EUROPA FATTA A MAGLIE - L'UNIONE A COMANDO TEDESCO HA PRESO DUE DECISIONI, CONTRO ORBAN E CONTRO LA LIBERTÀ DI INTERNET, A POCHI MESI DALLE ELEZIONI EUROPEE, SPERANDO COSÌ DI FERMARE L'AVANZATA IMPETUOSA DEI MOVIMENTI POPULISTI CHE DI SOCIAL SI NUTRONO. METTERE L'UNGHERESE ALL'ANGOLO TRA I CATTIVI NON FARÀ CHE AUMENTARE IL RISENTIMENTO VERSO I BUROSAURI DI BRUXELLES. E OETTINGER CHE ESULTA SULLA 'FINE DELLE FAKE NEWS' CON LA DIRETTIVA COPYRIGHT FA RIDERE PERCHÉ…

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Maria Giovanna Maglie per Dagospia

 

weber juncker weber juncker

L'Unione Europea a comando tedesco ha preso due decisioni dell'ultimo momento, prima delle elezioni del maggio prossimo, una contro la libertà di internet e della rete, che cosa diversa dalla protezione del diritto d'autore, l'altra contro la libertà delle democrazie sovrane popolari, anche di prendere decisioni sbagliate. Lo ha fatto utilizzando per la prima volta le restrizioni imposte dall'articolo 7, secondo me per difendere se’ stessa, il suo mondo tetragono, burocratico, tecnocratico, destinato a una fine molto più vicina di quanto gli Juncker e gli Oettinger ma anche i Tajani non credano.

 

Per il momento però sono sconfitti i popoli europei che credono ancora di poter eleggere un governo che scelga le proprie politiche di confine e di sicurezza.

 

 Che questa scelta sciagurata sia avvenuta in nome di solidarietà e accoglienza, che ad alcuni è permesso impunemente di violare, rende solo più grottesco il risultato.

 

 È stato sconfitto anche il gigantesco popolo di internet che ha imparato negli ultimi anni a informarsi fuori dai circuiti tradizionali di giornali e telegiornali e a diventare molto di più protagonista di quel che accade nel mondo, a non farsi fregare.

 

JUNCKER ORA LEGALE JUNCKER ORA LEGALE

Che questa scelta sciagurata sia avvenuta in nome del diritto d'autore, con tanto di esibizione di personaggi della cultura come Mogol e Piovani, coprendo così una legge di censura preventiva, e addirittura raccontando che così si combattono le fake news, le bufale, rende solo più grottesco il risultato.

 

Che il governo italiano si sia scioccamente diviso sulla censura a Viktor Orban, non sul copyright, dopo aver avuto per la prima volta un atteggiamento invece rigoroso sulla questione degli sbarchi e le nefandezze imposte dall'Unione Europea all'Italia, dimostra che alle prossime elezioni europee l’ala governativa dei 5 stelle farà bene a scegliere con accuratezza i candidati a parlamentare.

 

Che si sia diviso il centrodestra, con Forza Italia che ha votato per la censura alla rete, Fratelli d'Italia che ha scelto la linea della Lega, gli puoi anche fare la respirazione bocca a bocca, ma quel periodo è finito.

orban orban

 

Due parole magari in sede di Consiglio Europeo dal presidente del consiglio, Giuseppe Conte, sarebbero dovute anche in questo caso, dopo l'offesa del consiglio per i diritti umani dell'ONU all'Italia. Ci siamo noi nel mirino, dopo l'Ungheria.

 

 

CENSURA A ORBAN

 

 

Il Parlamento europeo ha votato la procedura di sanzioni contro Viktor Orban. Un passo storico, badate bene, perché mai l’Europarlamento aveva votato in applicazione dell’art. 7 del Trattato, creando così un precedente di conflitto continuo.

