JE SUIS TROP RICHE – CHARLIE HEBDO SI SCOPRE IMPROVVISAMENTE RICCO E E LITIGA SUL FUTURO – L’IDEA DI TRASFORMARE IL GIORNALE IN UNA COOPERATIVA NON PIACE A TUTTI – SEMPRE DIFFICILE TROVARE DISEGNATORI


di Luana De Micco per “Il Fatto Quotidiano

 

   I fratelli Kouachi non sono riusciti a uccidere Charlie Hebdo. Viene da chiedersi ora se non ci riusciranno invece il denaro e la paura che i kalashnikov hanno portato con sé. Il denaro, innanzi tutto. Si parla di una ventina di milioni di euro. Una cifra da capogiro per una redazione abituata a vivere squattrinata.

 

FUNERALI PER LE VITTIME DELLA STRAGE A CHARLIE HEBDO

   “Come sempre quando ci sono troppo soldi, il sistema rischia di esplodere. Bisognerà vigilare perché non succeda, ma l’unità della redazione è minacciata”, ha confidato al Fatto il redattore Patrick Pelloux. Il numero con Maometto che piange è stato venduto a più di 7 milioni di copie invece delle solite 24mila, mentre gli 8mila abbonati sono diventati 240mila. I 12-15 milioni ricavati serviranno a far vivere il giornale. Quanto ai 4,2 milioni di doni saranno versati alle famiglie delle vittime degli attentati. Fin qui tutti d’accordo.

 

Gli attriti nascono quando si pone il problema della distribuzione del capitale. Prima della strage in cui è rimasto ucciso, l’ex direttore Charb deteneva il 40% delle azioni del giornale, alla pari con l’attuale direttore, Riss. Il restante 20% appartiene al direttore finanziario Eric Portheault. I due hanno proposto la quota di Charb al disegnatore Luz, che ha rifiutato.

 

FUNERALI TIGNOUS - CHARLIE HEBDO

Anche lui, come la maggior parte dei disegnatori e redattori di Charlie, vorrebbe infatti una nuova gestione per il giornale e propone di costituire una cooperativa: “Una formula che era già in dibattito con Charb. Ma poiché non c’erano soldi, la questione era rimasta in sospeso. La cooperativa farebbe del giornale un oggetto collettivo. È il modo migliore per garantirne la continuità”, sostiene Pelloux. Ma sembra che Riss non sia disposto a cedere la sua quota. E Portheault si è già detto contrario al principio che la cooperativa detenga la totalità delle azioni.

 

copertina charlie hebdo

Dura dunque la vita del nuovo, ricco, Charlie. E poi c’è la paura. Riunire intorno al giornale nuove penne e matite non è facile. L’algerino Ali Dilem non si è tirato indietro, ma lui già vive da anni sotto minaccia. “Gli altri disegnatori rifiutano di lavorare con noi perché hanno paura”, dice Pelloux. Per adesso è l’altro noto giornale satirico francese, Le Canard Enchainé, a “prestare ” rinforzi: “Oltre a Petillon, che ha collaborato in quest’ultimo numero, dovrebbero prestarci altri disegnatori. La cosa rischia di prolungarsi”.

 

Resta da sapere quanto venderà il nuovo numero che è in edicola da mercoledì scorso, con il cagnolino che corre disegnato sempre da Luz, autore anche del profeta con la lacrimuccia. Si riparte con 2,5 milioni di copie, ma le folle non si accalcano più nelle edicole. Ieri a Parigi, il nuovo Charlie era comunque introvabile a Belleville e al Beauboug. Mentre in place de la République due turisti si fotografavano con una delle poche copie ancora in circolazione nel quartiere. Ma l’accoglienza è stata fredda nei quartieri più chic.

LILA MASCOT CHARLIE HEBDO

 

Dalla redazione di Charlie non avanzano cifre. Il distributore MLP fa notare che la “domanda degli edicolanti è continua, segno che l’interesse c’è”. Ma ora bisogna tornare a fare i conti, anche con la realtà.