ERDOGAN MORDE LA MERKEL – IL “SULTANO” SARÀ IN VISITA IN GERMANIA A SETTEMBRE, ACCOLTO IN POMPA MAGNA, TRA LE PROTESTE DI GIORNALISTI E OPPOSIZIONE – MA IL PROTOCOLLO VALE ANCHE PER I DITTATORI – LA VOCE DELLA SAGGEZZA DELL’EURODEPUTATO BROCK: “SE PARLASSIMO SOLO CON I DEMOCRATICI, SAREMMO PRESTO IN SCARSA COMPAGNIA SULLA SCENA INTERNAZIONALE” – TENSIONE PER IL CASO OZIL...

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Paolo Valentino per il “Corriere della Sera”

 

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Apre un dibattito lacerante in Germania, la visita di Stato di Recep Tayyip Erdogan, confermata lunedì da un portavoce del governo tedesco e prevista in settembre in una data da stabilire.

 

Controverso non è tanto il viaggio in sé, quanto le forme e i modi dell' accoglienza che verranno riservate al leader turco, il quale rivendica l' intero protocollo previsto in queste occasioni, compresi gli onori militari, la cena di gala offerta dal presidente della Repubblica Frank-Walter Steinmeier, l' omaggio al milite ignoto, la conferenza stampa insieme alla cancelliera Merkel. Protesta l' ex leader dei Verdi, Cem Ozdemir, figlio di immigrati turchi, secondo il quale «Erdogan non è il normale presidente di una democrazia» e non dev' essere ricevuto in pompa magna.

 

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Insorge l' Associazione dei giornalisti tedeschi, che definisce «impensabile» che Erdogan «riceva onori militari e si lasci fotografare sorridente insieme ai vertici dello Stato tedesco, mentre decine di giornalisti innocenti sono detenuti nelle prigioni turche».

 

Ma il ministro degli Esteri, Heiko Maas, definisce la Turchia «partner stretto e importante» e difende la scelta del governo, dicendosi convinto che occorra «comportarsi in modo conseguente con chi è stato eletto alla guida di uno Stato».

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Sul piano della sostanza, aggiunge Maas, «bisogna parlare soprattutto con quelli con i quali ci sono molte questioni aperte». Detto altrimenti, «gli onori del protocollo diplomatico non impediranno di affrontare i temi difficili».

 

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Anche Elmar Brock, il deputato della Cdu che guida la Commissione esteri dell' Europarlamento, interviene a sostegno della visita pur non negando le responsabilità di Erdogan: «Abbiamo srotolato il tappeto rosso anche ad altri leader che hanno sangue nelle loro mani.

 

Se parlassimo solo con quelli democratici, la Germania sarebbe presto in scarsa compagnia sulla scena internazionale».

 

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Era stato Steinmeier a confermare l' invito poco più di un mese fa, in occasione della telefonata in cui aveva congratulato, come da prassi, Erdogan per la sua vittoria elettorale. Un segnale che, a dispetto delle critiche per la sua deriva autoritaria e la retorica spesso aggressiva verso la Germania, il governo di Berlino vuole mantenere un dialogo intenso con Ankara.

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Ma i rapporti rimangono tesi. Tanto più dopo la vicenda di Mesut Özil, il calciatore tedesco figlio di immigrati turchi criticato per essersi fatto fotografare con Erdogan, che ha annunciato di non voler più giocare per la nazionale, accusando i vertici della Federcalcio di «razzismo e mancanza di rispetto».

 

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I dirigenti turchi hanno colto al volo l' occasione per attaccare la Germania. Lo stesso Erdogan è intervenuto definendo Özil, che è nato a Gelsenkirchen ed è cittadino tedesco, «un patriota», sottinteso turco. Una cosa comunque Erdogan non avrà, nella visita di Stato di settembre.

 

Come già aveva fatto in altre occasioni, da ultimo nel 2014, avrebbe voluto parlare ai suoi connazionali residenti in Germania. «Voi appartenete a una grande nazione, il vostro dolore è il nostro, la vostra gioia è la nostra», aveva detto a una folla di 20 mila persone in delirio a Colonia. Troppo incendiario, per i gusti del governo tedesco.

 

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