1. BELL’E PRONTA LA GRANDE AMMUINA SUL DUELLO ROBLEDO-BRUTI LIBERATI
Francesco Bonazzi per Dagospia
L’importante è non farsi male. Come alla fine quasi sempre accade tra magistrati, anche il duello rusticano tra Alfredo Robledo ed Edmondo Bruti Liberati finirà in un sostanziale pareggio. Con il Csm orientato a una totale composizione salomonica, magari dando formalmente ragione al primo, e con entrambi “convinti” a cambiare aria. In modo che al vertice della procura di Milano torni quella pace suprema tanto apprezzata da Giorgio Napolitano, che presiede anche l’organo di Palazzo dei Marescialli.
CAMERA ARDENTE DI GERARDO DAMBROSIO ALFREDO ROBLEDO
La vittoria ai punti di ieri, in commissione, non deve illudere più di tanto l’aggiunto Robledo, che in fondo è pur sempre il denunciante, anche se larga parte della stampa era riuscita a trasformarlo nell’accusato. La toga napoletana, un tempo vicino a Mi, la corrente più garantista della magistratura associata, per ora ha avuto ragione su quattro punti: la carenza di motivazioni nella non assegnazione da parte del capo del Ruby Uno e il “mancato coinvolgimento formale” nel Ruby Due, nel Ruby Ter e nell’inchiesta sul San Raffaele di Milano.
Stiamo parlando di robetta come Silvio Berlusconi e della buon’anima di don Verzè, tanto per capirsi. E lasciamo perdere i miliardi in campo su quelle inchieste.
Solo che già il giorno dopo il parere della commissione incarichi direttivi, nei corridoi del sinedrio delle toghe, si parla di Inciucione. O di Ammuina. “Finirà in chiacchiere”, avverte un pezzo grosso del Csm. “Qui nessuno deve farsi male, c’è già stato troppo casino”, riassume una toga centrista. “Napolitano è stato chiaro…”, si lascia scappare un membro laico stimatissimo al Colle.
PROCURATORE BRUTI LIBERATI CON ZIA
Già, ma come si fa a costruire una specie di pareggio a reti inviolate dopo che i giocatori se le sono date di santa ragione e si sono segnati un po’ di gol? Beh, siamo la patria del diritto (fumoso) mica per nulla e la Ragion di Stato l’abbiamo inventata noi.
Bruti Liberati chiede a Fini se può smerdare il Cainano
In aula, il Csm può fare quello che vuole. Ma storicamente, specie per questo Consiglio che sta scadendo, le decisioni “coraggiose”, o semplicemente “eterodosse”, sono una vera rarità. Al momento tutti scommettono per l’assoluzione di Bruti Liberati e per la non censura di Robledo.
Intervento di Giorgio Napolitano
E nell’ansia di troncare e sopire, potrebbe perfino essere il nuovo Csm, che verrà votato ai primi di luglio, a gestire l’ultimo pezzo di una partita che nessuno, a Roma come nelle correnti di Md, Unicost ed Mi, vuole che si giochi più.
Il pronostico delle votazioni del 6 luglio, per altro, è incertissimo. E Magistratura democratica (seconda forza uscente dietro Unicost), corrente della quale Bruti e’ storico leader, con la creazione di “Area” ha preferito fare un grande cartellone con Verdi e Movimenti per rendere meno tracciabile un risultato che si annuncia deludente.
A Milano, comunque, non resterà nessuno dei due procuratori.
Michele Vietti Don Verze Barbara e Silvio Berlusconi
Bruti e Robledo scadono, casualmente sempre nei prossimi mesi, e non verranno rinnovati. Il primo può addirittura andarsene in pensione. Mentre Robledo, da napoletano bibliofilo e bon vivant, se c’è il mare va quasi ovunque. L’importante, per lui, è che gli diano ragione nella sostanza.
2. IL CSM CENSURA BRUTI - VERSO IL RICAMBIO ALLA PROCURA DI MILANO
Silvia Barocci per “Il Messaggero”
Il procuratore capo di Milano, Edmondo Bruti Liberati, avrebbe dovuto motivare meglio l’assegnazione del caso Ruby a Ilda Boccassini, che nella prima fase avvenne «solo verbalmente» e successivamente fu confermata «con provvedimento formale privo tuttavia di motivazione». Non solo. Bruti Liberati avrebbe dovuto mettere in atto un «formale coinvolgimento» del suo aggiunto, Alfredo Robledo, responsabile del Dipartimento che si occupa dei reati contro la pubblica amministrazione, anche nel caso delle successive inchieste Ruby bis e Ruby ter (che vedono Berlusconi indagato per corruzione in atti giudiziari).
E altrettanto dicasi per l’inchiesta sul San Raffaele, quando emersero episodi di corruzione. La settima commissione del Csm - competente sull’organizzazione degli uffici giudiziari - distribuisce (perliminari) torti e ragioni nella vicenda scaturita dall’esposto di Robledo contro Bruti Liberati, al quale l’aggiunto contesta irregolarità nell’assegnazione di indagini delicate.
I RILIEVI
La relazione, scritta dal consigliere Giuseppina Casella, si conclude con una serie di rilievi. I quali, tuttavia, non hanno comportato «conseguenze pregiudizievoli per le indagini». E dunque, come assicurato anche dal procuratore generale di Milano Manlio Minale nella sua audizione, «la risposta impersonale dell’ufficio è stata tempestiva ed efficiente».
Risultato: la settima commissione chiude la sua istruttoria non constatando violazioni nell’organizzazione dell’ufficio, ma muovendo alcuni rilievi critici e, soprattutto, inviando tutte le carte ai titolari dell’azione disciplinare - pg della Cassazione e ministro della Giustizia - perché provvedano a far luce sulle altre circostanze emerse. In particolare, sulle inchieste Sea ed Expo, dal «ritardo nella trasmissione del fascicolo» da parte del procuratore capo, all’«inerzia di Robledo a sollecitare» quegli atti, al presunto doppio pedinamento, fino alla «prospettata messa a rischio delle indagini (sull’Expo, ndr) per effetto delle trasmissioni degli atti al Csm» da parte di Robledo.
GLI EFFETTI
Ma quali saranno le conseguenze di questo iniziale pronunciamento delle commissioni del Csm? (L’altra, che può disporre trasferimenti d’ufficio per incompatibilità ambientale, chiuderà giovedì prossimo). Essenzialmente due: Bruti Liberati e Robledo rischiano un’azione discipinare. E, al di là delle sanzioni, è quasi scontato che si andrà al ricambio dei vertici della procura di Milano. Sia la settima che la prima commissione, infatti, invieranno gli atti alla quinta, competente per gli incarichi direttivi, che sta per valutare le riconferme di Bruti Liberati e di Robledo.
Insomma, la volontà di chiudere presto la pratica sullo scontro nella procura di Milano non è affatto scontata. O meglio, se, come sembra, il 18 giugno il plenum di Palazzo dei Marescialli approverà entrambe le relazioni, sarà il nuovo Csm, che si insedierà alla fine di luglio, a dover mettere un punto su una vicenda che rischia di lasciare pesanti strascichi nel palazzo di giustizia di Milano.