentato del 13 settembre contro l'ambasciata americana a Kabul", ha dichiarato Mullen. In quell'attacco, durato oltre 20 ore, sono morte oltre 25 persone. Un atto d'accusa che ha provocato l'immediata reazione di Islamabad, con Il ministro degli Esteri Hina Rabbani Khar che ha minacciato di rompere l'allenza.

Al tempo dell'imboscata del 2007 esistevano già molte analisi sugli interessi del Pakistan di destabilizzare la regione al confine. Tuttavia non è chiaro perché venne scelta Teri Mangal per l'imboscata, né a quali livelli fu presa la decisione. Tutte le persone in qualche modo coinvolte in quanto avvenne il 14 maggio del 2007 e contattate dal "New York Times" si sono rifiutate di parlare. Il meeting si tenne dopo vari episodi di tensione e scontri armati lungo il confine storicamente conteso tra Pakistan e Afghanistan. Stando a quanto riferito sia dagli afgani sia dai pakistani l'incontro andò bene: non fu facile ma le parti raggiunsero un accordo.

Poi, a quanto pare, i pakistani se ne andarono di fretta, senza nemmeno salutare e all'improvviso, proprio mentre gli ufficiali Usa e quelli di Kabul stavano lasciando la scuola, un soldato pakistano ha aperto il fuoco dando il via all'imboscata. Non è escluso che ci fosse anche qualche membro dell'intelligence di Islamabad. La Nato chiese al Pakistan di aprire un'indagine solo due giorni più tardi.