GIGGINO ‘O PRESIDENTE – FESTA E BAGNO DI FOLLA PER DI MAIO NELLA SUA POMIGLIANO D’ARCO – LUI SALE SUL PREDELLINO E GRIDA: VI STANNO TRATTANDO COME DEI MISERABILI CHE VOGLIONO SOLO IL REDDITO DI CITTADINANZA... - E LA PIAZZA: “SI SONO MAGNATI ALL’ITALIA MA MO’ ARRIVAMMO NUIE” – IL PADRE DI GIGGINO: "GLI DICEVAMO LASCIA LA POLITICA E STUDIA MA AVEVA RAGIONE LUI"

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Mario Ajello per il Messaggero

di maio festa pomigliano di maio festa pomigliano

 

Un condominio anonimo, in una via qualsiasi. Esce dal portone Antonio. È il papà di Di Maio. S'avvia a piedi alla festa del trionfo di Giggino. «I miei consigli? Luigi non ne ha bisogno. È già prontissimo a governare». Giuseppe e Rosalba, gli altri due figli di don Antonio - impresario edile su cui già girano malignità e gli amici lo difendono: «Vogliono farlo somigliare a Tiziano Renzi, ma lui è un galantuomo» - sono già in piazza ad aspettare l'arrivo di Giggino O Presidente, il piccolo grande genius loci di questo paesone campano di 40.000 persone.

 

Ed è tutto un tripudio un folk con i palloncini gialli, le aste per i selfie sventolate come bandiere sonore che diffondono We are the Champions, la gigantografia di Giggino che dice «Grazie» e poi lo ripete quando si materializza in carne ed ossa. E grida: «Vi stanno trattando come dei miserabili che vogliono solo dei soldi, con il reddito di cittadinanza, e invece voi volete solo dirittiiiii». E la piazza: «S'hanni magnati all'Italia» (gli altri partiti) «ma mo' arrivammo nuie...». Cioè il popolo e gli amici del popolo. 

 

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PIAZZA GIOVANNI LEONE Si festeggia a Piazza Giovanni Leone, il più famoso pomiglianese insieme a Giggino, ma la conoscono tutti con il suo vecchio nome di Piazza Primavera. E i paesani assicurano: «Da qui comincia una nuova primavera per l'Italia». Ma piove. E piovono pure difficoltà per il governo Giggino, ma qui le bandiere appese ai balconi delle case private sembrano non sentire la pioggia e svettano come il vero vessillo della nazione e della sua nuova città simbolo. Dopo Rignano, Pomigliano capitale d'Italia. 

 

Oltre a papà, alla sorella Rosalba e al fratello Giuseppe, c'è pure mammà, Paolina, insegnante, in questo thanksgiving vesuviano: «Gli abbiamo sempre detto, studia, studia, invece di perdere tempo con la politica, e invece... Forse aveva ragione Luigi». Il quale ringrazia tutti e anche loro: «Grazie per avermi fatto crescere e studiare qui». Poi però sarebbe stato bocciato, all'Università Niccolò Cusano, in Politica economica, più un 23 in Diritto internazionale e un 25 in Diritto costituzionale e dunque non proprio un professorone Giggino, rispetto a Giovani Leone che vinse da giovanissimo la cattedra universitaria da giurista. E comunque, qui è gigginomania, Di Maio piezz' e core, e gridano tutti mentre lui giura che «non siamo né di destra né di sinistra e questa è la nostra forza».

 

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«Un Presidente, c'è solo un Presidente», canta la folla. Ma a due passi dalla piazza del comizio, sotto la sede di Forza Italia in Via Ercole Cantone, due azzurri azzardano questa teoria: «È ghiuto in Paradiso pe' scagno». Cioè scambio, e fuori dallo slang, significa che altri più meritevoli di Di Maio avrebbero dovuto fare la carriera che ha fatto lui. Invidie paesane, naturalmente. In questa ex città operaia - c'era l'AlfaSud non proprio un ritrovo di stakanovisti ma almeno ora la Fiat o meglio la Fca resiste e bene in mezzo a una crisi economica galoppante e a una fame di lavoro - che fu roccaforte rossa, poi è diventata berlusconiana e ora, alla ricerca di un'identità, di una ragion d'essere e di qualche aiuto da Palazzo Chigi per diventare «cchiù bbella» ma soprattutto meno disperata. «Presidente, se lo ricorda a mio nipote? Non lavora....».

 

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Lui non promette, non è il Berlusconi scintillante, ma tutti quaggiù vedono Giggino come la medicina della propria disperazione. È la speranza di Carmine, un anziano: «I miei figli sono dovuti emigrare tutti e quattro». È la soluzione di Alfredo, operaio licenziato da Alenia: «Il reddito di cittadinanza non è lavoro? Ma qualcosa è». Certo, questa è Gigginoland (64 per cento di voti per lui) e anche per questo adorano O Presidente. Ma guardando tutte le Pomigliano del Sud, si capisce perché gli elettori hanno scelto i 5 stelle. 

 

Don Peppino, il parroco e primo tifoso dell'aspirante premier, al comizio non c'è perché impegnato in un corso per futuri sposi che protestano: «Ma noi vogliamo andare a vedere Di Maio in piazza». E lui: «No, vi devo spiegare la fedeltà coniugale e tante altre cose». «Vabbuò», è la reazione scoraggiata. E comunque Giggino, come Leone, dopo la carica di capo di governo potrà diventare Capo dello Stato come il suo compaesano? «Non lo so, ma la Provvidenza - scherza don Peppino - può tutto». Perfino fermare la pioggia appena comincia il comizio.

 

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E la folla grillina commenta: «Abbiamo i santi in Paradiso». Ma sarebbe più utile, naturalmente, averli in Parlamento, sotto forma di voti e di seggi per una maggioranza che ancora non c'è. Intanto nella piazza papà Antonio non si vergogna di dichiararsi fascista: «O meglio, ammiravo Almirante e militavo nel Msi e in An. Sono per Dio, patria e famiglia, quindi credo nei 5 stelle». E qui in paese, tutti gli elettori 5 stelle vogliono un governo subito, cioè un governo con il Pd, «anche se a quelli - dicono i più - li schifiamo». 

 

LE ZIEMa ecco le zie, di cui Sgarbi - sfidante rottamato in queste politiche - ha sempre detto nei giorni scorsi: «Neanche loro votarono per Di Maio alle amministrative del 2019», quando prese appena 59 preferenze. «Ma non è vero, siamo sempre state dalla sua parte», assicurano ai margini della piazza zia Elena e zia Giovanna, e aggiungono mentre il nipotissimo s'avvia a dormire a casa di mammà: «Luigi tiene nu grande carisma». Chissà se basterà per diventare davvero O Presidente.

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