MARCELLO AL MACELLO - LA PROCURA DI PALERMO CHIEDE LA CONFISCA E IL SEQUESTRO DI TUTTI I BENI DI DELL’UTRI - IL PATRIMONIO DI DON MARCELLO E’ RAMIFICATO ANCHE IN UNA SERIE DI SOCIETÀ DELLA GALASSIA FININVEST


Riccardo Arena per “la Stampa”

 

La condanna, la fuga in Libano, la cattura, l’estradizione. Non bastava il carcere, per Marcello Dell’Utri, con un «fine pena» fissato nel 2021: la Procura di Palermo ha avviato infatti il procedimento per applicargli una misura di prevenzione. Obiettivo finale, il sequestro e la confisca di tutti i beni dell’ex delfino di Silvio Berlusconi, riconosciuto colpevole di concorso in associazione mafiosa e con una condanna a 7 anni da scontare.

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La misura di prevenzione è una conseguenza proprio della sentenza di colpevolezza, divenuta definitiva il 9 maggio, con la pronuncia (la seconda, dopo un annullamento con rinvio) della Cassazione. Passata in giudicato la sentenza, con cui l’ex manager di Publitalia è stato riconosciuto un trait d’union tra la mafia e l’amico Silvio, il passaggio obbligato è la misura, che è innanzitutto di tipo personale: a pena espiata, quando l’ex senatore avrà ottant’anni, se il tribunale di Palermo accoglierà la richiesta, Dell’Utri non potrà muoversi da una città in cui fisserà la «dimora», dovrà rincasare entro le 20 e non uscire prima delle 7.

 

SAVIANO PUBBLICA UNA FOTO DI DELL UTRI E SCAJOLA

Ma il problema più serio per lui è sicuramente la misura patrimoniale, l’aggressione di beni che la Direzione investigativa antimafia ha già avviato, andando a cercare nei forzieri di decine di società, quote azionarie, titoli di credito, conti. Non tutti, ovviamente, intestati direttamente al co-fondatore di Forza Italia. E questo rende ancora più complicato il compito dei detective specializzati, tutti finanzieri in servizio alla Dia, sguinzagliati dal procuratore aggiunto di Palermo Dino Petralia e dal sostituto Gery Ferrara.

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Il patrimonio di Dell’Utri è considerato ingente e con interessi ben diffusi in una serie di società della galassia Fininvest: benché fosse sotto indagine da un ventennio, secondo i primi accertamenti, sarebbero stati trovati una serie di beni direttamente o indirettamente riferibili a lui. Ma il lavoro è complicatissimo, anche perché molte società non hanno sede in Italia.

Così come avviene per tutti gli associati mafiosi o per i «concorrenti esterni», la filosofia di base è la presunzione che il possesso e l’acquisizione di beni siano stati resi possibili da Cosa nostra e siano dunque frutto di traffici illeciti e attività illegali. Inoltre si valuta la presunta sproporzione tra il volume dei redditi leciti e il valore dei beni acquisiti.

Marcello Dell Utri

Marcello Dell’Utri è in carcere, a Parma: alla fine dello scorso mese di marzo, come rivelò in anteprima La Stampa, in vista della decisione finale della Cassazione, fissata per il 15 aprile, fuggì a Beirut. Era in compagnia del figlio Marco e spiegò poi di essere andato lì per curarsi. Il 12 aprile fu rintracciato e arrestato. Dalla scorsa estate è in Italia, a scontare la pena.

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