1. BANG! BANG! DE BORTOLI SPUTTANA LA CORDATA DI RENZI PER MONTEPASCHI. L'EX DIRETTORE SUL 'CORRIERE' LA DEFINISCE “UN’OPACA VICENDA BANCARIA”, IN CUI ALL'AD VIOLA VIENE ANTICIPATO IL LICENZIAMENTO CON UN SMS DI CARRAI. CHE C'ENTRA IL FACCENDIERE DI RENZI? 
2. AL SUO POSTO ARRIVA MARCO MORELLI, GIA' IN MPS ED IDEATORE DELL'OPERAZIONE ''FRESH'' PER L'ACQUISTO DEL MAXI BIDONE ANTONVENETA (10 MILIARDI CHE HANNO AFFONDATO LA BANCA), AUTORIZZATA NEL 2007 DAL DIRETTORE GENERALE DEL TESORO, VITTORIO GRILLI
3. GUARDA CASO ORA VITTORIO GRILLI E' IL CAPO DI JP MORGAN IN EUROPA, CHE GUIDA L'AUMENTO DI CAPITALE MPS. DOVE AL VERTICE HA IMPOSTO MORELLI. SARA' SOLO UN CASO?
 

Condividi questo articolo


Ferruccio De Bortoli per il “Corriere della Sera”

 

Sono giornate decisive per il futuro del sistema bancario italiano. Discussioni private molto accese, ed è un eufemismo. Dibattito pubblico pressoché assente.

 

jpmorgan dimon renzi padoan jpmorgan dimon renzi padoan

Dobbiamo tutti augurarci che il Monte Paschi risolva finalmente i suoi problemi di ricapitalizzazione e di sistemazione dei crediti in sofferenza, che le quattro good bank (Marche, Ferrara, Chieti, Etruria) trovino un compratore, che il fondo Atlante completi il salvataggio degli istituti veneti e non solo.

 

Naturale che il governo sia impegnato al massimo nel promuovere una soluzione privata. Un intervento pubblico, per la normativa europea, penalizzerebbe azionisti e obbligazionisti subordinati e non. Il senso di responsabilità nazionale non ci impedisce, anzi ci impone, di avanzare qualche scomoda questione. Le modalità con cui è stato cambiato il vertice a Siena avrebbero scatenato, in altri tempi, forti polemiche.

 

MASSIMO TONONI MASSIMO TONONI

Cominciamo da una telefonata. È il 7 settembre. Il ministro dell' Economia Padoan, su incarico di Renzi, chiama il presidente Massimo Tononi, per dirgli «da ambasciatore» di licenziare l' amministratore delegato Fabrizio Viola. Il Tesoro ha solo il 4 per cento della banca quotata in Borsa.

 

Tononi non gradisce la procedura irrituale e qualche giorno dopo si dimetterà. Fa presenti le difficoltà di trovare - nelle condizioni particolari in cui versa la banca che pure oggi guadagna - un sostituto. Il ministro gli dice che il nome c' è già. È Marco Morelli, professionista molto apprezzato ma con un passato nell' istituto senese .

 

Gli organi societari, in questa circostanza, sono ridotti a soprammobili. Gli altri azionisti non contano nulla. L' incarico al cacciatore di teste, una finta.

 

La forzatura è figlia di un accordo tra il governo e la banca americana Jp Morgan del quale non sappiamo nulla.

 

Vittorio Umberto Grilli e Alessandra Ferruccio Vittorio Umberto Grilli e Alessandra Ferruccio

Renzi incontra a pranzo a palazzo Chigi il numero uno Jamie Dimon su sollecitazione di Claudio Costamagna, presente l' ex ministro Vittorio Grilli, oggi in Jp Morgan. Una delle più grandi banche d' investimento mondiali promette di impegnarsi nell' aumento di capitale di Siena, nella concessione di un finanziamento ponte (bridge financing) finalizzato alla successiva cartolarizzazione dei crediti in sofferenza (non performing loans) .

 

Agli americani Viola non piace, preferiscono Morelli che ha lavorato con loro. La Bce non gradisce la sostituzione.

 

L' amministratore delegato uscente, peraltro, aveva appreso della sua sostituzione da un sms scrittogli da Marco Carrai, non si sa a quale titolo interessato alla vicenda.

