I DUE FORNI DI PALAZZO CHIGI – CHI TROPPO VUOLE, NULLA STRINGE E RENZI SPEGNE IL DIALOGO CON GRILLO E TIENE ACCESO SOLO QUELLO CON BERLUSCONI – IL PARTITO MEDIASET TIFA COMPATTO PER IL PREMIER


Fabio Martini per ‘La Stampa

 

Matteo Renzi

Ha deciso di tagliare i ponti con Beppe Grillo di punto in bianco. Come fa spesso. Ieri mattina Matteo Renzi - compulsati i social network e lette le ultime dichiarazioni dei grillini - ha improvvisamente chiesto ai suoi di azzerare l’incontro con la delegazione del Cinque Stelle previsto nel pomeriggio.

 

E lo ha fatto perché a metà mattinata il presidente del Consiglio ha fiutato uno scenario pericoloso: a forza di tenere accesi contemporaneamente due “forni”, quello di Berlusconi e quello di Grillo, ha temuto di perderli entrambi. In definitiva Renzi ha deciso di aspettare Forza Italia, per capire cosa succede nel “forno” dentro il quale ha già impastato un po’ di pane: quello di Silvio Berlusconi. In queste ore impegnato in una faticosa rimonta dentro Forza Italia, un recupero di consensi che non sarebbe stato certo facilitato da un’apertura del Pd a Grillo.
 

GRILLO

E d’altra parte Matteo Renzi lo sa: l’ultima volta che il Cavaliere si è presentato a palazzo Chigi, cinque giorni fa, i suoi interlocutori lo hanno visto stanco e pur tuttavia consapevole delle divisioni dentro Forza Italia e intenzionato a tenere botta. Il presidente del Consiglio ha deciso di investire ancora su Berlusconi, anche perché sa quel che sta accadendo dentro quel mondo: il Cavaliere e Mediaset fanno il tifo per Renzi nella speranza che il premier - risollevando l’Italia - possa contribuire a rilanciare l’azienda; una mission che collide con la speranza dei frondisti di Forza Italia, che, puntando sul rilancio del partito, contrastano in tutti i modi l’appiattimento su Renzi.
 

SILVIO BERLUSCONI ALL INTERVISTA CANTATA A UN GIORNO DA PECORA

Ma per tutta la giornata di ieri, pur di restare ancorato a Berlusconi, il premier ha dovuto pagare un prezzo: il Pd si è dovuto intestare la responsabilità della rottura con i Cinque Stelle, pretendendo un documento scritto da Grillo, da quel momento dando il via ad un ping-pong di dichiarazioni in politichese, schermaglie bizantine, una «rincorsa» via Twitter dello stesso Renzi al comico genovese.

 

Con una beffa finale: in serata, proprio come richiesto dal Pd, i Cinque Stelle pubblicavano per iscritto la propria proposte di riforma elettorale. Con una clamorosa novità: i Cinque Stelle sono per un doppio turno di lista, una soluzione assai appetibile per il Pd e per Renzi. Una proposta, evidentemente annusata a palazzo Chigi e che finiva per spiegare la melina fatta dal capo del governo per tutto il giorno.
 

DEBORA SERRACCHIANI - copyright Pizzi

Una schermaglia che aveva preso il via a metà mattinata attraverso una dichiarazione del presidente dei deputati Roberto Speranza che chiedeva ai grillini «formali risposte». Pretesto o diffidenza? Dalle dichiarazioni dei due super-renziani, Lorenzo Guerini («Giusto non fidarci») e Debora Serracchiani («Fidarsi diventa sempre più difficile»), si deduceva facilmente quale fosse il mood del presidente del Consiglio.

 

Renzi non si fida di Grillo, anche perché ha capito quanto maliziosi siano diventati i grillini, con quella nuova proposta di riforma elettorale (doppio turno di lista) che non può non piacere al Pd. Proposta vera o soltanto tattica? Certamente risultava originale la richiesta del Pd di un documento scritto. Pippo Civati, capofila di una delle due minoranze del Pd, lo faceva notare con ironia: «Fatemi capire, i grillini devono scrivere (altrimenti niente), mentre a Berlusconi si concede la tradizione orale? Ma che regola è?».

 

Morale della storia: nel primo pomeriggio Renzi, coniando due tweet, era costretto a «rincorrere» Grillo, che però in serata completava il suo contropiede con la decisione di rispondere per iscritto ai 10 quesiti posti dal Pd. Un documento fatto per togliere alibi a Renzi. Che infatti in serata faceva sapere di essere soddisfatto per le aperture grillini che, temendo l’irrilevanza, finalmente «scendono dal tetto» ed «entrano nel merito».

MARIA ELENA BOSCHI E I BAMBINI DEL CONGO FOTO LAPRESSE

 

Ma ecco il punto: per palazzo Chigi «i numeri per la riforma del Senato ci sono», portiamo a casa il risultato e di riforma elettorale si potrà parlare successivamente. Dunque, Renzi conferma il patto con Berlusconi e fa capire: se facciamo con Forza Italia una riforma costituzionale ed epocale come quella del Senato, sarà molto difficile cambiare cavallo per la legge elettorale.