GIGGINO, APPENDI LE MANETTE AL CHIODO - BELPIETRO: “LE RIVELAZIONI SUGLI ABUSI DI DE MAGISTRIS RENDONO URGENTE LA RIFORMA DELLA GIUSTIZIA” - GIGGINO STORY, DAI 22 ASSESSORI CAMBIATI IN 4 ANNI ALLA SCENEGGIATA SULLA SOSPENSIONE


1 - DE MAGISTRIS SPIAVA IL PAPA

Maurizio Belpietro per “Libero quotidiano”

 

luigi de magistris raccoglie l'immondizia di notte 4

Il settimanale Panorama ci informa che nel mirino di Luigi De Magistris, quando era pm, finirono Papa Ratzinger, l’ambasciatore americano o per lo meno persone a lui vicine, il Consiglio superiore della magistratura e perfino la presidenza della Repubblica. Senza dimenticare la presidenza del Consiglio, il ministro dell’Interno, il suo vice con delega ai servizi segreti e 13 parlamentari di diverse componenti politiche.

 

Il titolare dell’inchiesta «Why not», che poi si concluse con un nulla di fatto e tante archiviazioni (oltre a tanti costi), non intercettava Benedetto XVI né Mel Sembler. Semplicemente, tramite il suo consulente di fiducia, quel Gioacchino Genchi che poi insieme a lui è stato condannato, acquisiva i tabulati delle conversazioni, scoprendo chi parlava con chi, quante volte e per quanto tempo, ricostruendo dunque una rete di relazioni.

luigi de magistris raccoglie l'immondizia di notte 3

 

E grazie a questa battaglia condotta, senza timore di apparire ridicolo, contro la spectre mondiale cui appartengono il Pontefice e gli americani, Luigi De Magistris, invece di essere accompagnato alla porta, è stato fatto sindaco di Napoli e nemmeno la sentenza che lo ha riconosciuto colpevole è riuscita ad allontanarlo da Palazzo San Giacomo. Anzi, Giggino tuona e fulmina, come prima e più di prima, la sola cosa che è cambiata è dovuta al fatto che per lo meno non ha più il potere di far scattare le manette intorno ai polsi di qualcuno e dunque un passo avanti c’è stato.

de magistris chiusura campagna elettorale

 

La storia raccontata da Panorama, oltre a far luce su dove possa portare un eccesso di protagonismo e di complottismo, ha il pregio di illustrare le distorsioni del nostro sistema giudiziario. Non che non si sapesse come con le intercettazioni e i controlli incrociati si potesse spiare perfino il Vicario di Cristo, ma un conto è immaginarlo, un altro è scoprire che è stato fatto davvero, verificando con chi parlassero le ancelle che prestavano servizio nell’appartamento del Papa. Avesse avuto un’utenza terrena, probabilmente pure le conversazioni del Padreterno sarebbero state passate al setaccio dall’infaticabile Genchi.

 

de laurentiis caldoro de magistris carlo de benedetti ezio mauro

Tutto ciò ci è tornato alla mente mentre leggevamo i resoconti intorno alla necessità di consentire le intercettazioni per il falso in bilancio, anche nel caso in cui il reato sia di tenue gravità. Se si capita nelle mani di un Genchi o di un De Magistris, si rischia che acquisisca i tabulati di tutte le persone che lavorano in azienda, dei fornitori e dei fornitori dei fornitori.

 

luigi de magistris con giorgio napolitano

Altro che Grande fratello. Tanto vale stabilire per legge che ogni nostra conversazione è registrata e inviata per competenza alla Procura di turno affinché ne verifichi i profili di illiceità. Per lo meno non si perde tempo. Le nostre considerazioni potranno apparire paradossali, ma in realtà il tema delle esondazioni della giustizia è argomento che dovrebbe essere affrontato senza più barriere ideologiche.

