IL GELATAIO DI PALAZZO CHIGI ANNUNCIA LA FINE DEGLI ANNUNCI E PARTE CON LA FASE 2, QUELLA DEL “COUNTDOWN” A MILLE GIORNI - (SE VEDEMO) – MA LA TABELLA DI MARCIA NON C’È – POI GLI SCAPPA L’ANNUNCIO SUGLI ASILI NIDO


Mattia Feltri per “La Stampa

 

MARIA ELENA BOSCHI

A differenza di quello che avevamo capito noi e che aveva capito il resto del mondo, la conferenza stampa di ieri non era stata organizzata per illustrare il planetario programma dei prossimi mille giorni, ma per presentare il sito dentro cui il programma si compirà, pezzi sparsi che si incastrano «come in un puzzle», per usare il vocabolario del premier.

 

Non lo si direbbe il suo ragionamento più lineare se non si sospettasse un cambio di tattica: non siamo più al Milan di Arrigo Sacchi (invasione spietata della metacampo altrui) ma alla Juve di Giovanni Trapattoni (difesa e contropiede). E difatti lo scopo dell’incontro coi giornalisti è venuto fuori abbastanza alla svelta: «Oggi è la partenza dei mille giorni. La presenza del countdown e della verificabilità dei risultati è la grande rivoluzione nella politica italiana: nel momento in cui sei accusato di annuncite, malattia tipica di parte del ceto politico, rispondiamo con l’elenco di date a cui siamo auto-costretti». L’appuntamento con la verificabilità dei risultati è su passodopopasso.italia.it - oggi non particolarmente ricco perché ci si sta lavorando sopra.

 

RENZI E BOSCHI

Ma, insomma, quello che a Renzi cominciava a stare sullo stomaco è il paragone con Enrico Letta, venuto fuori anche da qualche domanda posta ieri dai cronisti, cioè una certa propensione ad annunciare e rinviare. È stato lì che il presidente del Consiglio ha deciso di fare catenaccio: un lungo e orgoglioso elenco di risultati, come faceva Silvio Berlusconi quando si sentiva incompreso. E però, c’è da dire, qui di ciccia un po’ ce n’è: la riforma costituzionale, quella della legge elettorale, gli 80 euro, la riforma del lavoro, quella della pubblica amministrazione, nulla che sia arrivato a compimento (sarebbe stato quasi impossibile), nulla che sia necessariamente condivisibile, ma tutte cose incardinate.

STEFANIA GIANNINI QwJu0aUz_400x400

 

 Il sito sarà anche utile, ha detto Renzi, per «dare una visione più completa di quello che abbiamo fatto». E di quello che si farà. Se si vogliono i dettagli, improvvisamente scomparsi dall’agenda di ieri, ci sarà poco da aspettare: il governo li darà in Parlamento entro il mese, forse con una comunicazione del medesimo premier.

 

Insomma, non si sentiva un gran bisogno di questa conferenza stampa, da cui si sono giusto capite un paio di cose. Uno, che davvero pensi (anche se non è la prima volta che lo dice) Renzi dell’articolo 18: «Un falso problema». Ogni anno interessa «circa 40 mila persone. L’80 per cento si accorda. Dei restanti 8 mila, solo 3 mila perdono il lavoro. Stiamo discutendo di un tema doloroso che però riguarda 3 mila persone in un Paese che ha 60 milioni di abitanti». Piuttosto conta che «il diritto del lavoro alla fine dei mille giorni sarà completamente cambiato», ha detto Renzi elogiando il sistema tedesco e non resistendo al richiamo ormonale dell’annuncio.

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Due, si è capito come va la questione dei decreti attuativi, cioè degli adempimenti tecnici che rendono operativa una legge: «Di 881 decreti attuativi ereditati dai governi Monti e Letta, ce ne mancano 528», ha detto la Boschi invitata da un Renzi ostentatamente interessato dalla contabilità.

 

E allora, altro che luna di miele finita: «Lo dicevate anche prima delle Europee». Qui sarà un mazzo di fiori e una scatola di cioccolatini al giorno: mille nuovi asili nido (un po’ di cedimento all’annuncite c’è stato...), il dialogo sulla giustizia che va avanti, le riforme da completare, l’occupazione che piano piano riprende, i 300 miliardi in arrivo dall’Unione europea e la nostra parte «siamo pronti a spenderla più veloci del West», la rivisitazione del sistema scolastico di cui si saprà ogni particolare entro un paio di giorni, gli 80 euro che non si toccano e al massimo si daranno a chi ancora non li prende, i soldi che dalle banche arriveranno alle aziende e «vigileremo perché succeda», il rimpasto di governo che rimpasto non sarà, ma semplicemente la sostituzione di Federica Mogherini quando, fra quasi due mesi, passerà a miglior incarico.

FEDERICA MOGHERINI

 

Ora, ha detto Renzi, avete questo sito, che sarà diario di bordo, timone, bussola, e con la bussola - «gufi o non gufi», lo ha detto davvero - arriveremo a destinazione. Là troveremo un’Italia diversa. «Giudicatemi a maggio del 2017». O anche passo dopo passo?