MA QUALI ELEZIONI ANTICIPATE! - DITE A RENZI CHE A GIUGNO NON SI VOTA. LA LEGISLATURA ARRIVA AL 2018 - E PENSARE CHE RENZI HA FATTO GIURARE (GIURARE FISICAMENTE) A GENTILONI DI ANDARE AL VOTO ANTICIPATO DOPO IL G7 DI TAORMINA - LA NOSTRA LISTA DEI MINISTRI: DA REALACCI A ZANETTI -


 

Dagonota

GENTILONI RENZI MATTARELLA

 

Il sospetto s’insinua gradualmente. Ma a Matteo Renzi l’idea che il tandem Mattarella-Gentiloni gli abbiano dato una sòla comincia a farsi largo. E pensare che negli incontri a Palazzo Chigi aveva fatto giurare “fisicamente” a Paolo che si sarebbe votato a giugno. E Paolo aveva giurato, ben sapendo che non era quella l’intenzione sua e del Colle.

 

E non ci voleva molto per capire che le elezioni anticipate erano solo la scusa per far sloggiare il Ducetto, e ridurlo alla condizione di disoccupato (così potrà verificare sulla sua pelle come funziona il Jobs Act).

TRUMP

 

Il G-7 di Taormina è fissato per il 26 e 27 maggio prossimi. Ne consegue che se davvero si dovesse votare a giugno, i Grandi della Terra si troverebbero di fronte Parlamento sciolto, un premier italiano dimissionario e nel bel mezzo di una campagna elettorale che si preannuncia violenta: visto che si dovrebbe votare con il sistema proporzionale.

 

Un’immagine pessima dell’Italia che verrebbe rimbalzata in tutto il mondo: deve aver pensato Mattarella. Così, ha fatto finta di assecondare le richieste di Renzi, ben sapendo che nessun governo nasce con la scadenza prefissata. In più, se si scavalla giugno, arriva il “generale vacanza”, e non si vota mai in estate.

AULA MONTECITORIO

 

A settembre, poi, iniziano i lavori per la sessione di bilancio, con relativa manovra per i conti pubblici del 2018, che dovrà contenere anche il taglio dell’Irpef. E si arriva così, zitti zitti, alla scadenza naturale della legislatura. Con buona pace del vitalizio dei neo parlamentari, che scatta a settembre 2017.

 

Ed ecco la lista di ministri che Gentiloni avrebbe già concordato con Mattarella:

 

Interni MINNITI

 

Agricoltura ZANETTI

 

Esteri ALFANO

 

Economia PADOAN

 

Giustizia ORLANDO

 

Difesa PINOTTI

 

Infrastrutture e Trasporti DELRIO

 

Sviluppo Economico CALENDA

 

Istruzione ROSATO

 

Salute LORENZIN

 

Funzione Pubblica BRESSA

 

Rapporti con il Parlamento GUERINI

 

Lavoro BELLANOVA

 

Beni culturali FRANCESCHINI

 

Famiglia GALLETTI

 

Ambiente REALACCI

 

Da cui, se ne deduce che Maria Elena Boschi perde le multi poltrone. Ma non solo. Un governo a chiara trazione post democristiana. Alla Funzione pubblica, per esempio, viene promosso ministro quello che con Renzi era sottosegretario agli Affari regionali.

Gianclaudio Bressa

 

Un incarico per il quale Gianclaudio Bressa verrà ricordato per una citazione: “Io credo che uno dei grandi pensatori del secolo scorso, anche se ampiamente sottovalutato, sia stato Jim Morrison, leader dei Doors. In un’occasione lui ebbe modo di dire una frase molto forte, ma molto bella: ‘Non esiste la verità, ci sono solo storie'". Peccato che frase sia di Jim Harrison, scrittore e autore americano contemporaneo.

 

TERESA BELLANOVA

Guerini lascia la vicesegreteria Pd per approdare ai Rapporti con il Parlamento (anche lui viene dalla tradizione Dc, fede Marcora). Mentre al Lavoro approda Teresa Bellanova al posto di Poletti. Ex sindacalista Cgil, Teresa è sottosegretario allo Sviluppo economico. Ma da sempre la sinistra del partito chiedeva per lei un upgrade.

 

ettore rosato

Si salva Gianluca Galletti: lascia l’Ambiente per conquistare il ministero della Famiglia: così Pierferdinando Casini è accontentato. Mentre in quota Franceschini, Ettore Rosato lascia la poltrona di capogruppo Pd alla Camera e approda al ministero della Pubblica istruzione, al posto di Stefania Giannini.

 

ENRICO ZANETTI

Alla fine, Verdini ottiene una vittoria a metà. Enrico Zanetti, vice ministro dell’Economia e leader di Sciolta Civica, conquista un ministero di spesa com’è l’Agricoltura. E visto che Sciolta ed Ala sono alleati, Denis può intestarsi la partita. In compenso, nessun verdiniano approda ad un ministero: aspettano la scorpacciata dei sottosegretari.

 

E per non trovarsi più a gestire le rogne dell'immigrazione, Alfano trasloca agli esteri e Marco Minniti atterra sul Viminale (dov'è stato viceministro). 

ALFANO GENTILONI
lorenzin e il fertility day

 

 

 

 

 

MARCO MINNITI