MARÒ CHE PAESE! PROCESSATE MONTI PER MILLANTATA CREDIBILITÀ

Feltri fa a pezzi Montimer: Latorre e Girone fottuti in un sol botto dagli indiani e dall’esecu¬tivo tecnico che prima si è vantato di aver tenuto in Italia i marò e poi li ha scaricati - Uno sputtanamento senza precedenti: l’avesse fatto il Cav., avrebbero richiesto la sua fucilazione cautelare…

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Vittorio Feltri per Il Giornale

Massimiliano Latorre e Salvatore GironeMassimiliano Latorre e Salvatore Girone

Non c'è niente di più facile che prendere in giro i militari. Lo dimostra la vicenda surreale dei due marò, Massimiliano Latorre e Salvatore Girone. I quali furono imbarcati per difendere una nave italiana dai pirati. In acque internazionali, una notte, si avvicina al nostro bastimento un barcone non identificato. Cosa sia successo in quei momenti di concitazione, non si sa. È un fatto che i marò, allertati, sparano.

I DUE MARO GIRONE E LATORREI DUE MARO GIRONE E LATORRE

Chiunque avrebbe agito così. Peccato che un paio di uomini su quella barca rimangano fulminati. Pirati? Pescatori? Il comandante della nave non profitta del¬la circostanza di trovarsi in ac¬que extraterritoriali per inverti¬re la rotta, come chiunque avrebbe scelto di fare, ma ab¬bocca a un invito subdolo degli indiani: «Venite in porto per espletare delle pratiche buro¬cratiche ».

SALVATORE GIRONE E MASSIMO LATORRESALVATORE GIRONE E MASSIMO LATORRE

Altro che pratiche. I soldati italiani vengono sollecitati a scendere con un inganno: arre-stati. E questa è la prima clamo¬rosa presa in giro. Le autorità lo¬cali compiono u¬na serie di peri¬zie senza nemmeno interpella¬re i difensori dei militari. Che so¬no accusati di omicidio pluri¬mo. Prove? Zero. Ma nel nostro Paese, avvezzo a una giustizia diciamo pure non perfetta, nes¬suno alza la voce. Solo qualche borbottio. La nostra diploma¬zia si agita un po', mica tanto, ma non riesce a convincere gli indiani- che a fare gli indiani so¬no bravissimi - a restituirci La¬torre e Girone affinché siano giudicati, come regola impor¬rebbe, in Italia.

TERZI E MAROTERZI E MARO

Trascorrono mesi e mesi du¬rante i quali si è fatto di tutto per perdere tempo. E arriva Natale. La Farnesina compie un mira¬colo: ottiene che ai marò sia concesso di rimpatriare, alcuni giorni di licenza. A una condi¬zione: scaduto il permesso, i si¬gnori imputati di omicidio plu¬rimo sono obbligati a tornare in India e a mettersi a disposizio¬ne dei giudici. I patti sono rispet¬tati, benché i motivi per romper¬li non mancassero: per esem¬pio, la serie di porcherie com¬messe dagli indiani allo scopo di incastrare i due povericristi.

VIGNETTA BENNY DA LIBERO VICENDA DEI DUE MARO MONTI E TERZI DESTINAZIONE INDIAVIGNETTA BENNY DA LIBERO VICENDA DEI DUE MARO MONTI E TERZI DESTINAZIONE INDIA

Ed eccoci alle elezioni antici¬pate, 24-25 febbraio. Nuova li¬cenza, addirittura di un mese, accordata a Latorre e Girone. Già. Il voto è sacro. Fulmine a ciel sereno: il governo annunci¬a che i militari non saranno re¬stituiti agli indiani perché que¬sti ne hanno combinate di ogni colore e non meritano che l'Ita¬lia mantenga la parola data. Esultanza del nostro popolo ol¬tr¬e che dei marò e dei loro fami¬liari, ignari che si trattasse di uno scherzo. Perfino il pre¬mier, Mario Monti, partecipa ai festeggiamenti, facendosi foto¬grafare tra i due soldati liberati e contenti.

MARIO MONTI GIULIO TERZI DI SANTAGATAMARIO MONTI GIULIO TERZI DI SANTAGATA

Un'istantanea storica che simboleggia il riscatto naziona¬le dopo le figuracce del passato dovute ai comportamenti ec¬centrici di Silvio Berlusconi. Il Professore è osannato: ci ha re-stituito la credibilità internazio¬nale perduta a causa dei cucù e delle corna del Cavaliere. Ap¬plausi. I governanti in scaden¬za gonfiano il petto in attesa di ricevere medaglie al valore mo¬rale, civile, forse anche milita¬re.

