ALLA FINE ANCHE LUIGINO DA’ UNA BOTTA DI FIDUCIA - PER FAR PASSARE SENZA ROGNE IL “DECRETO DIGNITÀ”, DI MAIO POTREBBE FAR RICORSO AL VOTO DI FIDUCIA CHE HA SEMPRE CRITICATO COME SCORCIATOIA PER BYPASSARE IL PARLAMENTO - È AL SENATO CHE IL DECRETO POTREBBE INCIAMPARE, SE LA SINISTRA DEL PD E I POCHI PARLAMENTARI DI LEU DOVESSERO METTERSI DI TRAVERSO

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Ilario Lombardo per “la Stampa”

 

di maio di maio

Raccontava un viceministro della Lega seduto su un divanetto di Montecitorio, mercoledì, dietro la promessa di non riportare quello che mai avrebbe potuto dire apertamente: «Figurati, noi leghisti siamo stati i principi dell' ostruzionismo nella scorsa legislatura. Il nostro Calderoli era in grado di produrre emendamenti a migliaia ogni volta e i grillini andavano da lui a imparare il mestiere. Ma un conto è l'opposizione, un' altra il governo. Fossi in Di Maio la fiducia al decreto Dignità la metterei subito alla Camera».

 

calderoli - giancarlo giorgetti calderoli - giancarlo giorgetti

È facile dirlo, più complicato realizzarlo se sei il leader del M5S che ha fatto del parlamentarismo un totem da difendere contro le tagliole e le scorciatoie dei governi di centrosinistra. Eppure Di Maio ci sta pensando. Sa che l' argomento è incandescente, che dentro il Movimento ci sono i seguaci di Roberto Fico pronti a incenerirlo se dovesse forzare i tempi, al debutto, tra l' altro, del primo importante provvedimento firmato 5 Stelle.

 

Per adesso il ministro dello Sviluppo economico e del Lavoro si barrica in una tranquilla difesa, ma lascia trapelare la tentazione della fiducia se dovessero arrivare «2-3 mila emendamenti». «Spero di no - ha detto - A quel punto inizierebbe l' ostruzionismo e mi dispiacerebbe perché ho dato tutta la disponibilità a discutere di modifiche costruttive».

 

CALDEROLI CALDEROLI

Fino a sabato i timori di Di Maio erano rivolti all' alleato di governo, insoddisfatto per un testo di legge che secondo i leghisti sarebbe risultato troppo punitivo per le imprese. L'ammissione di alcune modifiche proposte dal Carroccio ha placato la tensione: i voucher circostanziati, gli incentivi per chi stabilizza e la promessa di affrontare meglio il tema della pubblicità per le scommesse sportive in una legge quadro sono le conquiste ottenute dagli uomini di Matteo Salvini.

 

E infatti dalla maggioranza arriveranno al massimo una decina di emendamenti. Gli altri, meno di un migliaio, sono un'arma in mano alle opposizioni per sabotare il decreto che dovrebbe arrivare in aula alla Camera giovedì 26. La Lega ha fatto sapere che la fiducia non sarebbe uno scandalo e ha avvertito sui numeri in Senato. È a Palazzo Madama infatti che il decreto potrebbe inciampare, soprattutto se la sinistra del Pd e i pochi ma essenziali parlamentari di LeU da cui Di Maio si aspettava una mano, dovessero mettersi di traverso.

GIOVANNI TRIA GIOVANNI TRIA

 

Per questo motivo, nel governo non escludono che Di Maio si convincerà a blindare il testo quando arriverà in mano ai senatori, per non allungare di troppo i tempi e finire cotto nell'arsura festiva di agosto, quando il Parlamento si prenderà una vacanza. Di Maio vuole andare di fretta, liberarsi del decreto sul lavoro e concentrarsi sulla legge di Stabilità, dove intende gettare le basi per il reddito di cittadinanza, sempre che il guardiano dei conti, il ministro dell' Economia Giovanni Tria, glielo lascerà fare.

 

 

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