Luciano Capone per "Libero Quotidiano"
Anche se manca l’ufficialità, sono filtrati i nomi della squadra di consiglieri economici di Matteo Renzi. Si tratta del deputato pd Yoram Gutgeld, di Marco Fortis, docente della Cattolica, Guido Tabellini, ex rettore della Bocconi, Tommaso Nannicini, anche lui della Bocconi, Roberto Perotti, sempre bocconiano e Veronica De Romanis, studiosa di questioni tedesche e grande estimatrice di Angela Merkel.
La linea di politica economica di Renzi è sempre stata ondivaga, soprattutto nei confronti dei vincoli europei: a volte ha dichiarato che si può sforare il «vincolo anacronistico» del 3% e che bisogna finirla con le politiche di austerità, altre volte che la Merkel è un modello e che l’Italia deve fare le riforme prima di chiedere agevolazioni all’Europa. Quale tra queste posizioni sia quella prevalente lo si può capire dalle idee dei consulenti scelti. Si tratta di economisti che nella quasi totalità sostengono che bisogna restare nei binari delle regole concordate con l’Europa e fare i «compiti a casa».
Una delle posizioni più coerentemente pro-austerity all’interno della squadra è quella di Roberto Perotti che, dopo Enrico Bondi, Piero Giarda, Francesco Giavazzi e Carlo Cottarelli, si occuperà di spending review. Se altri paladini dell’austerity e del consolidamento fiscale come Alesina, Giavazzi e Tabellini hanno proposto di tagliare le tasse in deficit per uscire dalla stagnazione, per Perotti, se pure la Germania accettasse una simile proposta, si tratterebbe di una scelta dannosa per paesi poco credibili come l’Italia che non hanno avviato un piano concreto di taglio della spesa pubblica.
Sulla stessa linea pro-austerity c’è Veronica De Romanis, che tra le altre cose è moglie di Lorenzo Bini Smaghi, ex membro della Bce. Le sue idee la De Romanis le ha messe nere su bianco su due libri editi da Marsilio: «Il metodo Merkel» e «Il caso Germania», sottotitolo «Così la Merkel salva l’Europa». Nel primo libro si racconta la rapida ascesa della prima cancelliera tedesca e vengono descritte le sue qualità politiche fatte di pragmatismo, rigore e sobrietà: «Il metodo Merkel piace ai tedeschi, come pure a quegli europei che hanno riconosciuto in lei doti da leader e capacità di governo».
Ma oltre al metodo c’è la sostanza, e così la De Romanis nel suo secondo libro giustifica e celebra la politica europea della Merkel, cercando di ribaltare l’immagine diffusa nei paesi periferici della Panzer Kanzlerin che domina sul continente europeo: «La solidarietà dei tedeschi non è venuta meno. Anche perché, con la solidarietà, in Germania non si scherza». La cancelliera insomma non ha cercato di fare gli interessi della Germania, ma quelli dell’Europa. E quando non è sembrato così è perché la Merkel ha dovuto dissimulare le sue reali intenzioni di fronte all’opposizione «rigorista» tedesca: «Un insieme variegato ed eterogeneo che comprende personalità del mondo politico, culturale e persino i vertici della Bce. Una fronda che può avvalersi della potentissima arma di un’informazione populistica che parla alla “pancia” dei cittadini».
La Merkel non è quindi un nemico né colei che sta portando alla disgregazione dell’Europa, come molti la descrivono, ma la statista che «ha contribuito a far progredire la costruzione dell’Europa. Facendo attenzione a mettere tutti i paesi, quelli piccoli e quelli grandi, sullo stesso piano».