LO FA PER “NOI ITALIANI” – LO SCARPARO DELLA VALLE HA REGISTRATO IL MARCHIO “NOI ITALIANI” PER IL SUO PARTITO POLITICO – I COLORI SCELTI SONO IL GIALLO E IL BLU, CON L’IMMANCABILE BORDINO TRICOLORE (MANCANO SOLO I PALLINI)


Paolo Fantauzzi per “espresso.repubblica.it”

 

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Diego della Valle Montezemolo Italo

 «Marchionne vuole dare lezioni a noi italiani su cosa e come dobbiamo fare per sottolineare il suo orgoglio italiano. È una cosa vergognosa ed offensiva» diceva lo scorso settembre Diego Della Valle. Per poi aggiungere: «Noi italiani non dobbiamo permettere a questi furbetti cosmopoliti di prenderci in giro in questo modo, sicuri di farla sempre franca». Qualche giorno dopo, rivolto agli azionisti Fiat, rincarava la dose: «Vanno a pagare le tasse in Inghilterra e vorrebbero dare a noi italiani...».

E ancora, rivolto a Matteo Renzi: «La Costituzione appartiene a noi italiani (…) questo balletto quotidiano di favori sopra e sotto i tavoli che a noi italiani non porta nulla di buono». Senza dimenticare Maurizio Gasparri («Un uomo politico buono per tutte le stagioni, mantenuto da noi italiani per decenni con stipendi principeschi») e Giorgio Napolitano («Il garante di noi italiani deve essere lui»).

Noi italiani, noi italiani, noi italiani: un’ossessione, quasi, per il patron di Tod’s. Eppure questa ricorrente espressione di comunità, vicinanza, empatia col popolo, propalata in ogni intervista, ospitata tv o apparizione pubblica, non pare affatto casuale nel linguaggio dell’imprenditore marchigiano. Tutt’altro. Si direbbe piuttosto un messaggio subliminale. In attesa del grande momento. Quello in cui annunciare la sua discesa in campo.

Sì, perché nonostante finora abbia sempre smentito l’intenzione di volersi dare alla politica, l’Espresso ha scoperto che in realtà non è affatto così. E che un pensierino il patron della Fiorentina ce lo stia facendo eccome. Tant’è vero che lo scorso 16 gennaio Della Valle ha depositato all’Ufficio brevetti del ministero dello Sviluppo economico l’ennesimo marchio dall’inizio della sua carriera. E qual è il nome prescelto? “Noi italiani”, ovviamente.

Quale sia lo scopo, lo testimoniano le categorie per cui il simbolo è stato registrato. Niente calzature o abbigliamento come di consueto ma le classi 41 e 45, ovvero proprio quelle relative all’attività di un partito: organizzazione di convegni, attività associativa, formazione politica, fornitura di informazioni in ambito politico e via dicendo. Circostanza che spiega perché lo scorso novembre, con una situazione politica in parte ormai stabilizzata, l’imprenditore si augurava: «Altri due anni così, e il Paese muore. Bisogna votare il prima possibile ».

Fondo giallo, scritta blu, immancabile bordino tricolore: questi i colori scelti per la sua creatura da Della Valle.
L’Espresso lo ha cercato per chiedere conferma delle sue ambizioni ma l’imprenditore al momento si trova all’estero. Quel che è certo è che da tempo “dissemina” nei suoi discorsi lo slogan prescelto: «Per noi italiani, che siamo contenti di vivere in Italia, questo è il momento per investire e rischiare» diceva ad esempio a fine 2011, riferendosi al governo Monti appena insediato. Poche settimane prima l’imprenditore aveva pubblicato un’inserzione sui principali quotidiani dal titolo “Politici ora basta” in cui se la prendeva con “lo spettacolo indecente ed irresponsabile” dato dalla classe dirigente, composta per lo più “da persone incompetenti e non preparate che non hanno nessuna percezione dei problemi del Paese”.

Un affondo talmente duro che in quei giorni convulsi, che si sarebbero conclusi con l’addio di Silvio Berlusconi a Palazzo Chigi, rinfocolarono l’idea che Della Valle fosse intenzionato a darsi alla cosa pubblica. Grazie anche a un successo d’immagine costruito sapientemente negli ultimi mesi, come la sponsorizzazione per il restauro del Colosseo.

Voci puntualmente tornate in auge quando lo scorso autunno annunciò l’intenzione di presentare una lista di ministri .  

Ma il patron di Tod’s ha sempre respinto qualunque addebito di pensare in realtà, più che all’Italia, al proprio futuro personale: «Faccio l’imprenditore, non il politico». Almeno fino ad ora, poi chissà.http://WWW.espresso.repubblica.it

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