MEGLIO DEL FILM DI SORRENTINO! - "UN GIORNO IN PRETURA" IERI E' RITORNATO IN PRIMA SERATA CON IL MEGLIO E IL PEGGIO DEL BUNGA BUNGA: ESCORT, SESSO, COCAINA, CASE PAGATE, FESTINI, TACCHI BASSI PER NON FAR SFIGURARE IL BANANA, STARRING TARANTINI, PATRIZIA D'ADDARIO, BARBARA MONREALE, SABINA BEGAN, ETC. - L'IMPERDIBILE VIDEO DEL PROCESSO

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Non mancano le circostanze esilaranti, come quella che una sera vide Tarantini dileguarsi dopo avere scaricato le ragazze dal padrone di casa, che si vide costretto, a quel punto, a ospitarle in una stanza da letto comunicante con la sua. Lui si convince di averle conquistate, ma una di loro chiese ''Chi paga, tu o lui?"...

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1. VIDEO - PATRIZIA D'ADDARIO E IL PRINCIPE AZZURRO - UN GIORNO IN PRETURA DEL 12/12/2015 - IOANA VISAN, NICOLE MINETTI

 

 

 

2. D' ADDARIO, BEGAN & C. IN DIRETTA DAL LETTONE DI PAPI: "CHI PAGA?"

Daniela Ranieri per ''il Fatto Quotidiano''

 

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Il genere è misto: feuilleton, B-movie anni '70, saggio antropologico e attendibile ancorché sconfortante compendio psichiatrico-politico sull' ultimo scorcio di seconda Repubblica.

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Lo speciale di Un giorno in pretura dedicato al processo Tarantini - che si è concluso con la condanna dell' imprenditore pugliese per induzione e sfruttamento della prostituzione al fine di ottenere favori, tra gli altri, dall' utilizzatore finale Silvio B. - è la prova che il serbatoio narrativo che è stato il berlusconismo è infinito, e le sue puntate (stasera su Rai 3 la quinta) aprono uno squarcio nell' umana commedia e nel mondo in cui con voluttuoso cupio dissolvi entrò lui stesso all' apogeo della sua fortuna.

 

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È il mondo in cui traffichini di provincia arrivano vicinissimo al potere, o quantomeno al potere di ricatto, accedendo alle residenze lussuose del padrone d' Italia; in cui gli autisti si chiamano "driver" e trasportano ragazze dall' aeroporto a Palazzo Grazioli, mezzo dépendance del governo mezzo alcova privata; in cui le stesse ragazze, pagate per fare "presenza" e "serata", si ritrovano scaraventate dall' universo dell'"immagine" (la parola più usata nel processo dopo "il Presidente"), anche televisiva, in casa di chi quel mondo lo ha inventato, come oltrepassare lo schermo scoprendo le reali dimensioni del Mago di Oz.

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AVANZI DI GALERA E RICATTATORI A PALAZZO

È questo il succo non giudiziario ma romanzesco del caso, e forse il motivo degli ascolti record, che, incredibilmente, hanno suscitato le proteste di B., lui che con gli ascolti ci campa. Tanto che tutta la questione che ci avvinse all' epoca, se cioè fosse giusto ficcare il naso nei costumi privati del per altro condannabile (e condannato) B., crolla davanti all' aspetto, si diceva, psico-politico della vicenda. Che non riguarda il moralismo di chi osserva, ma la necessaria influenza di tutta un' estetica sui destini di un uomo e del Paese che era chiamato a guidare.

 

L' immagine di B. che accoglie in casa ragazze a pattuglie di venti, somministrando loro canzoni, filmini su Forza Italia, spumante, barzellette e denaro, commuove ma non stupisce chi è alfabetizzato riguardo l' ethos, diciamo così, del personaggio; epperò il sentimento davanti a questo processo in cui, una volta tanto, B. non è imputato ma convitato di pietra, è quel terrore postumo che nella famosa leggenda fa stramazzare al suolo il cavaliere che apprende di aver appena attraversato il lago di Costanza ghiacciato.

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Perché il punto è sempre come sia stato possibile che un presidente del Consiglio permettesse ad avanzi di galera, magnaccia, spacciatori di coca, ricattatori, l' accesso a un palazzo privato sul cui balcone svettava però la bandiera italiana. E qualche brivido dà il fatto che Tarantini, per il quale "cocaina e ragazze erano la chiave di accesso ai piani alti della società", voleva candidarsi alle europee del 2009 attraverso Raffaelle Fitto e Elvira Savino (Pdl).

 

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E se da Un giorno in pretura è passata gente che ha fatto a pezzi il partner nella vasca da bagno, Pacciani, mafiosi nelle gabbie, questo romanzo d' appendice non è meno cruento nell' affidare a Patrizia D' Addario, Barbara Montereale, Sabina Began eccetera, il racconto della particolare concezione del potere del Nostro.

 

A essere cinici, tra drammi come quello della ragazza che temeva di prendersi delle malattie, non mancano le circostanze esilaranti, come quella che una sera vide Tarantini dileguarsi dopo avere scaricato le ragazze dal padrone di casa, che si vide costretto, a quel punto, a ospitarle in una stanza da letto comunicante con la sua.

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E lì deve aver attivato tutte le sue risorse mentali per convincersi che davvero si fossero invaghite di lui grazie al fascino e al dispiegamento propagandistico e non alla retribuzione che in un empito di buonsenso una di loro chiese a Tarantini di corrisponderle ("Chi paga, tu o lui?"). O pure quella per la quale il dress code imponeva alle ragazze tacchi bassi per "non mettere in imbarazzo il Presidente".

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LA POLITICA E LA LEGGE DI EROS E PRIAPO

Ma si tratta di dettagli mortificanti, pur troppo sottolineati dai pm in quello che a tratti sembra un processo della buon costume e invece è molto di più. Per la legge di Eros e Priapo (la cui statuina veniva fatta circolare dal capo durante i pranzi con le deputate), qui più che l' erotomania dell' uomo vale l' erotizzazione della sua figura politica, il fatto che le donne, a B. come al Duce, cadevano ai piedi per una questione di potere, che lui esercitava promettendo a ciascuna una vita migliore, finché la promessa non si rovesciò nel ricatto a suo danno.

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Voltandosi dietro a guardare il lago ghiacciato su cui siamo passati, poteva anche andare peggio. Valga per tutti il dramma di quella ragazza di buona famiglia che s' è vista la carriera di pittrice rovinata dalle cattive frequentazioni, tra cui quella col presidente del Consiglio. Con la differenza che a noi non basterà dire di non averlo mai frequentato.

 

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