 

Di mezzo ormai non c’è Berlusconi, che è condannato e tenuto fuori dal Parlamento da una sentenza che gli sospende il diritto di essere eletto. Di mezzo ci sono i cittadini comuni, i quali rischiano di finire nel tritacarne dei tribunali spesso senza nemmeno sapere perché e senza avere alcuna colpa, travolti da una macchina che non si ferma di fronte neppure al buon senso, alla logica, alla moderazione.

 

DE MAGISTRIS

L’esempio di ciò che può capitare è fornito da un signor nessuno, un uomo di cinquant’anni, sposato e con due figli, che dopo una laurea in economia e un master ad Harvard, invece di procedere in una tranquilla carriera da manager di grandi aziende, si è visto trascinare dietro le sbarre, con l’accusa di aver frodato il fisco.

 

INGROIA DE MAGISTRIS DI PIETRO

Mario Rossetti, ex dirigente di Fastweb, si è fatto quattro mesi di carcere, più nove di arresti domiciliari, tre anni di processo con ogni bene sequestrato (la moglie per tirare avanti fu costretta a ricorrere agli aiuti di amici e parenti, un blocco sospeso solo parzialmente quando il figlio - scomparso nel mezzo di questa odissea giudiziaria - si ammalò) per poi essere riconosciuto innocente.

 

Si dirà: la giustizia ha trionfato e la verità alla fine è venuta a galla. Sì, ma prima di assolverlo ha stritolato Rossetti, il quale ha percorso una via crucis fra carcere e aule di tribunali. La sua vita è stata rivoltata come un calzino (frase di un magistrato divenuta famosa ai tempi di Mani pulite) e poi sbattuta, proprio come un calzino, sulle pagine dei giornali, in pasto all’opinione pubblica. Si poteva procedere con maggior cautela, indagare, accertare e poi se del caso processare Rossetti?

CLAUDIO E LUIGI DE MAGISTRIS .png

 

Sì, si poteva ma non è stato fatto. Si è preferito agire con la violenza degli arresti e ovviamente il clamore è stato grande. Chi chiede la riforma della giustizia non vuole l’impunità. Chiede solo che sia riconosciuto il diritto costituzionale di essere trattati da innocenti fino a che non sia provato il contrario. Perché la giustizia non è uno spettacolo o un thriller. È una cosa seria. Da non lasciare nelle mani dei De Magistris.

 

2 - DA EROE ARANCIONE A «INDIFENDIBILE»: IN 3 ANNI IL FLOP DI GIGGINO ’A MANETTA

Tommaso Montesano per “Libero quotidiano”

 

Ottobre 2011. Luigi De Magistris è in stato di grazia. Da pochi mesi è sindaco di Napoli dopo aver sbaragliato, in un colpo solo, il candidato del centrodestra, Gianni Lettieri, e quello del Pd, il prefetto Mario Morcone. Pd con il quale l’ex pm, con una punta di disprezzo, si è perfino rifiutato di apparentarsi in vista del ballottaggio (poi vincente). Nel capoluogo campano, e non solo, i rapporti di forza sono talmente sbilanciati a favore di De Magistris che l’allora segretario del Pd, Pier Luigi Bersani, ha quasi paura di urtare la suscettibilità del sindaco.

DE MAGISTRIS SEVERINO

 

Sabato 29 ottobre, al termine di un incontro tra i due, Bersani infatti dichiara: «De Magistris è il sindaco, noi non chiediamo niente, vogliamo solo dare una mano sui problemi di Napoli e della Campania che sono drammatici». Ottobre 2014. Tre anni dopo, la stella dell’inquilino di Palazzo San Giacomo si è talmente appannata che il suo ex collega Valerio Savio, vicepresidente dell’Associazione nazionale magistrati, bolla De Magistris come «un caso umano. Il suo comportamento è indifendibile. Si sta facendo male da solo. Sta agendo come agiscono tutti i condannati che non riconoscono le sentenze».