Viktor Orban non piace a molti, e che sia stato eletto e poi rieletto in democrazia dal popolo ungherese, non cambia il giudizio di chi, anche nel Partito Popolare Europeo del quale il partito di Orban fa parte, lo considera il capofila del populismo anti europeo.

 

 

orban orban

Ammettiamo che sia vero, che ci sia chi a Bruxelles e a Strasburgo e’ così sciocco da credere che con l'aria che tira in tutta Europa, punire qualcuno col ditino alzato di condanna, non equivalga ad aumentarne la forza e il consenso.

 

Consenso che non si poggia sulla sabbia, visto che si sta estendendo come critica a un'Unione Europea a trazione franco tedesca sempre più isolata dai desideri dei popoli del continente. Il fenomeno riguarda i cosiddetti paesi del gruppo di Visegrad, ovvero Ungheria, Polonia, Repubblica Ceca, Slovacchia, e via via l'Austria, l'Italia, la Norvegia, la Finlandia, la Svezia, l’Inghilterra se n’e’ proprio andata. Vedremo che succede a ottobre in Baviera.

 

La risposta quindi dovrebbe essere di cambiare metodi e struttura, quelle incredibili regole che salvaguardano solo alcuni e puniscono solo altri, quel surplus al 8% consentito alla Germania in deroga a tutti i vincoli imposti ai fondatori e contributori netti come l'Italia, per dirne una.

 

GUNTHER OETTINGER GUNTHER OETTINGER

Se lo scopo finale di Viktor Orban e del suo partito, Fidesz, fosse quello di distruggere l'Unione, metterlo sulla lavagna dei cattivi non significa autorizzarlo a comportamenti più ribelli?

Finora è rimasto nel Partito Popolare europeo, ora potrebbe uscirne.

 

Qual è il peccato mortale commesso da Orban? Non vuole, dopo che per anni dall'est europeo tanti sono entrati in Ungheria, più accogliere nessuno, lo ritiene un danno per l'economia e un problema per la sicurezza del suo paese. Rivendica la difesa del Cristianesimo contro l'islam.

 

Tutti la pensano come lui, a partire dalla Francia che ha chiuso i confini a Ventimiglia e non accetta nemmeno gli immigrati stabiliti per legge, a continuare con la Germania che ha pagato fior di miliardi al tiranno turco Erdogan perché se li tenesse, che in questi anni ha preso solamente laureati dalla Siria, non certo masse di diseredati e illetterati dall'Islam più retrivo.

 

La politica di accoglienza è finita male, ovunque, tra ghetti dove i giovani disperati delle seconde e terze generazioni si esercitano a distruggere luoghi persone e macchine, e ghetti nei quali i neo arrivati perpetuano le peggiori abitudini contro i diritti delle donne, dei bambini, degli omosessuali.

 

GUNTHER OETTINGER GUNTHER OETTINGER

Perfino l'Italia, fino a ieri prona ai voleri di Bruxelles, anche perché c'è chi ci ha guadagnato un sacco di soldi tolti agli italiani, ora dice di no. Dice basta. Bisogna trovare un modo di fare cooperazione allo sviluppo in loco. Vecchia storia.

 

Loro che fanno? Affrontano il problema? No, indicano il reprobo e ne fanno il paladino dei fronti sovranisti e populisti di tutta Europa. Prossimo obiettivo l'Italia di Salvini e l'Austria di Kurz.

 

Come se il mondo non andasse più rapido dei burosauri di Bruxelles. Come se Orban non fosse alleato di Trump, della Cina, di Israele.

 

A questo proposito, vi racconto una storiella divertente. Una delle accuse contro Viktor Orban, aizzata dal suo arcinemico, George Soros, il miliardario delle ong, e’ che sarebbe un pericoloso antisemita.

 

 Ma l'ambasciatore francese a Budapest, anzi ex perché lo hanno rimosso, Eric Fournier, scrisse in una nota riservata finita poi alla stampa, che peraltro ne ha fatto un uso assai parco, che l’antisemitismo nell’Ungheria di Orbán e’ “fantasma” evocato dai media occidentali per coprire il vero antisemitismo dei musulmani in Francia e Germania.

