ELEZIONE O RIBALTONE? SILVIO (PER ORA) TIENE A BADA I FALCHI


Ugo Magri per La Stampa

Alle volte i numeri si commentano da sé. Su sedici città capoluogo, 5 se li è già presi il Pd senza attendere i ballottaggi. Negli altri 11 comuni, mai che il candidato Pdl si sia piazzato al primo posto: sempre medaglia d'argento, e in un caso (ad Avellino) quella di bronzo. Possibile che i cavalli in corsa fossero tutti quanti ronzini? E come mai, del fiume di elettori in fuga da Grillo, il centrodestra non è riuscito a intercettarne uno?

BERLUSCONI AL SENATO CON GLI OCCHIALI

Inutile dire che i cosiddetti «falchi» berlusconiani, in compagnia delle «amazzoni», hanno colto la palla al balzo per ripartire all'attacco del governo. Una riunione dei parlamentari, convocata per discutere di riforme, s'è ben presto trasformata in un linciaggio delle larghe intese.

verdini

Tanto che Alfano, nella sua tripla veste di segretario, di ministro dell'Interno e di vice-premier, ha dovuto precipitarsi a sedare il tumulto con l'aiuto dei «pompieri» Schifani e di Cicchitto. Sulle barricate Verdini, leader dei rivoltosi, insieme con Fitto, Capezzone, la Santanché, Brunetta e due new-entry «celoduriste»: Minzolini, brillante guastatore che col suo discorso ha dato il là, e l'ex-governatrice del Lazio Polverini,

L’arrivo a Montecitorio di Daniela Santanchè

Nessuno in verità ha mai detto: «Rovesciamo il tavolo». Però il coro è stato: «Il governo Letta rischia di essere la nostra palude. O ci facciamo valere sulla legge elettorale, sull'Imu e sul resto, oppure perderemo ogni credibilità di fronte ai nostri elettori». Capezzone (ma non solo lui) si è spinto a prospettare in quel caso risposte nette e determinate, sul presupposto che tornare alle urne sia anzitutto possibile; e poi, nel caso accadesse, politicamente un affare. Tanto sulla prima ipotesi, quanto sulla seconda, il Cavaliere nutre seri dubbi.

Al momento lui si trova in Sardegna, dove conta di trattenersi fino a domenica. Per cui non c'è stato il solito andirivieni di ospiti a Palazzo Grazioli, con l'inevitabile coda di indiscrezioni. I pochi con cui Berlusconi si è sentito ieri, lo raccontano senz'altro dispiaciuto e deluso per il flop elettorale, e tuttavia più dedito alle proprie vicende giudiziarie, o interessato agli sviluppi del «caso Allegri». Di sicuro, diversamente dai suoi pasdaran, Silvio non ha la benché minima intenzione di staccare la spina al governo. «Il presidente Berlusconi non cambia linea», fa testo il portavoce Bonaiuti.

MATTEO RENZI jpeg

Anzitutto l'uomo non è affatto certo che, se cadesse Letta per mano del Pdl, torneremmo di corsa alle urne. Al Cavaliere sembra più probabile una transumanza di senatori grillini (o della Lega) che la sinistra accoglierebbe a braccia aperte pur di mandare avanti la legislatura. Non sarebbe la prima volta che accade: il governo D'Alema, nel '98, nacque così. E la storia in Italia tende a ripetersi... Ma perfino nel caso in cui si arrivasse davvero a votare, all'occhio esperto di Berlusconi certi segnali non promettono nulla di buono. Anzitutto la Lega: peggio di così, non potrebbe andare. Altre tempeste sul Carroccio sono in arrivo dal fronte giudiziario.

Roberto Maroni

Senza una «spalla» solida al Nord, la sfida col Pd sarebbe persa in partenza, specie se a condurre l'esercito avversario fosse un tal Matteo Renzi. E comunque, l'agitazione perpetua non paga elettoralmente. Dalle parti di Arcore c'è chi maledice il giorno in cui il Capo si fece trascinare a Brescia per lo show contro le toghe: da quelle parti la gente moderata non ama i toni forti, gli scontri e le botte. Se al primo turno il candidato sindaco è andato così così, molto dipende da quella piazzata. Studiando i sondaggi di Euromedia Research, Berlusconi una cosa ha ben compreso: ogni minaccia di crisi, sull'Imu o sulla giustizia, gli fa perdere consensi anziché guadagnarne.

Ragion per cui al momento prevale la linea dettata da Alfano: «Si va avanti nella realizzazione, attraverso l'opera del governo, dei nostri 8 punti programmatici». Poi, certo, c'è la variabile giudiziaria, la sentenza Ruby e tutto il resto. Ma una fonte berlusconiana molto addentro nella vicenda, alza le spalle scettica: «Buttare tutto all'aria in caso di condanna? E dove starebbe, scusi, il suo vantaggio?».