Luca Bottura per “la Repubblica”
La presunzione della gauche più o meno caviar: se un leghista si esprime in italiano corrente, senza al contempo emettere sforzi di petto, partono i fuochi d' artificio. Accadde al Caporale quando rivelò che in gioventù, per rimorchiare al Leoncavallo, faceva il comunista. È successo a Bobo Maroni, il moderato che addentava le caviglie ai poliziotti ma prima (avveduto) si era fatto ritrarre su una panca mentre leggeva l' Unità . Sta capitando al presidente del Veneto, Luca Zaia. Che ieri, intervistato dal Giornale dei Giusti, ha pronunciato la frase: "Salvini stia sereno".
Dunque a breve dovrebbe sedersi prima in via Bellerio e poi a Palazzo Chigi. Nella sua carriera esistono due picchi rilevanti. Il primo è l' assunzione di un autista, così evita di farsi fotografare in autostrada ai 200 all' ora e dare la colpa ai limiti troppo cogenti. Il secondo è l' ingaggio del virologo Crisanti, il quale gli ha evitato di schiantarsi col Covid. Rispetto a Fontana, ne convengo, Eisenhower. Ma a buriana appena passata già Zaia staziona in tv e intima al suo salvatore di non andare in tv a fargli ombra. Uno senza il quale sarebbe ricordato come il tizio che accusava i cinesi di mangiare topi vivi.
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Insomma: per la "ola", almeno, aspetterei.