MISTERI D'ITALIA - DOPO 40 ANNI ANCORA NON SI SA CHI SPARO’ E FECE FUORI LA SCORTA DI MORO – I BRIGATISTI DISCONOSCONO I KILLER IN MOTO – UN UFFICIALE DEI SERVIZI SEGRETI PASSAVA’ PER CASO IN VIA FANI: DOVEVO ANDARE A PRANZO CON UN AMICO. ALLE 9 DI MATTINA? – I PROIETTILI ERANO QUELLI DI “GLADIO”

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Cristiana Mangani per il Messaggero

 

aldo moro repubblica aldo moro repubblica

Cinque processi, svariate commissioni parlamentari, ma una verità parziale. Sono passati quarant’anni da una delle azioni terroristiche interne più articolata e spettacolare, che ha portato alla morte di Aldo Moro e dei cinque agenti di scorta, ma i misteri restano. Comincia tutto alle 9,02 del 16marzo ‘78. Trecento secondi di terrore. Moro viene portato via alle 9,08.

 

Da quel momento niente sarà chiaro. Quanti erano i brigatisti? Tra loro c’erano elementi esterni alle Br? Tutto lo farebbe pensare. Restano sull’asfalto 91 colpi (6 della scorta), 49 sparati da un unico mitra, uno Sten o uno Fna 43 che, secondo le testimonianze, è stato maneggiato da un benzinaio. Qualcuno con una preparazione militare diversa da quella degli altri componenti del commando. L’uomo non verrà mai identificato.

 

VIA FANI2 VIA FANI2

Si scoprirà che i proiettili, con un rivestimento “trattato”, facevano parte di un arsenale in dotazione all’esercito: munizioni ricondotte a una dotazione Gladio. Con il passare degli anni, il numero dei componenti del gruppo è salito, dai 9 iniziali a 14. Compresi i due a bordo di un’Honda, “coperti” dalla reticenza terroristica, nonostante abbiano sparato una raffica di mitra. Mario Moretti e Valerio Morucci sono sempre stati chiarissimi sulla moto: «Non è certamente roba nostra». I dubbi aumentano come i possibili coinvolgimenti dei Servizi, di criminalità organizzata e persino della Cia.

VIA FANI 1 VIA FANI 1

 

La magistratura ritiene che il luogo in cui Moro sia stato recluso fosse in via Montalcini. Anche se sotto le sue scarpe c’erano residui bituminosi e nei pantaloni sabbia, la stessa rintracciata poi in un cantiere vicino a da via Fani. Elementi incompatibili con la detenzione in un ambiente angusto. Non solo, la mattina dell’attentato, un testimone scatta alcune foto, consegnate alla magistratura e scomparse.

 

mario moretti mario moretti

Così come suona poco credibile la testimonianza del colonnello del Sismi Camillo Guglielmi. Presente in via Stresa, a 200 metri da via Fani, alle 9: andavo a pranzo con un amico. Il militare faceva parte della VII divisione: quella che controllava Gladio. Non c’è chiarezza anche su come siano andate le cose per il covo di via Gradoli, piena di appartamenti in uso all’ex Sisde. Ne avevano uno in affitto Mario Moretti e Barbara Balzerani. Ma qualcuno decise di aprire il rubinetto della doccia, provocando un allagamento. Una dimenticanza o un’azione consapevole? Così ad aprile venne scoperto il rifugio dell’ingegner Mario Borghi.

GLADIO GLADIO

 

LATITANZA “PROTETTA”

In base a una relazione parlamentare, sembra che Moretti fosse conosciuto alle forze dell’ordine prima della strage e che la sua latitanza sia stata “protetta”, mentre venivano arrestati i compagni. Lo stesso trattamento è stato riservato ad Alessio Casimirri e alla moglie, scappati in Nicaragua, dove Casimirri resta tuttora, grazie ai Servizi, lei venne catturata nel 2004 al Cairo. Il giallo si complica quando l’esito di una “seduta spiritica” indica il covo: Bolsena-Viterbo-Gradoli e il numero 96, nessuno controlla nella via sulla Cassia, si cerca nella località vicina a Viterbo.

BRIGATE ROSSE ALESSIO CASIMIRRI BRIGATE ROSSE ALESSIO CASIMIRRI

 

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