UN GRASSO SILURO IN DIREZIONE RENZI - IL PRESIDENTE DEL SENATO SGAMBETTA MATTEO: L'ARTICOLO 2 DELLA RIFORMA COSTITUZIONALE È EMENDABILE. QUINDI INVECE DI UN VOTO 'SÌ O NO', IN AULA CI SARÀ BATTAGLIA. E I RENZIANI DEVONO CAMBIARE STRATEGIA

L'unica soluzione per evitare il voto anticipato, ora che Grasso ha infilzato Renzi, è un patto tra l'ex Rottamatore e Bersani per trovare un testo di compromesso - A parte l'ipotesi di un listino da affiancare ai consiglieri regionali, non ci sono punti di avvicinamento. Sarà un settembre lungo... -

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Francesco Bei per “la Repubblica

 

renzi grasso mattarella renzi grasso mattarella

Piero Grasso ha deciso. Dopo aver passato l’estate a consultare costituzionalisti e a studiare il lungo report preparatogli dagli uffici, il presidente del Senato si appresta a dare un grosso dispiacere a Renzi. Sancendo - è nei suoi poteri - l’emendabilità dell’articolo 2 della riforma costituzionale. In sostanza, fuori dai commi e codicilli, significa che la partita sull’elettività dei futuri senatori, cuore dello scontro politico tra maggioranza e minoranza dem, è aperta. Apertissima. Dopo aver maturato questa decisione ora Grasso attende di comunicarla direttamente al governo. Intanto, in via informale, ne ha informato il capo dello Stato.

 

matteo renzi pietro grasso matteo renzi pietro grasso

Dunque l’ormai famoso articolo 2, che i renziani credevano di aver messo in sicurezza grazie alla “doppia lettura conforme” tra Camera e Senato, diventerà un terreno di battaglia micidiale, con decine di voti a rischio sugli emendamenti. E non un solo voto secco “Sì” o “No”. Si tratta di una novità rilevante, dovuta a una svista marginale, una piccola preposizione, che tuttavia rende l’articolo 2 non letteralmente identico nella versione approvata a palazzo Madama e poi a Montecitorio. Quindi, secondo il regolamento del Senato, si può riaprire. Un’evenienza che spaventa il premier, tanto che sul Corriere della sera ieri aveva provato a erigere un muro difensivo sostenendo che rivotare una cosa già votata due volte sarebbe stato «un colpo incredibile» a un principio che vige da decenni. Eppure dovrà fare i conti con questa sgradita sorpresa.

 

BERSANI-RENZI BERSANI-RENZI

A questo punto, visti i numeri ballerini del Senato, anche la strategia del governo dovrà cambiare. La tentazione del colpo di forza, basata sui numeri assicurati dai fuoriusciti dei vari partiti, a partire dai verdiniani, sta perdendo quota. «Perché un conto è vincere una volta e passare oltre. Un altro - ragiona un renziano di palazzo Madama - dover assicurare la maggioranza per superare decine di emendamenti».

 

Per questo, nelle telefonate che precedono in queste ore il rientro della maggior parte dei protagonisti nella Capitale, si va affacciando l’ipotesi di una soluzione politica. Interna al Pd. Ne parlano tutti. Lo vorrebbe la minoranza Pd, se lo sognano a occhi aperti anche i renziani più prudenti, preoccupati per un fine corsa che a questo punto non sembra fuori dalla realtà.

 

dario ginefra laura ravetto dario ginefra laura ravetto

L’ipotesi dunque è quella di un patto tra gli unici due che potrebbero sottoscriverlo: lo stesso Renzi e Pier Luigi Bersani. Non un accordo politico onnicomprensivo, ma una cornice minima di rispetto per portare a casa la riforma ed evitare il voto anticipato. Lo stesso Mattarella ha iniziato a lanciare segnali di preoccupazione per la deriva oltranzista presa da entrambe le parti. Uno gioco al rialzo, tra chi minaccia Vietnam e chi risponde picche, che non fa certo piacere al capo dello Stato. Perché rischia di mettere fuori gioco il paese nella vera partita che si sta per aprire, quella con Bruxelles sulla flessibilità.

 

cesare damiano manifestazione cgil cesare damiano manifestazione cgil

Se davvero Renzi ha iniziato a credere che Bersani e i suoi si vogliano misurare al prossimo congresso del 2017, senza provocare una crisi di governo al buio, allora un’intesa appare non impossibile. Quale potrebbe essere questo «punto d’incontro » di cui parla il premier non è ancora chiaro. Al momento non si va più in là dell’ipotesi già ventilata di un listino da affiancare alla lista dei consiglieri regionali per indicare chi andrà a palazzo Madama.

 

Ieri Cesare Damiano, certo non un sostenitore interno di Renzi, ha invitato la minoranza ad accettare il compromesso: «La soluzione è quella del listino. Un’ipotesi che può trovare una larga convergenza e che ha trovato il sostegno autorevole di Luciano Violante». Un’altro a-renziano come Dario Ginefra l’ha sposata subito: «si puó e si deve trovar un’intesa che faccia progredire il testo in discussione e che tagli le ali ai falchi che si annidano da una parte e dall’altra ». Damiano e Ginefra danno voce a quello che pensa una gran parte dei parlamentari di mezzo, nè renziani né antirenziani, il corpaccione del partito che inizia a vivere con crescente insofferenza questa contrapposizione totale.

 

luciano violante luciano violante

Al momento da palazzo Chigi fanno sapere che l’ipotesi di un incontro Renzi-Bersani è quantomeno prematura. Che i toni sono stati troppo accesi per pensare che possa finire a tarallucci e vino con un faccia a faccia. Ma la pace alla fine, si fa con i nemici. E Renzi al Senato non se ne può permettere troppi.

 

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