DI MAIO TRIVELLA LE TRIVELLE NEL MAR IONIO: “STOP PER TRE ANNI” - L’EMENDAMENTO MESSO A PUNTO DAL MINISTERO DELLO SVILUPPO ECONOMICO IMPONE LA SOSPENSIONE AI PERMESSI DI RICERCA PER IDROCARBURI GIÀ CONCESSI E ALLE RICHIESTE ANCORA PENDENTI – IL MISE AVEVA ADDOSSATO LA "COLPA" PER LE AUTORIZZAZIONI RILASCIATE AL PRECEDENTE GOVERNO

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Da corriere.it

Il Mise ha messo a punto un emendamento `blocca-trivelle´ al Dl Semplificazioni che prevede, per un «termine massimo di tre anni», la sospensione dei «permessi di prospezione e di ricerca già rilasciati, nonché i procedimenti per il rilascio di nuovi permessi di prospezione o di ricerca o di coltivazione di idrocarburi. Grazie a tale moratoria, sarà impedito il rilascio di circa 36 titoli attualmente pendenti, compresi i tre permessi rilasciati nel mar Ionio». Lo annuncia il Mise in una nota.

 

I 36 permessi congelati

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I permessi congelati dovrebbero essere in tutto 36, come ha specificato il sottosegretario allo sviluppo con delega all’energia Davide Crippa. Nel documento, che dovrà passare anche al vaglio della commissione affari costituzionali, si afferma che «le attivita’ upstream non rivestono carattere strategico e di pubblica utilita’, urgenza e indifferibilita’». Si tratta di una indicazione che «rientra pienamente nel programma del Governo del Cambiamento orientato alla decarbonizzazione, con la sostituzione di petrolio e derivati e l’utilizzo delle fonti rinnovabili per il raggiungimento della sostenibilita’ e dell’indipendenza del sistema energetico nazionale».

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Idrocarburi in mare

I permessi sono stati aggiudicati ad alcune società che stanno cercando idrocarburi in tutto l’Adriatico e anche nello Ionio; la notizia, diffusa dal parlamentare dei Verdi Angelo Bonelli aveva colto in contropiede il governo che si era sempre schierato contro le perforazioni in mare e in particolare contro il metodio del cosiddetto «air gun» che invece sembra essere stato autorizzato in questa occasione. Il ministro dello sviluppo economico aveva addossato la «colpa» per le autorizzazioni rilasciate al precedente governo; il via libera faceva comunque seguito a una valutazione di impatto ambientale che aveva avuto esito positivo. L’intero tratto di mare tra l’Italia e i Balcani ha risvegliato da anni l’interesse delle società petrolifere; ma mentre la grecia e i paesi della ex Yugoslavia hanno aperto la porta agli investitori stranieri, l’Italia nonostante il fallimento del referendum «no triv» del 2017 ha mantenuto una linea molto prudente .

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