Questione di giorni, e si sco¬pre che era una messinscena: un gioco sulla pelle di due cri-stiani innocenti, usati, poiché non contano nulla, quali baloc¬chi per consentire al presidente del Consiglio di fare una fotogra¬fia ricordo da appendere in sa¬lotto. In effetti, Latorre e Giro¬ne, convocati dalle superiori au¬torità di casa nostra, apprendo¬no una notizia sconvolgente: ca¬ri ragazzi, non diteci che aveva¬te bevu¬to la barzelletta della vo¬stra permanenza in Patria. Suv¬via, basta con le burle.

Adesso ci fate la cortesia di rientrare in In¬dia, buoni buoni, in maniera che gli indiani possano conti¬nuare a fare gli indiani ovvero vi processino. Ma siate sereni. Non vi stiamo abbandonando. Al contrario, vi rassicuriamo: non verrete condannati a mor¬te. Quindi vi conviene ubbidire agli ordini. Si dà il caso che il no¬stro ambasciatore, anziché tela¬re dall'India, sia rimasto laggiù, cosicché, se vi rifiutaste di rag¬giungerlo in fretta, egli rischie-rebbe di essere ingabbiato al po¬sto vostro. Ora, comprenderete che un diplomatico è un diplo¬matico, mica possiamo sacrifi¬carlo per agevolare voi. Giusto?

VITTORIO FELTRIVITTORIO FELTRI

Giustissimo. Tanto più che i marò non avranno la pena capi¬tale. Pensate che culo. Se la cave¬ranno con 30 anni di reclusio¬ne, che in confronto all'eterno riposo sono una bazzecola. Ma anche questa era una balla. Per¬ch¬é un ministro indiano si affret¬ta a precisare che la condanna a morte non è tramontata. Imma¬ginate la gioia dei militari e dei loro cari, mogli, figli, genitori.

Ho raccontato per filo e per se¬gno, ma con parole mie,l'assur¬da disavventura di Latorre e Gi¬rone, sfottuti a sangue in un sol botto dagli indiani e dall'esecu¬tivo tecnico italiano. Un prima¬to ineguagliabile. Grazie al qua¬le abbiamo la certezza che la millantata credibilità interna¬zionale di Monti in realtà è uno sputtanamento mondiale sen¬za precedenti. D'ora in poi chiunque avrà il diritto di sper¬nacchiare il governo sobrio al¬meno fino al 31 gennaio 2213. Ci sarebbe da ridere se non ci fosse di mezzo la vita di due ani¬me pulite, quelle dei marò, cal¬pestati e umiliati da gente che, oltretutto, si dà un sacco di arie.

STAFFEN DE MISTURA E SIGNORASTAFFEN DE MISTURA E SIGNORA

Mi domando che cosa sareb¬be accaduto se il descritto episo¬dio si fosse svolto ai tempi in cui a Palazzo Chigi c'era Berlusco¬ni. Non ho fantasia sufficiente per figurarmi le reazioni dei de¬trattori del centrodestra e del suo leader. Del quale come mi¬nimo sarebbe stato richiesto l'arresto e la detenzione. Peg¬gio: la fucilazione cautelare... I rossi, i viola e gli arancioni avrebbero occupato, oltre alle Camere, qualsiasi piazza della penisola. Santoro, Floris, For¬migli, Lerner e forse anche la Gruber avrebbero organizzato cinque puntate consecutive dei loro programmi televisivi per costringere il premier a crepare di vergogna. Una gogna media¬ti¬ca a oltranza che avrebbe por¬tato alle dimissioni di tutti i mi¬nistri ( la cui responsabilità è col¬legiale) e anche dei deputati e senatori e consiglieri regionali azzurri dalle Alpi alla Sicilia.

Con un editto firmato chissà da chi, gli iscritti al Pdl sarebbe¬ro stati interdetti dai pubblici uf¬fici. Dell'Utri, incalzato dalla Giustizia del popolo, sarebbe stato impiccato sull'albero più alto di una nave della Marina per vendicare i marò in modo acconcio. La Carfagna rapata a zero. La Brambilla denudata in piazza Navona e fatta sbranare da una muta di beagle digiuni da una settimana. La caccia al berlusconiano, in deroga al ca¬lendario venatorio in vigore, sa¬rebbe stata aperta l'anno intero per un lustro, giusto il tempo per eliminare chiunque si sia di¬sonorato votando anche solo una volta gli impresentabili. Ma chi avrebbe selezionato gli impresentabili? Ovvio. Lucia Annunziata.

 

 

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