INCASINATI SU TUTTO - SPACCATO IL TERZO POLO, DIVISI I TIPINI FINI: I RISULTATI ELETTORALI SCONFORTANTI PREANNUNCIANO UNA RESA DEI CONTI SIA TRA RUTELLONE, PIERFURBY E GIANFRY, SIA ALL’INTERNO DI (SENZA) FUTURO & LIBERTÀ - I BOCCHINIANI SPINGONO ADDIRITTURA PER ACCORDI CON DE MAGISTRIS E PISAPIA, PROVOCANDO IL FUGGI FUGGI DI RONCHI E URSO (PERSINO BALDASSARRI STAREBBE PER TORNARE NELL’OVILE BERLUSCONIANO) - OGGI IL VERTICE, MA LA LINEA È SCONTATA: “MANI LIBERE AI BALLOTTAGGI”…


Carmelo Lopapa per \"la Repubblica\"

Casini e Fini

Passa la linea delle mani libere. Fini, Casini e Rutelli l´annunceranno oggi al termine del vertice in programma coi due candidati sindaci di Milano (Manfredi Palmeri) e Napoli (Raimondo Pasquino). Passa la linea del «nessun aiuto al berlusconismo al tramonto». E chi si muoverà diversamente, sarà considerato fuori da Fli, è il messaggio all´indirizzo di Andrea Ronchi e Adolfo Urso già schierati con Moratti e Lettieri.

I due non si scompongono, confermano la loro «coerenza» col centrodestra, anche a costo di essere fuori da Fli. Potrebbero seguirli, fuori dai gruppi parlamentari, Giuseppe Scalia alla Camera e Mario Baldassarri (più combattuto) al Senato. La Russa lascia intendere di avere appuntamento con i due domani a Milano. Gli interessati smentiscono. Ma il quadro ormai si va ricomponendo all´ombra del Pdl.

«Noi fuori da Fli? Sono i dirigenti che hanno tradito il progetto originario - spiega l´ex ministro Ronchi a fine giornata - I risultati elettorali che hanno raccolto sono devastanti, da prefisso telefonico, in giro per l\'Italia». Non è più dirigente del partito di Fini, dunque? «Io sono Andrea Ronchi, mi sono dimesso da ministro per coerenza con le mie idee e per la stessa coerenza oggi vado per la mia strada, che è quella del centrodestra, sostenendo la Moratti. Non potrei mai stare con Pisapia o De Magistris».

Fini Casini Rutelli

E conclude: «Oggi occorre chiarezza, la storia delle mani libere è inaccettabile, come lo è un fantomatico polo terzo o una scelta fasciocomunista. Non accetto lezioni da chi ha ottenuto l´uno o il tre per cento, quando non meno. Preferisco rendere conto alle centinaia di elettori che in queste ore sostengono la mia, di scelta». Che è identica a quella annunciata al Tg2 della sera da Adolfo Urso: «Siamo di centrodestra, sosteniamo i candidati di centrodestra ai ballottaggi».

BOcchino e Granata

D´altronde, sembra che in Campania anche il dirigente Udc Ciriaco De Mita e i suoi fedelissimi non ne vogliano sentire di De Magistris. «Ognuno ha i suoi De Mita, almeno lui è dotato di pensiero politico complesso» commenta sarcastico Fabio Granata a proposito dell´uscita quasi scontata di Ronchi e Urso. La parola d´ordine tuttavia in Fli è evitare l´espulsione e gli eventuali imbarazzanti paragoni con quanto accaduto un anno fa.

ADOLFO URSO

Il dibattito, nel lungo vertice convocato da Fini in mattinata con Bocchino, Della Vedova, Briguglio, Perina, Granata, Menia è acceso, sui ballottaggi. Nel chiuso della presidenza sembra prevalere la linea di Briguglio e di Granata, di chi sostiene che bisognerebbe schierarsi, presentare una piattaforma e perfino entrare in giunta con Pisapia e De Magistris. Il presidente della Camera spiega ai suoi che «il dato politico di rilievo è aver contribuito alla crisi del blocco berlusconiano»: ora bisogna attenersi alla linea terzista del nuovo polo, «che è un ombrello ma anche una gabbia».

ANDREA RONCHI

Ma non si può fare diversamente, dice, Casini avrebbe difficoltà a tenere l´Udc campano in trincea con De Magistris. Dibattito che si farà ancora più acceso qualche ora dopo quando Bocchino riunisce la segreteria politica composta da dirigenti non parlamentari. L´assemblea si spacca, gli uomini di Urso vorrebbero aiutare i candidati Pdl. Poi il documento salomonico. In attesa del vertice di oggi, Casini conferma l´indirizzo: «Gli elettori sono maggiorenni e vaccinati e non hanno bisogno di \"Bignami\" per il voto. Ognuno farà la sua scelta». E a Verdini che ironizza sui loro voti, replica che «se fossi in lui mi preoccuperei per il Pdl: noi arriviamo al 7, vuol dire che alle politiche valiamo il 10».