1.GUARDATELO BENE IL DUCETTO DI RIGNANO. IERI È ANDATO ALLA RAINBOW DI LORETO, AZIENDA DI ANIMAZIONE, E GLI HANNO ORGANIZZATO UNA BELLA FESTA CON TANTI BAMBINI CHE AGITAVANO IL TRICOLORE. LA RAPPRESENTAZIONE PLASTICA DEL PARTITO DELLA NAZIONE
2. MA QUESTE ELEZIONI REGIONALI NON SEGNERANNO L’ESORDIO DI QUESTO PARTITO, CHE COMUNQUE VADA È LONTANO DAL 41% DELLE EUROPEE. LA FESTA L’HA ROVINATA ROSY BINDI CON L’AGGUATO DI IERI SU VINCENZINO DE LUCA MARCHIATO COME “IMPRESENTABILE”
3. RENZI DICE CHE QUESTA MOSSA PUÒ CONSEGNARE LA CAMPANIA A CALDORO, MA LA SUA VERA PAURA È CHE LA SCENEGGIATA DELL’ANTIMAFIA SOFFI SUL VENTO DELL’ASTENSIONE E DEL VOTO DI PROTESTA, CON EFFETTI DEVASTANTI IN LIGURIA E ANCHE NELL'UMBRIA
4. IL REDIVIVO SILVIO BERLUSCONI: “SE DOMENICA SERA FINISCE 4-3, RENZI DEVE ANDARE A CASA COME FECE D’ALEMA DA PREMIER. LUI HA UNA BULIMIA DI POTERE PREOCCUPANTE”

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1.È UNA VENDETTA POLITICA COSÌ CI FA CONSEGNARE LA CAMPANIA AI COSENTINO”

Francesco Bei per “la Repubblica

 

Questa davvero non se l’aspettava. Matteo Renzi è una furia per l’inserimento a sorpresa di Enzo De Luca tra gli “impresentabili” delle elezioni. Non un oscuro candidato di una delle tante liste civiche, ma uno dei sette candidati presidenti del partito democratico alle elezioni. Il cui nome viene rivelato proprio nel giorno in cui — ancora ieri mattina — il premier spendeva la sua faccia per scommettere che «nessuno, nessuno di loro verrà eletto: sono quasi tutti espressioni di piccole liste civiche».

Renzi con bambina Renzi con bambina

 

Così, dopo una stoccata in pubblico a Rosy Bindi da Ancona, con i suoi il presidente del consiglio sfoga tutta la sua rabbia per una mossa che può mettere a repentaglio il risultato finale. «Siamo in presenza di un fatto enorme: una vendetta politica della presidente dell’Antimafia a 24 ore dal voto. Un agguato istituzionale, squallido ». Parole pesantissime, che parlano di uno strappo senza rimedi dentro il Pd.

 

Raccontano che il premier, nelle sue telefonate a Roma, sia incontenibile. «Questa mossa può consegnare la Campania ai Cesaro e ai Cosentino. Ce lo meritiamo Berlusconi! Rischiamo di far vincere la regione a quelli a cui abbiamo dovuto commissariare la sanità casertana. Ma la Bindi e quelli che la difendono se ne rendono conto?».

 

Andrea Ceccherini Matteo Renzi Bagnaia Andrea Ceccherini Matteo Renzi Bagnaia

Già, perché Renzi comincia a credere che anche questo colpo a sorpresa, in qualche modo, sia da inserire in una strategia più ampia. Che vede impegnati tutti i leader della minoranza, da Bersani a Cuperlo, per metterlo alle corde. La prova è che «quando qualcuno ha criticato la Bindi, subito è arrivata la difesa di Bersani e degli altri: è ovvio no? È il delitto perfetto». Il delitto perfetto, quello che non lascia tracce.

 

ROSY BINDI E ANNA MARGHERITA MIOTTO CON LE PALLINE DI GOMMA ROSY BINDI E ANNA MARGHERITA MIOTTO CON LE PALLINE DI GOMMA

 Un renziano di ferro come Roberto Giachetti dà voce al sospetto che si alimenta a palazzo Chigi e al Nazareno: «Ognuno di loro spara con l’arma che ha disposizione, carica dalla sua postazione: Bindi con l’Antimafia, Enrico Letta con il libro, la Camusso invitando la Cgil a votare scheda bianca in Veneto. L’obiettivo congiunto è quello di vendicarsi per essere stati messi fuori gioco. Cercano di ammazzare il partito grazie al quale hanno avuti cariche e onori. Perché non mi risulta che la Bindi sia diventata presidente dell’Antimafia per aver vinto un concorso».

 

Renzi nelle sue conversazioni private aggiunge un ragionamento. Che la dice lunga sulla sua vicinanza ai candidati in campo. E sulla mancata renzianizzazione del partito sul territorio. «Paita, Moretti, De Luca, Emiliano e gli altri candidati — fa notare — mica li ho scelti io, sono stati scelti con le primarie. Ci vogliamo ripensare? Benissimo, apriamo un dibattito. Ma intanto in campo ci sono loro».

 

MATTEO RENZI E VINCENZO DE LUCA MATTEO RENZI E VINCENZO DE LUCA

Ma è chiaro che ora è De Luca nel mirino. Oltretutto, ricordano nel “giglio magico”, è finito nella lista nera per un presunto reato che sarebbe stato commesso diciassette anni fa e per il quale è ancora in attesa di una sentenza di primo grado. Avendo nel frattempo fatto il sindaco di Salerno per due mandati. La prescrizione, spiegano, per De Luca era arrivata nel 2012 e l’allora sindaco vi rinunciò volontariamente per andare a processo.

