L'EX SONDAGGISTA DI BERLUSCONI LUIGI CRESPI SBARCA IN REGIONE: LAVORERÀ PER CALDORO IN VISTA DELLE PROSSIME REGIONALI - LA CAMORRA NEL PALLONE! A SECONDIGLIANO LA PARTITA TRA I CLAN IN GUERRA ARBITRATA DAL PENTITO SALVATORE LO RUSSO

Condannato a sei anni e nove mesi in Appello per il crac dell'Hdc, Crespi è anche il patron di Datamedia, il centro di ricerche che sforna ogni anno il report “Monitoregione” sull'indice di gradimento di sindaci e governatori in tutt'Italia…

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Dagoreport

Caldoro Caldoro

 

1. UN SONDAGGISTA IN REGIONE

Nuovo consulente per la comunicazione in Regione Campania (dove già lavorano un portavoce, un addetto stampa, un esperto di pubbliche relazioni e cinque giornalisti dell'ufficio stampa della Giunta): si tratta dell'ex sondaggista Luigi Crespi, l'inventore del “contratto con gli italiani” di Silvio Berlusconi.

Luigi Crespi Luigi Crespi

 

Il governatore Stefano Caldoro lo ha assoldato in vista delle prossime “incandescenti” elezioni regionali con un compenso da 20mila euro lordi. Condannato a sei anni e nove mesi in Appello per il crac dell'Hdc, Crespi è anche il patron di Datamedia, il centro di ricerche che sforna ogni anno il report “Monitoregione” sull'indice di gradimento di sindaci e governatori in tutt'Italia. Classifica che Caldoro, dal 2012 ad oggi, ha prepotentemente scalato partendo dal decimo posto e arrivando, giusto pochi giorni fa, al terzo.

 

2. LO RUSSO, LA CAMORRA NEL PALLONE

Dario Del Porto per la “Repubblica”

 

3di14 luigi crespi 3di14 luigi crespi

Una partita di calcio fra “scissionisti” di Secondigliano e “capitoni"di Miaño. Guardaspalle armati all'ingresso del centro sportivo. Arbitro, Salvatore Lo Russo, il boss futuro pentito. È uno retroscena dell'inchiesta che ha portato all'arresto di 34 persone. Le indagini, condotte dai carabinieri del comando provinciale diretto dal colonnello Marco Minicucci e coordinate dai pm Henry John Woodcock ed Enrica Parascandolo con il procuratore aggiunto Filippo Beatrice, mettono a fuoco gli equilibri del clan di Miano dopo la collaborazione di Salvatore Lo Russo e la latitanza del figlio Antonio, arrestato lo scorso aprile in Costa Azzurra.

woodcock woodcock

 

È in questo periodo che, nella ricostruzione investigativa, il timone del gruppo dei cosiddetti “capitoni” passa nelle mani di Salvatore Silvestri, Gennaro Palumbo e Carlo Lo Russo. Gli accertamenti eseguiti dal Reparto operativo guidato dal colonnello Francesco Rizzo, con il contributo anche della stazione di Marianella, hanno delineato inoltre il gigantesco volume di affari realizzato con lo spaccio di droga nelle diverse “piazze” gestite dall'organizzazione.

 

Basti pensare che, riferisce il collaboratore di giustizia Mario Centanni, nel 2011 Antonio Lo Russo avrebbe incassato «90 mila euro a settimana», a fronte di “stipendi” mensili per gli altri affiliati, killer compresi, non superiori ai 2 mila euro. Lo Russo senior, ai magistrati, ha detto di aver «fatto il possibile perché mio figlio Antonio restasse al di fuori delle logiche criminali».

 

CAMORRA jpeg CAMORRA jpeg

I fatti però hanno dimostrato il contrario. Quando il genitore cominciò a collaborare con la giustizia, Antonio Lo Russo rientrò a Napoli dalla latitanza, convocò una riunione fra gli affiliati al clan e disse «che se il padre non avesse ritrattato lui sarebbe andato a spararsi fuori al carcere. Cosa che poi non ha fatto», rimarca il pentito Ciro Esposito. Le ordinanze sono firmate dal gip Luigi Giordano. Il Gico della Finanza si è occupato delle verifiche patrimoniali sfociatenelsequestro dibeni, fra cui una pizzeria, dell'importo stimato in 10 milioni di euro.

 

Negli atti ritorna anche la nota passione di Salvatore Lo Russo e del figlio Antonio per il mondo del calcio. Il pentito Giovanni Della Corte riferisce di aver incontrato una volta Lo Russo junior nel 2007 in un pub del corso Vittorio Emanuele «in compagnia di alcuni giocatori di pallone. Se ben ricordo c'era Santacroce», ex difensore del Napoli che non è in alcun modo coinvolto nelle indagini.

lavezzi e yanina screpante lavezzi e yanina screpante

 

Proprio Antonio Lo Russo frequentava non solo lo stadio San Paolo, dove fu fotografato a bordo campo durante Napoli-Parma dell'aprile 2010, ma anche la casa dell'attaccante argentino Ezequiel Lavezzi, che lo raccontò ai magistrati deponendo come teste al processo sul presunto riciclaggio sul lungomare. Anche Salvatore Silvestri, ritenuto uno dei capi dell'organizzazione, viene indicato dal pentito Roberto Perrone come amante non solo «della bella vita» ma anche «delle barche e del calcio sia come calciatore che come scommettitore».

 

Una passione, quella per il pallone, che talvolta ha portato esponenti di clan diversi a confrontarsi sul terreno di gioco, sia pure con alcuni accorgimenti. Il pentito Ciro Esposito ricorda infatti «una partita di calcio amatoriale fatta con personaggi degli scissionisti» di Secondigliano dove i guardaspalle del clan Lo Russo erano «tutti armati». La partita si disputò fra il 2006 e il 2007 «a San Rocco, di sera, in un giorno di chiusura del campo. In campo c'era anche Antonio Lo Russo». Il padre, Salvatore, «faceva l'arbitro».

CIRO ESPOSITO CIRO ESPOSITO

 

vesuviosegreto@gmail.com

 

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