LA GUERRA DEL MARE - IL GIUDIZIO DELLA CORTE SULL’ESPANSIONISMO CINESE DOVREBBE ESSERE VINCOLANTE, MA NON C'È MECCANISMO PER FARLO APPLICARE - PECHINO PRETENDE DI CONTROLLARE LE ACQUE LUNGO LA QUALE OGNI ANNO PASSANO 5 MILA MILIARDI DI DOLLARI DI MERCI E MATERIE PRIME. E NEI CUI FONDALI SI VALUTA CHE SI TROVINO RISORSE NATURALI PER 11 MILIARDI DI BARILI DI PETROLIO E MIGLIAIA DI MILIARDI DI METRI CUBI DI GAS

L’ambasciatore cinese in Italia: “È deplorevole che il Tribunale arbitrale, non tenendo conto del fatto che la Cina e le Filippine avessero già optato per il ricorso ai negoziati per risolvere le loro dispute, abbia forzato la propria giurisdizione processuale ed esecutiva, violando gravemente sia la Unclos che il diritto della Cina” -

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1 - «LA CINA NON HA DIRITTI SULLE ISOLE CONTESE» LO SCHIAFFO DELL' ONU, LA RABBIA DI PECHINO

Guido Santevecchi per il “Corriere della Sera”

 

LA CINA E LE ISOLE CONTESE LA CINA E LE ISOLE CONTESE

«La Cina non ha diritti storici di sovranità sul Mar Cinese meridionale e molte sue azioni hanno violato la legalità internazionale». Con questo verdetto emesso all'unanimità da cinque giudici dell' Onu Pechino esce sconfitta, dichiarata fuorilegge, nella sua strategia di occupazione di milioni di chilometri quadrati di oceano e di centinaia di isole, isolotti, scogli, barriere coralline e secche che sono molto più vicini alle coste di altri Paesi come Filippine, Vietnam, Malesia, Brunei, Taiwan.

 

Il giudizio pronunciato all' Aia dalla Corte permanente di arbitrato sulla Legge del Mare dà il primo altolà all' espansionismo cinese e appoggia le Filippine, che avevano sollevato il caso nel 2013. La Cina rifiuta di riconoscere la decisione. «Non accetteremo alcuna proposta o azione contro la nostra sovranità basata sul cosiddetto arbitrato», ha detto il presidente Xi Jinping incontrando a Pechino i rappresentanti Ue Donald Tusk e Jean-Claude Juncker.

 

ISOLE CONTESE TRA CINA E FILIPPINE ISOLE CONTESE TRA CINA E FILIPPINE

La crisi è iniziata quando i cinesi si sono impadroniti nel 2012 di Scarborough Shoal, una serie di scogli di fronte alle Filippine che Pechino ha definito «isole» puntando a far valere una zona di controllo di 200 miglia dal loro centro. Il possesso nazionale di uno scoglio invece ne concede solo 12.

 

Scarborough, ha deciso la Corte Onu, è solo un insieme di scogli che nessun uomo ha mai abitato e non appartengono ai cinesi. Quindi Pechino con la sua azione aggressiva ha violato il diritto. E non sono isole, per la Legge del Mare, nemmeno quelle sette, artificiali, costruite con colate di cemento tra secche e scogli dal genio cinese nell'arcipelago delle Spratly, come una Grande muraglia oceanica.

 

ISOLE CONTESE TRA CINA E FILIPPINE ISOLE CONTESE TRA CINA E FILIPPINE

Il pronunciamento dell' Aia è basato sulla Unclos, «United Nations Convention on the Law of the Sea», sottoscritta anche dai cinesi nel 1996, che prevede un arbitrato dei giudici Onu in caso di contenzioso sollevato da un Paese. Il giudizio della Corte è (dovrebbe essere) vincolante, ma non c'è meccanismo per farlo applicare.

 

Pechino continua a sostenere la «storicità» della sua «irrinunciabile sovranità» in base a una mappa sulla quale il governo nazionalista di Chiang Kai-shek, dopo la fine della Seconda guerra mondiale, aveva tracciato nove tratti di penna. Quella «linea dei nove tratti» comprende gli arcipelaghi delle Paracel e Spratly (Xisha e Nansha in mandarino) e racchiude il 90% degli oltre tre milioni di chilometri quadrati del Mar Cinese meridionale, una via d' acqua lungo la quale ogni anno passano 5 mila miliardi di dollari di merci e materie prime. E nei cui fondali si valuta che si trovino risorse naturali per 11 miliardi di barili di petrolio e migliaia di miliardi di metri cubi di gas.

paracel isole contese tra vietnam e cina paracel isole contese tra vietnam e cina

 

Moderata la prima reazione dei vincitori. Il ministro degli Esteri filippino Perfecto Yasay dice che è una pietra miliare, ma aggiunge subito: «Siamo per una soluzione pacifica». A Manila c' è stata qualche festa di piazza, con lacrime e bandiere nazionali.

Già ieri mattina i giornali cinesi erano dominati da titoli come «L' arbitrato è nullo», piazzato dal China Daily su una grande foto di Woody Island (Yongxing in mandarino), una delle isole delle Paracel controllate dall' esercito di Pechino e rivendicate dal Vietnam.

 

La foto mostra un aeroporto costruito a Woody dal genio militare. Viene citata una frase del presidente Xi: «Nessun Paese straniero deve aspettarsi che la Cina possa mandar giù l' amarezza di un danno alla nostra sovranità, ai nostri interessi di sicurezza e sviluppo».