 

fabrizio viola fabrizio viola

Può darsi che la proposta di Jp Morgan, con Mediobanca in un ruolo minore, sia l' unica percorribile. Ma visto l' attivismo di Renzi e Padoan, se dovesse fallire coinvolgerebbe l' intero governo, complicando la soluzione B (capitale pubblico) che pure si sta studiando. Quali sono gli accordi allora? E qui la vicenda si complica. E si fa oscura. Al momento non risulterebbe firmato alcun contratto tra Mps e Jp Morgan per il prestito e la cartolarizzazione. Particolare curioso. Solo un pre underwriting agreement , e solo per l' aumento di capitale: poco più di una stretta di mano. Il successo dell' aumento di capitale (cinque miliardi) comporterebbe per Jp Morgan una commissione del 4,75 per cento che sia Tononi sia Viola hanno giudicato elevata.

 

Ma sono i crediti in sofferenza posti a garanzia, e la loro messa sul mercato attraverso cartolarizzazioni a sollevare non poche perplessità. In sintesi, l' operazione è questa.

marco carrai marco carrai

Mps cede 9 miliardi di sofferenze nette su 28 lorde. Svalutandole in bilancio, prima della cessione, si crea un ammanco di capitale che va coperto. A fronte della cessione di 9 miliardi di sofferenze, Mps dovrebbe ottenere 7,6 miliardi, di cui 1,6 da Atlante e 5 da Jp Morgan come prestito ponte per 18 mesi.

 

Il prestito guidato da Jp Morgan però sarebbe concesso con la garanzia di tutti i non performing loans .

 

Se qualcosa dovesse andare storto, la banca d' affari si prenderebbe tutti i 28 miliardi a un prezzo effettivo di 18 centesimi contro i 33 riconosciuti alla banca, di cui 27 pagati subito. Il margine di guadagno potenziale sarebbe elevatissimo. E Atlante, cui partecipano 69 istituzioni italiane, compresa la Cassa depositi e prestiti con i soldi del nostro risparmio postale, perderebbe tutto.

 

MARCO MORELLI1 MARCO MORELLI1

Non solo. Jp Morgan, per fare una valutazione delle sofferenze ai fini del prestito, ha incaricato Italfondiario del gruppo americano Fortress mettendo in discussione la scelta fatta da Atlante che si è affidato a Fonspa. Qui si pone anche un duplice rischio. Il primo che Italfondiario fornisca una valutazione dei crediti in sofferenza inferiore a quella garantita ad Atlante, a tutto vantaggio delle banche creditrici, soprattutto Jp Morgan. Il secondo che si formi una posizione dominante visto che Italfondiario non si limiterebbe, come Fonspa, alla valutazione dei crediti, ma è anche il principale operatore nella gestione e nella riscossione.

 

Tutto ciò sarebbe in contrasto con il memorandum of understanding siglato da Mps con Quaestio, ovvero Atlante, e reso pubblico, che prevede «concorrenza e trasparenza» nella gestione di un mercato delle sofferenze che avrà dimensioni colossali.

L\'affamato Vittorio Grilli L\'affamato Vittorio Grilli

 

Con l' indebolirsi delle grandi banche d' investimento europee (Deutsche Bank è il caso più clamoroso), le istituzioni americane hanno gioco facile. Ne ha parlato ieri su queste colonne Lucrezia Reichlin.

 

Muovono capitali ingenti, arruolano ex capi di governo e ministri. Jp Morgan è istituzione seria. Ma un po' più di trasparenza nei rapporti con il governo e nella ristrutturazione del capitale Mps appare opportuna, specie tenendo conto che la banca americana sarà impegnata anche nell' aumento di Unicredit.

 

FABIO GALLIA CLAUDIO COSTAMAGNA FABIO GALLIA CLAUDIO COSTAMAGNA

Tra i tanti dubbi che questo caso solleva, ci rimane da capire quali consigli darà Jp Morgan alla sua clientela nello scegliere tra i titoli dei due istituti, Mps e Unicredit. E se poi, nello sbrogliare la matassa di Siena, non avrà alcun ruolo chi confezionò, in Jp Morgan, ai tempi di Mussari e Vigni, il famoso, o meglio famigerato, strumento finanziario «Fresh» per l' acquisto da parte di Mps di Antonveneta.

 

Uno strumento complicatissimo che permise alla Fondazione Monte Paschi di mantenere il controllo a Siena, però con soldi a debito. Operazione che ottenne l' avallo dello stesso Grilli, allora direttore generale del Tesoro con supervisione delle Fondazioni.

I guai cominciarono lì. La memoria del Paese è corta.

 

Quella di risparmiatori, azionisti e lavoratori delle tante banche coinvolte un po' meno. Rinfrescarla fa bene a tutti.