 

È seguita una visita di Orban a Gerusalemme per celebrare una relazione di amicizia molto stretta con Benjamin Netanyahu. Infine, l’ambasciatore d’Ungheria in Israele, Andor Nagy (insieme con gli ambasciatori di Austria, Repubblica Ceca e Romania) ha partecipato all’inaugurazione della nuova ambasciata americana a Gerusalemme, preannunciando analoga decisione da parte di Budapest.

sebastian kurz horst seehofer 5 sebastian kurz horst seehofer 5

Armi spuntate.

 

 

 

CENSURA WEB

 

Il Parlamento europeo ha anche approvato la legge sul Copyright con 438 voti a favore, 226 contrari e 39 astensioni. Gli eurodeputati hanno approvato alcune modifiche proposte dal relatore Axel Voss agli articoli 11 e 13 i più contestati, che però restano nonostante il voto di luglio ne avesse chiesto una completa revisione . A coloro che a suo tempo protestarono dicendo che l'avevano vinta i lobbisti di Silicon Valley, si può rispondere che ora l'hanno avuta vinta i lobbisti degli editori di tv e giornali.

 

emmanuel macron emmanuel macron

Di fatto gli i editori potranno richiedere a piattaforme online e aggregatori come Facebook e Google o YouTube, che poi è Google, il pagamento di una tassa sul link, tassa per la condivisione di un articolo, con una sola eccezione prevista per “uso privato e non commerciale da parte di utenti individuali”. Per quanto riguarda invece la norma che rende responsabili le piattaforme digitali delle violazioni di copyright, la regola è imposta solo ai “fornitori di servizi che condividono contenuto online”, come Google.

 

Ma se pensate di essere rimasti fuori, sappiate che resta la privazione di libertà diretta e indiretta . Intanto gli algoritmi possono sbagliare, non sono immuni dai falsi positivi e non possono certamente distinguere gli usi ammissibili, come le parodie, i meme, o il diritto di critica. Di fatto diventa impossibile pubblicare la foto di chicchessia con una scritta sotto, appunto i meme, a meno che quella foto non l’abbiate scattata voi stessi. Vai con i gattini, il cane nel giardino, e mamma.

 

Il messaggio è chiaro: se questa legge passerà, la diffusione di contenuti politici potrà avvenire solo senza il supporto di immagini. e anche la citazione di brani di articoli potrebbe portare alla soppressione della vostra pagina Facebook o del vostro account Twitter.

 

I blog e le pagine politiche sui social media con foto “non autorizzate” potrebbero essere cancellate d'autorità.

Veniamo alla ciccia. Il tentativo concreto è di imbavagliare la rete per impedire la controinformazione. È una vera e propria censura in nome del Diritto d'autore, che invece è uno scopo nobile. Ed è una iniziativa politica perché i social sono stati negli ultimi anni protagonisti di straordinaria rivoluzione e risultati politici.

 

menlo park facebook menlo park facebook

Faccio solo l'esempio di Donald Trump, che ha vinto le elezioni del 2016 nonostante il fuoco di sbarramento di tutti i media tradizionali, fuoco di sbarramento che continua ogni giorno ma che non gli impedisce sia pur tra mille vicissitudini di governare e ottenere buoni risultati, grazie allo spiegamento di forze sui social e naturalmente agli straordinari poteri del presidente degli Stati Uniti.

 

La stessa cosa si può dire per esempio oggi dell'attuale governo in carica in Italia, che ha contro tutti i media tradizionali ma è fortissimo nei social. Che ha votato contro la direttiva compatto questa volta.

 

Più di qualcuno oggi ha fatto riferimento a Dagospia, straordinaria voce priva di qualsiasi echo-chamber, che spesso lancia o rilancia notizie altrimenti destinate all'oblio. Che e’ protagonista della cosiddetta narrazione alternativa.