LUIGI DE MAGISTRIS PRESENTA IL MOVIMENTO ARANCIONE

 

Il riferimento è alla condanna, in primo grado, incassata il 25 settembre 2014 dal Tribunale di Roma a un anno e tre mesi di reclusione per abuso d’ufficio per l’illegittima acquisizione dei tabulati telefonici di alcuni deputati e senatori nel corso dell’inchiesta Why Not. Bastano queste due date per descrivere la parabola di De Magistris.

 

Entrato in politica a suon di inchieste giudiziarie con indagati eccellenti - su tutte Poseidone, appunto Why Not e Toghe lucane - e scontri memorabili con l’allora Guardasigilli, Clemente Mastella, e sua moglie Sandra, che sfociarono nel suo trasferimento da Catanzaro da parte del Csm, l’ex pm è stato abile a sfruttare l’onda lunga.

 

LUIGI DE MAGISTRIS AL CONGRESSO DI ASTRONAUTICA

E pazienza se l’attivismo con la toga ha prodotto più ombre che luci: in Why Not ha subito l’avocazione dell’inchiesta; Toghe lucane è stata archiviata per via dell’impianto accusatorio «lacunoso»; e Poseidone è stata sottratta a De Magistris dal procuratore capo Mariano Lombardi per irregolarità procedurali.

 

Poco male: il magistrato napoletano ha appeso la toga al chiodo e si è gettato in politica. A sinistra. Prima europarlamentare con l’Italia dei Valori nel 2009 grazie a 415.646 preferenze (secondo solo a Silvio Berlusconi, ma risulterà uno dei deputati meno presenti); poi il grande salto con la candidatura a sindaco di Napoli alla testa di un cartello IdV-Pdci-Rifondazione. De Magistris batte Morcone (e il Pd) e raggiunge il ballottaggio nel quale stacca il biglietto per Palazzo San Giacomo con il 65% dei voti. All’ex pm non basta: punta a ritagliarsi un ruolo nazionale.

 

ADESIVO DI DE MAGISTRIS VERSIONE CHE GUEVARA

Nel gennaio 2012, insieme a Giuliano Pisapia, suo omologo a Milano, lancia il «movimento Arancione» per costruire un centrosinistra alternativo. Ma alle Politiche del 2013, con un altro magistrato come candidato premier - Antonio Ingroia - i sindaci fanno flop non raggiungendo il quorum né alla Camera né al Senato. Per De Magistris è l’inizio del calvario.

 

Nel settembre del 2014 arriva la condanna in primo grado per l’abuso d’ufficio sul possesso dei tabulati telefonici. Tabulati, rivela ora Panorama, relativi anche a componenti del Csm, funzionari dell’ambasciata americana e perfino della Santa Sede sotto Papa Ratzinger. L’ingranaggio della legge Severino si mette in moto. Il 1° ottobre arriva la sospensione da sindaco di Napoli per mano del prefetto, ma l’ex pm resiste: non si dimette. Riunisce la giunta in una masseria.

BERSANI DE MAGISTRIS VENDOLA

 

E ricorre al Tar. Che il 30 ottobre 2014 lo reintegra dopo la sospensione del provvedimento prefettizio in virtù della trasmissione degli atti alla Corte costituzionale. De Magistris torna in sella, ma la luna di miele è finita. Le associazioni ambientaliste, a proposito della ricostruzione della Città della Scienza di Bagnoli, lo accusano di «tradire Napoli». Il progetto, infatti, secondo Italia Nostra «va in dispregio» del Piano regolatore e delle norme che impongono il «vincolo paesaggistico».

 

LUIGI DE MAGISTRIS CON IL CAPPELLINO DEI NETS

E la giunta comunale cambia di continuo: dal 2011 ad oggi, il sindaco avvicenda 22 assessori. I superstiti della prima squadra di governo sono solo due. Un atto necessario anche per accontentare il nuovo partner di maggioranza, Sel, che nel 2011 sosteneva Morcone. Adesso fa da stampella a De Magistris.

DE MAGISTRIS SGRANA GLI OCCHI DAVANTI A MARINA REI