Gli Usa, alleati militari delle Filippine, dicono che la sentenza Onu è un contributo a una soluzione pacifica. Il Pentagono però ha inviato alcune unità della US Navy tra Scarborough e l' arcipelago delle Spratly, con la portaerei USS Ronald Reagan che fornisce copertura. Nei giorni scorsi tre flotte cinesi hanno svolto esercitazioni a fuoco alle Paracel.

ISOLE CONTESE CINA GIAPPONE ISOLE CONTESE CINA GIAPPONE

 

Gli analisti del Csis, Center for Strategic and International Studies, sostengono che, senza un intervento deciso, nel 2030 il mare a Sud della Cina sarà «di fatto un lago cinese». Nel 2030 i cinesi avranno anche un numero di portaerei sufficiente a rendere impotenti gli altri Paesi che si affacciano su quel tratto di oceano. Xi Jinping ha assicurato che Pechino e Washington sono troppo responsabili e legate da interessi economici per scivolare in un conflitto. Ma un incidente è sempre possibile. Il colonnello cinese Liu Mingfu, teorico militare, ha detto al New Yok Times : «Solo gli ingenui pensano che una guerra non ci sarà mai».

johnson south reef mar cinese meridionale dopo johnson south reef mar cinese meridionale dopo

 

2 - «VI SPIEGO PERCHÉ NON ACCETTIAMO QUESTO VERDETTO»

Lettera di Li Ruiyu, ambasciatore della Repubblica popolare cinese in Italia, al “Corriere della Sera”

 

L' arbitrato sulla questione del Mar Cinese meridionale danneggia la pace e la stabilità nella regione. L' uso di un antico detto cinese, «gli alberi desiderano la quiete ma il vento non si ferma», è piuttosto appropriato per descrivere la situazione odierna nel Mar Cinese meridionale. La pace e la stabilità nella regione sono di grande interesse per la Cina ed è quanto auspica la stragrande maggioranza dei Paesi rivieraschi. Tuttavia, l'arbitrato avviato dalle Filippine sulla questione e il comportamento di istigazione di alcuni Paesi extraregionali hanno agitato il Mar Cinese meridionale.

 

johnson south reef mar cinese meridionale prima johnson south reef mar cinese meridionale prima

Il 12 luglio il Tribunale arbitrale, costituitosi su richiesta unilaterale delle Filippine, ha reso pubblica la propria decisione. Tale arbitrato è sin dall'inizio illegale. In primo luogo, si contravviene agli accordi già raggiunti tra Cina e Filippine. Sin dal 1995, le due parti si sono espresse attraverso dichiarazioni bilaterali per la soluzione negoziale, prescritta pure dalla Dichiarazione sulla condotta delle parti nel Mar Cinese meridionale firmata nel 2002 da Cina e Paesi Asean incluse le Filippine, la quale stabilisce chiaramente come le dispute territoriali debbano essere risolte in maniera pacifica tramite il ricorso a negoziati amichevoli. Nel 2011 le Filippine hanno pubblicato insieme con la Cina una dichiarazione congiunta che confermava la stessa soluzione negoziale.

XI JINPING GIOCA A CALCIO XI JINPING GIOCA A CALCIO

 

Secondo, si violano le disposizioni della Convenzione Onu sul diritto del mare (Unclos). L'arbitrato riguarda la sovranità territoriale e la delimitazione delle acque territoriali. Il tema territoriale rientra tra gli ambiti regolati dal diritto consuetudinario internazionale e non dalla Unclos. Quanto alla delimitazione delle acque territoriali, nel 2006 la Cina, come una trentina di altri Paesi, ha escluso procedure cogenti per la soluzione di contese del genere.

 

È deplorevole che il Tribunale arbitrale, non tenendo conto del fatto che la Cina e le Filippine avessero già optato per il ricorso ai negoziati per risolvere le loro dispute, abbia forzato la propria giurisdizione processuale ed esecutiva, violando gravemente sia la Unclos che il diritto della Cina, come Stato sovrano e Paese aderente alla Unclos, di scegliere autonomamente le modalità per la soluzione delle dispute, facendo carta straccia delle dichiarazioni di eccezione.

 

obama jinping xi spratly isole obama jinping xi spratly isole

L' arbitrato ha negato nei fatti il diritto di disporre liberamente delle procedure di soluzione di cui godono gli Stati firmatari. È per questi motivi che la Cina non accetta l' arbitrato, non vi prende parte e non ne riconosce l' esito. E questo a tutela dell' autorità del diritto internazionale e della stessa integrità della Unclos.

 

Queste problematiche emergono dagli anni 70 del Novecento, quando alcuni Paesi, come le Filippine, violando la Carta dell' Onu e i principi fondamentali delle relazioni internazionali, hanno iniziato ad occupare illegalmente isole e scogliere dell' arcipelago del Mar Cinese meridionale. Invece il governo cinese è stato il primo a proporre e sostenere una politica che «metta da parte le dispute e persegua lo sviluppo congiunto», sostenendo il ricorso a negoziati per risolvere le dispute.

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Queste sono politiche fondamentali cinesi per una soluzione della questione, oltre che una seria promessa. La decisione dell' arbitrato non cambierà la storia né la realtà di fatto: la sovranità sull' arcipelago in questione appartiene alla Cina, non influenzerà la volontà con la quale la Cina difenderà la propria sovranità e i propri diritti marittimi, né le suddette politiche.

 

 

 

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