FASSINO SI RENZIZZA E TRADISCE IL VECCHIO PCI E GLI ANTICHI COMPAGNI DI LOTTA. PREMIO: DOPO LA SUA EX “SEGRETARIA” MOGHERINI, GLI ESTERI ALLA “SUA” MARINA SERENI. RENZI PAGA SUBITO!

La «finale» si gioca tra il viceministro agli Esteri Lapo Pistelli, 50 anni, fiorentino, prima tessera da giovane quella della Dc, e la vicepresidente della Camera Marina Sereni, 54 anni, folignate, prima tessera da giovane quella del Pci. Una «finale» con una netta favorita, quasi certa vincente: la Sereni...

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Fabio Martini per La Stampa

 

RENZI FASSINO RENZI FASSINO

Nei saloni della vecchia Fiera di Milano, per 36 ore di fila, Matteo Renzi ha stretto decine di piccole mani di governanti asiatici, ha trattato delicate questioni energetico-strategiche con Vladimir Putin e con i premier europei, incarnando una volta ancora quel doppio ruolo - capo di governo e della diplomazia - che oramai accomuna tutti i principali leader mondiali.

 

Ma entro 13 giorni il presidente del Consiglio dovrà colmare quel vuoto di organigramma nel governo che si determinerà con l’ascesa del ministro degli Esteri Federica Mogherini al prestigioso ruolo di Alto Commissario per la politica estera europea, incarico che diventerà operativo il primo novembre col varo della nuova Commissione europea.

Marina Sereni Marina Sereni


Renzi, dentro di sé, ha già deciso come sostituire la Mogherini. Per qualche settimana nella sua testa si sono giocate ideali «eliminatorie» tra i possibili candidati, ma alla fine la scelta si è ristretta a due nomi. La «finale» si gioca tra il viceministro agli Esteri Lapo Pistelli, 50 anni, fiorentino, prima tessera da giovane quella della Dc, e la vicepresidente della Camera Marina Sereni, 54 anni, folignate, prima tessera da giovane quella del Pci. Una «finale» con una netta favorita, quasi certa vincente: la Sereni. Un vantaggio guadagnato soprattutto per effetto di un dogma al quale Renzi non intende rinunciare: il perfetto equilibrio tra uomini e donne dentro il suo governo.


Un dogma che il premier, da sempre, persegue non soltanto perché garantisce popolarità - un valore che per Renzi fa sempre la differenza - ma anche perché sinora ha avuto un effetto esemplare e moltiplicatore, che sta cambiando in tempi davvero accelerati il costume delle nomine pubbliche. Ma, quello della perfetta parità è un dogma destinato a penalizzare i candidati con più titoli e meriti? Nei mesi scorsi sono circolate candidature, spesso autoprodotte e quasi sempre restate fuori della «macina» renziana.

 

MARINA SERENI MARINA SERENI

Candidature finite sui giornali - è il caso del ministro della Difesa Roberta Pinotti e del presidente della Regione Friuli Venezia-Giulia Debora Serracchiani - o invece soltanto sussurrate negli ambienti della Farnesina. È il caso dell’ambasciatrice Elisabetta Belloni, direttore del Personale della Farnesina. Ma con un limite: agli Esteri i tecnici non hanno lasciato un grande ricordo. Ultimo Giulio Terzi di Sant’Agata.

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Un candidato «naturale» alla successione della Mogherini è sicuramente Lapo Pistelli. Per doti diplomatiche, competenza, curriculum. Responsabile Esteri della Margherita e poi del Pd, collaboratore di diversi think-thank (Policy Network, Center for American Progress, Brookings Institution, Fundación Ideas), da viceministro, prima con Letta e ora con Renzi, Pistelli ha incrementato la rete di rapporti diplomatici che coltivava da più di dieci anni.

 

Come Renzi stesso ha potuto verificare alcune settimane fa nella delicata (e pericolosa) missione in Iraq, organizzata da Pistelli. Con la nomina di Pistelli, Renzi chiuderebbe il cerchio di una vicenda, che pur non imponendo «risarcimenti» presenta originali risvolti personali. Diversi anni fa l’attuale presidente del Consiglio fu assistente di Pistelli, ma poi nel 2009 alle Primarie per la candidatura a sindaco di Firenze, i due si sfidarono e prevalse Renzi.

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Ma la favorita è Marina Sereni. Cinquantaquattro anni, umbra di Foligno, iscritta giovanissima alla Fgci e poi al Pci, la Sereni ha seguito nei Ds, nel Pds e poi nel Pd il cursus honorum dei dirigenti di partito: assessore regionale, deputato, responsabile Esteri e ora vicepresidente della Camera. Mai una parola fuori posto, la carriera della Sereni ha una costante, la vicinanza politica a Piero Fassino, col quale ha condiviso un percorso diverso dagli altri principali dirigenti di estrazione comunista: l’appoggio a Dario Franceschini «contro» Pier Luigi Bersani nelle Primarie del 2009 e quello a Matteo Renzi «contro» Gianni Cuperlo nelle Primarie del 2013.

 

 

 

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