 

 

Condividi questo articolo

ultimi Dagoreport

DAGOREPORT L’INTELLIGENCE DI USA E IRAN HANNO UN PROBLEMA: NETANYAHU - L'OPERAZIONE “TERRORISTICA” CON CUI IL MOSSAD HA ELIMINATO IL GENERALE DELLE GUARDIE RIVOLUZIONARIE IRANIANE NELL'AMBASCIATA IRANIANA A DAMASCO E LA SUCCESSIVA TENSIONE CON TEHERAN NON È SPUNTATA PER CASO: È SERVITA AL PREMIER ISRAELIANO A "OSCURARE" TEMPORANEAMENTE LA MATTANZA NELLA STRISCIA DI GAZA, CHE TANTO HA DANNEGGIATO L'IMMAGINE DI ISRAELE IN MEZZO MONDO - NETANYAHU HA UN FUTURO POLITICO (ED EVITA LA GALERA) SOLO FINCHÉ LA GUERRA E LO STATO D'ALLARME PROSEGUONO...

DAGOREPORT – BIDEN HA DATO ORDINE ALL'INTELLIGENCE DELLA CIA CHE LA GUERRA IN UCRAINA DEVE FINIRE ENTRO AGOSTO, DI SICURO PRIMA DEL 5 NOVEMBRE, DATA DEL VOTO PRESIDENZIALE AMERICANO - LO SCENARIO E' QUESTO: L’ARMATA RUSSA AVANZERÀ ULTERIORMENTE IN TERRITORIO UCRAINO, IL CONGRESSO USA APPROVERÀ GLI AIUTI MILITARI A KIEV, QUINDI PUTIN IMPORRÀ DI FARE UN PASSO INDIETRO. APPARECCHIATA LA TREGUA, FUORI ZELENSKY CON NUOVE ELEZIONI (PUTIN NON LO VUOLE AL TAVOLO DELLA PACE), RESTERA' DA SCIOGLIERE IL NODO DELL'UCRAINA NELLA NATO, INACCETTABILE PER MOSCA – NON SOLO 55 MILA MORTI E CRISI ECONOMICA: PUTIN VUOLE CHIUDERE PRESTO IL CONFLITTO, PER NON DIVENTARE UN VASSALLO DI XI JINPING... 

FLASH! - FACILE FARE I PATRIOTI CON LE CHIAPPE ALTRUI – INDOVINATE CHE AUTO GUIDA ADOLFO URSO, IL MINISTRO CHE PER DIFENDERE L'ITALIANITÀ HA “COSTRETTO” ALFA ROMEO A CAMBIARE NOME DA “MILANO” A “JUNIOR”? UN PRODOTTO DELL’INDUSTRIA MADE IN ITALY? MACCHÉ: NELLA SUA DICHIARAZIONE PATRIMONIALE, SPUNTANO UNA VOLKSWAGEN T-CROSS E UNA MENO RECENTE (MA SOSTENIBILE) TOYOTA DI INIZIO MILLENNIO. VEDIAMO IL LATO POSITIVO: ALMENO NON SONO DEL MARCHIO CINESE DONFGENG, A CUI VUOLE SPALANCARE LE PORTE...

DAGOREPORT – ANCHE I DRAGHI, OGNI TANTO, COMMETTONO UN ERRORE. SBAGLIÒ NEL 2022 CON LA CIECA CORSA AL COLLE, E SBAGLIA OGGI A DARE FIN TROPPO ADITO, CON LE USCITE PUBBLICHE, ALLE CONTINUE VOCI CHE LO DANNO IN CORSA PER LA PRESIDENZA DELLA COMMISSIONE EUROPEA - CHIAMATO DA URSULA PER REALIZZARE UN DOSSIER SULLA COMPETITIVITÀ DELL’UNIONE EUROPEA, IL COMPITO DI ILLUSTRARLO TOCCAVA A LEI. “MARIOPIO” INVECE NON HA RESISTITO ALLE SIRENE DEI MEDIA, CHE TANTO LO INCENSANO, ED È SALITO IN CATTEDRA SQUADERNANDO I DIFETTI DELL’UNIONE E LE NECESSARIE RIFORME, OFFRENDOSI COME L'UOMO SALVA-EUROPA - UN GRAVE ERRORE DI OPPORTUNITÀ POLITICA (LO STESSO MACRON NON L’HA PRESA BENE) - IL DESTINO DI DRAGHI È NELLE MANI DI MACRON, SCHOLZ E TUSK. SE DOPO IL 9 GIUGNO...