1. MENTRE IL VITUPERATO TRUMP ABBATTE LA TASSAZIONE SULLE IMPRESE AMERICANE AL 15% PER ACCELERARE LA CRESCITA, LA GRANDE ITALIA DEL “DEMOCRATICO” RENZI AFFONDA
2. FITCH CI HA DECLASSATI, ALITALIA E’ QUASI FALLITA, I GRANDI GRUPPI (DA UNICREDIT A GENERALI) SONO IN MANO AGLI STRANIERI, L’UE POTREBBE APRIRE UNA PROCEDURA PER SQUILIBRIO NEI CONTI, DISOCCUPAZIONE ALL'11,5% E 7,2 MILIONI DI CITTADINI IN POVERTA'
3. PERSO NELLA SUA PERSONALE LOTTA PER IL POTERE, TRA LA PRESA AL PD E LA SCALATA A PALAZZO CHIGI, IL DUCETTO DI RIGNANO NON HA CAPITO CHE C'E' UN PAESE CHE VA A RAMENGO...

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1 - RENZI SI SMARCA: CERCARE ALTRE STRADE

Carmelo Lopapa per “la Repubblica”

CARLO CALENDA MATTEO RENZI CARLO CALENDA MATTEO RENZI

 

Troppe porte sprangate sul caos Alitalia. Le chiusure opposte dal governo, il rigore di certi ministri - Carlo Calenda in particolare - rispetto a qualsiasi ipotesi di intervento, non sono state gradite affatto da Matteo Renzi. Per il Pd la compagnia non può fallire così. «Calma, la questione non può essere affrontata con questo approccio ideologico», dice ai suoi l' ex premier che conta domenica di tornare a indossare i panni del segretario Pd. Fino ad allora non aprirà bocca sulla crisi, dopo il referendum che due giorni fa ha bocciato anche l' ultimo piano di salvataggio e dopo il no di ieri del cda alla ricapitalizzazione.

 

alitalia alitalia

Guai a strumentalizzare a fini politici questa storia delicatissima, sulla quale si giocano i destini di 12 mila dipendenti, delle loro famiglie, per non contare le migliaia di potenziali "vittime" dell' indotto. Ma da lunedì il tema sarà in cima all'agenda del nuovo leader. Di una cosa Renzi si è intanto convinto in queste ore: Alitalia non può essere liquidata su due piedi. Il governo non potrà certo concedere aiuti in stile anni '80, l'Europa per altro non lo permetterebbe.

 

ALITALIA ETHIAD ALITALIA ETHIAD

Ma non si può nemmeno restare a subire passivamente lo smantellamento, i licenziamenti, la vendita. Non è escluso che a partire dal primo maggio la stessa segreteria Pd si faccia promotrice di una proposta o che sproni comunque il governo Gentiloni a intervenire, invitandolo a «pensare a tutte le soluzioni possibili». Niente a che fare con la nazionalizzazione della compagnia, va da sé, già esclusa dal ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, tra gli altri, e accantonata anche dagli uomini più vicini a Renzi. Sarebbe un approccio sbagliato, oltre che fuori dalle regole.

REFERENDUM ALITALIA REFERENDUM ALITALIA

 

Ma quella non è l'unica soluzione sul tappeto, viene anche ripetuto. Sebbene tra i dem non manchi chi, come il presidente Matteo Orfini («Situazione difficile, faremo il possibile») e tutta quell' area, sia più propenso a un intervento anche diretto. Sta di fatto che ieri sera il capogruppo pd alla Camera Ettore Rosato ha lanciato un messaggio chiaro: «Non lasceremo sole le famiglie, l'impegno del Pd è stare accanto a una grande azienda italiana, va cercata fino in fondo una soluzione».

 

Presa di posizione, quella della scuderia renziana, che stride con l'approccio tranchant del ministro allo Sviluppo: «Amministrazione straordinaria e poi in sei mesi vendita totale o parziale o liquidazione». Calenda è considerato l'ideologo della linea ultra liberale del governo.