 

Tutto questo si dice nei circoli renziani, eppure il cruccio vero, paradossalmente, non riguarda tanto la Campania. Nella convinzione che per De Luca, alla fine, la polemica contro Bindi potrebbe persino rivelarsi utile. Il vero timore concerne invece l’atteggiamento degli elettori di centrosinistra nelle altre regioni, in particolare in Liguria. La paura è che la polemica contro De Luca, nelle ultime ore prima del voto — proprio quelle in cui la maggioranza degli elettori matura la sua decisione — possa gonfiare il vento nelle vele dei 5 Stelle e di Salvini. Un vento che già soffia impetuoso.

 

MATTEO RENZI E VINCENZO DE LUCA MATTEO RENZI E VINCENZO DE LUCA

«Questa bufera — sussurra preoccupato Matteo Ricci, che ad Ancona ha chiuso insieme a Renzi la campagna per Ceriscioli — oggettivamente può rafforzare l’astensionismo e il voto di protesta». Proprio i due “mostri” contro cui Renzi ha puntato la sua campagna elettorale.

 

Nelle regioni rosse, soprattutto la Liguria e l’Umbria (ovvero dove il centrodestra si presenta unito), il rischio di svegliarsi lunedì mattina con una brutta sorpresa c’è. Ma sotto la Lanterna i democratici avanzano anche altri ragionamenti. Se in Liguria la campagna contro gli “impresentabili” facesse crescere molto i 5 Stelle, sarebbero voti tolti non al Pd ma a Luca Pastorino e, in parte, a Giovanni Toti. Essendo la Paita avanti solo di qualche punto, in teoria un’avanzata grillina alla fine potrebbe risultare utile. Sembrano concetti autoconsolatori, ma a poche ore dal voto — nella giornata del silenzio elettorale — sono tutto quello che resta.

 

 

2. BERLUSCONI: CON UN 4-3 IL PREMIER?VADA A CASA COME FECE D’ALEMA

Francesco Maesano per “La Stampa

 

Dietro le quinte non è così ottimista per questa sua ennesima tornata elettorale, ma di fronte alle telecamere Berlusconi sfoggia la leggerezza di sempre e insieme quella fede incrollabile in se stesso, nelle proprie capacità di ripartire: «Mi sento un outsider. Mi avevano messo fuori, il mio è un ritorno in politica», diceva ieri sera a Enrico Mentana.

silvio berlusconi fotografato da bruno vespa silvio berlusconi fotografato da bruno vespa

 

?«Anche stavolta – ragiona Berlusconi a voce alta – potrebbe riverificarsi la situazione del 2000, quando D’Alema fu costretto dai suoi a dimettersi dopo aver perso le regionali». E nel dirlo sembra una preghiera, più che una previsione. Per il leader di Forza Italia la corsa del suo partito si fa «in Veneto, Campania e Liguria. Ma anche in Umbria. Mi sono strabiliato per l’ordine e la pulizia di Assisi. I fiori, le siepi, le rose rosse e bianche. Meglio della Svizzera. E tutto senza addizionali Irpef». ?

 

Poi il caso De Luca: «Io sono garantista, e questo vale anche per i candidati del centrosinistra. Mi domando però che senso abbia avuto candidare uno come lui che se eletto sarà dichiarato decaduto. Ha iniziato diverse cose a Salerno ma non ne ha portata a termine neanche una. È un professionista della politica», chiosa. E se gli si fa notare che da quel punto di vista neanche lui sia all’inizio della carriera risponde: «Renzi fa politica da più anni di me e non ha mai conosciuto il mondo del lavoro».?

 

silvio berlusconi fotografato da bruno vespa silvio berlusconi fotografato da bruno vespa

Quello col premier resta un rapporto complesso, ambivalente. «Nel Nazareno non c’era un contratto con dei punti da rispettare. C’era un metodo. Quando Renzi l’ha tradito ho capito che carattere abbia. Ha una bulimia per il potere preoccupante». Rifare il Nazareno? «No, il segretario del Pd è un uomo di sinistra e la sinistra non potrà mai mettere in pratica l’equazione del benessere», il mantra liberista che va ripetendo da qualche mese sulla riduzione delle tasse.?

 

Vede fosco Berlusconi quando gli ricordano che ormai l’Italicum è cosa fatta: «Il doppio turno previsto dall’Italicum per noi è esiziale». Ma quando gli si chiede di esprimere una preferenza in un eventuale ballottaggio tra Renzi e Di Maio si sottrae malvolentieri, quasi vorrebbe alzare la paletta, ma alla fine si contiene: «Decisione difficile. Non saprei dire su due piedi. Ce la diciamo telefonandoci», scherza col direttore del TgLa7».

silvio berlusconi borsalino giovanni toti 3 silvio berlusconi borsalino giovanni toti 3

 

Il front man del centrodestra «non sarò io – ribadisce – e con Salvini ho uno splendido rapporto. Lui è un grande comunicatore, sono sicuro che farà parte della grande casa dei moderati. Per scegliere il nuovo leader le primarie sono uno strumento utile, ma occorre prima una legge per normarle».?

 

ANTONIO DE MAGISTRIS E STEFANO CALDORO ANTONIO DE MAGISTRIS E STEFANO CALDORO

 

 

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