 

Ci sono argomenti dei quali giornali e telegiornali semplicemente non ritengono di dover parlare, li ritengono scomodi, controproducenti, e invece si trovano sui social e suscitano interesse.

 

Si fa anche una certa confusione voluta fra istigazione alla violenza e all'odio razziale, che vanno sicuramente censurati, e una censura che si spanda su tutto. Se questa decisione viene presa a pochi mesi dalle elezioni europee, con l'avanzata abbastanza impetuosa dei movimenti populisti che dei social si nutrono, che cosa siamo autorizzati a credere? Che sia un caso? No, è un problema di controllo.

SILVIO BERLUSCONI ANTONIO TAJANI SILVIO BERLUSCONI ANTONIO TAJANI

 

Che Forza Italia, ovvero il partito di Mediaset, abbia votato a favore della censura si spiega, basterebbe che Antonio Tajani non si mettesse anche a strillare contro il ministro Di Maio che chiama le cose con il loro nome e non fingesse di aver difeso creatività e libertà. Ha difeso le televisioni.

 

Quindi si tratta di un provvedimento abbastanza disperato alla vigilia delle elezioni per tentare di controllare i social e di affermare il primato delle tv.

 

Non a caso qui abbiamo un bel commento di Emmanuel Macron: "Un grande passo avanti per l'Europa: con il diritto d'autore protetto sono la nostra libertà, la nostra informazione libera, la nostra creazione culturale a essere riconosciute. Sono fiero che la Francia sia stata alla testa di questa battaglia". Alla testa!

 

E un altro di Pier Silvio Berlusconi: "Considero quella di oggi una prima vittoria in un percorso fondamentale. Trovo le polemiche fuori luogo perché non bisogna confondere la difesa del copyright con la libertà della rete che non viene toccata. Trasmettere i contenuti prodotti da un altro senza remunerazione è semplicemente un furto, per questo si tratta di un primo passo di civiltà". Liberta’!

conte di maio salvini conte di maio salvini

 

Così come tira un sospiro di sollievo il grande burattinaio di questa legge, il commissario tedesco Gunter Oettinger, che ha difeso gli interessi di alcuni gruppi industriali tedeschi, a partire dal suo amico e mentore, l'editore potentissimo Axel Springer. Oettinger nei giorni scorsi è arrivato perfino a parlare di sconfitta delle fake news grazie a questa legge. Come se le fake news provenissero solamente dai social, dalla rete.

 

Chi è diventato un campione di pubblicazione di fonti non verificate, che poi vengono abbastanza spesso smentite, se non il tradizionale New York Times, che di recente si è avventurato contro il nostro premier Conte sostenendo che “sta cercando un lavoro e vuole diventare professore universitario”? Venendo all'Italia, la bufala su Luigi Di Maio che non saprebbe che Matera è in Basilicata l'hanno trasmessa i social o il Pd attraverso i suoi dirigenti e media amici?

 

MICHELE EMILIANO LUIGI DI MAIO MICHELE EMILIANO LUIGI DI MAIO

Che poi la decisione di Strasburgo serva, anche quando divenisse operativa, a fermare l'emorragia di vendite dei giornali e la crisi delle televisioni negli ascolti, e’ insensato pensarlo. Non solo gli editori tradizionali non intendono più spendere denaro in ripensamenti e investimenti, ma tendono ad appoggiarsi come veicolo pubblicitario ai social. Ecco perché è soprattutto una scelta politica, a parte il tentativo di far pagare un po' di tasse ai giganti di Silicon Valley.

E’ anche la scelta di un mondo chiuso e burocratico contro venti impetuosi.

 

Si capisce che le elezioni europee di maggio acquistano un'importanza ogni giorno più forte. Non si lamentino poi dei risultati.

 

 

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