 

REFERENDUM ALITALIA1 REFERENDUM ALITALIA1

A lui viene imputata tra l'altro l'esclusione dal tavolo delle trattative su Alitalia della viceministra allo Sviluppo Teresa Bellanova, renziana doc certo, ma anche ex sindacalista dalla collaudata esperienza che forse - questa la tesi - avrebbe avuto la "sensibilità" necessaria per sedere a quel tavolo. Ma così non è stato. Ora i tempi dei tavoli sono finiti, ma per Renzi e il "suo" Pd la partita non è chiusa del tutto.

 

2 - TASSA UNICA AL 15% PER LE IMPRESE LA RICETTA DI TRUMP PER LA CRESCITA

Francesco Semprini per “la Stampa”

trump mangia mcdonalds trump mangia mcdonalds

 

Abbattere la tassazione sulle imprese americane al 15% per accelerare la crescita, rilanciare i consumi, aumentare la base imponibile e in ultima istanza rimettere a posto i conti pubblici. È questo lo schema che Donald Trump ha in mente per fare «l'America grande di nuovo» sul fronte economico e industriale. Uno schema che non manca di sollevare obiezioni e preoccupazioni per il rischio di aggravare ulteriormente il già pronunciato indebitamento, pur di finanziare l'audace piano fiscale.

 

trump ha anche recitato in una pubblicita di mcdonalds. trump ha anche recitato in una pubblicita di mcdonalds.

L'ufficializzazione giungerà oggi con un annuncio con cui il Presidente intende tener fede alle promesse fatte in campagna elettorale. L'abbattimento della pressione fiscale è stato uno dei cavalli di battaglia, sul piano interno, dell'inquilino della Casa Bianca che più volte ha sottolineato come questo, unito a una semplificazione regolamentare e a una piano per le infrastrutture, siano gli strumenti in grado di «liberare» forze positive tenute prigioniere da un governo che «tartassa, complica e sperpera».

 

L'obiettivo è creare una «flat tax», una tassa unica per tutte le aziende pari al 15%, rispetto all'attuale architettura tributaria che prevede aliquote sino al 38% a seconda della fascia di utile, da integrare con la tassazione statale e locale.

 

trump merchandising trump merchandising

Secondo il Joint Committee on Taxation, ovvero il comitato tributi del Congresso, l'operazione causerà un ulteriore passivo di 2 mila miliardi di dollari di deficit di bilancio nei prossimi dieci anni. E su un disavanzo pubblico che complessivamente, sfiora i 20 mila miliardi, pari al 106% del Pil.

 

Un buco che Trump è convinto di colmare con i benefici effetti che il taglio avrà sulla crescita in senso lato. Se le imprese non sono «tartassate» sono più redditizie, assumono e investono, accrescono produttività, salari e stipendi che a loro volta generano una spinta ai consumi, la componente che incide per oltre i due terzi sul Pil Usa. Grazie anche al contestuale taglio di aliquote per le persone fisiche, che Trump in campagna elettorale aveva promesso con un' abbattimento di quella massima dal 39,6% al 33%.

 

cioccolata trump cioccolata trump

Questo permetterà di raggiungere la soglia obiettivo di crescita al 3% grazie a cui, secondo la Casa Bianca, sarà più facile sanare i conti pubblici, visto che la base imponibile si allarga e le entrate per il fisco crescono. È quello che nell' era di Ronald Reagan veniva chiamato: «Trickle-down», ovvero «teoria della goccia».

 

L'obiezione che viene mossa è però che il taglio delle tasse da solo non è in grado di generare un aumento del Pil al 3%, ma al massimo potrebbe raddoppiarlo dall' 1,6% del 2016. «Non c'è nessuna manovra fiscale pura che si finanzia da sola», avverte Alan Cole, economista di Tax Foundation, osservatorio vicino alla destra. Di tutt' altro parere è Steven Mnuchin, secondo cui «la riforma si pagherà da sola con la crescita economica». Il segretario al Tesoro e il superconsigliere economico della Casa Bianca, Gary Cohn, erano ieri da Trump per un incontro con i leader del Gop al Congresso.

TRUMP TRUMP

 

Incassare il loro appoggio è cruciale, ma potrebbe non essere semplice perché uno «sforamento» oltremisura del debito ne minerebbe la credibilità, visto che proprio i repubblicani sono stati i protagonisti di una battaglia senza quartiere all' ex presidente Barack Obama proprio per l' inarrestabile aumento del debito pubblico americano.

 

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