IL MONDO È PICCOLO – UNO DEI FUNZIONARI DI BANCA CHE CONCESSE IL MUTUO DA 650 MILA EURO ALLA SOCIETÀ DI PAPÀ RENZI, POI FALLITA, È CASUALMENTE IL PADRE DI LUCA LOTTI – INTANTO IL GIP DI GENOVA PRENDE TEMPO E SI RISERVA DI DECIDERE SULL’ARCHIVIAZIONE DI BABBO TIZIANO

Marco Lotti, padre dell’attuale sottosegretario alla presidenza del Consiglio, è stato sentito nel corso delle indagini e ha raccontato che Tiziano Renzi, come cliente, gli fu presentato nel 2009 dal suo direttore di filiale…

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1. PAPÀ RENZI, CONCLUSA UDIENZA ARCHIVIAZIONE, GIP SI RISERVA

 (ANSA) - Si è conclusa dopo circa un'ora l'udienza fissata dal gip di Genova per discutere l'opposizione all'archiviazione richiesta dal pm di Genova Airoldi nei confronti di Tiziano Renzi, padre del premier Matteo Renzi, indagato per la bancarotta della Chil post, la società di marketing da lui guidata che ha sede nel capoluogo ligure. Il giudice si è riservato ogni decisione. Il giudice ha ascoltato il legale del creditore che si è opposto alla richiesta di archiviazione e poi il pm che ha ribadito la propria richiesta di archiviare perché le indagini non hanno portato a prove concrete sulla responsabilità di Tiziano Renzi nel dissesto finanziario della Chil Post.

TIZIANO E MATTEO RENZI TIZIANO E MATTEO RENZI

 

Proprio per la specificità dell'udienza, la presenza di Tiziano Renzi, assistito dall'avvocato fiorentino Federico Bagattini, non era prevista. Il giudice Roberta Bossi adesso ha tre possibili decisioni, che potrebbe rendere note già alla fine della prossima settimana: il gip infatti potrebbe accogliere la richiesta di archiviazione oppure negarla ma potrebbe anche chiedere un supplemento di indagini.

 

Indagini che, al momento, non vedono alcun coinvolgimento sotto alcun aspetto di Marco Lotti, padre del sottosegretario alla presidenza del Consiglio Luca Lotti. Marco Lotti avrebbe firmato con altri funzionari della Bcc di Pontassieve la concessione di un mutuo da oltre 650 mila euro per la Chil Post che venne deliberato il 22 luglio 2009.

 

 

2. IL GUP DECIDE SUL CASO BABBO RENZI ECCO TUTTE LE CARTE

Giacomo Amadori per ''Libero Quotidiano''

 

tiziano renzi tiziano renzi

Oggi a Genova davanti al giudice Roberta Bossi si tiene l' udienza preliminare per sciogliere la riserva sulla posizione di Tiziano Renzi, indagato per bancarotta fraudolenta. A marzo i pm Nicola Piacente e Marco Airoldi hanno richiesto la sua archiviazione, ma l' istanza non è ancora stata accolta dal gup. Per gli inquirenti il babbo del premier Matteo Renzi non ha colpe nel fallimento della Chil Post di cui è stato proprietario, e le operazioni finanziarie incriminate sono successive alla cessione di Chil da parte di Tiziano a Mariano Massone, suo ex socio.

 

Bossi si è presa un po' di tempo per decidere, vista l' apparente divergenza d' opinioni tra investigatori e magistrati e l' opposizione di una delle parti civili al proscioglimento di Renzi senior. Il 24 settembre, invece, un altro giudice, Nicoletta Bolelli, dovrà decidere se rinviare a giudizio lo stesso Massone e l' ex amministratore Antonello Gabelli.

 

La cosa certa è che nelle carte del procedimento sul fallimento della società Chil Post, fondata nel 1993 dai Renzi e ceduta nel 2010 dalla famiglia del premier, non mancano le sorprese. Per esempio spunta il nome di un testimone inaspettato: a Genova è stato ascoltato come persona informata dei fatti Marco Lotti, bancario, ma soprattutto babbo di Luca, sottosegretario alla presidenza del Consiglio, da due lustri amico e stretto collaboratore di Renzi.

tiziano renzi padre di matteo tiziano renzi padre di matteo

 

Ad attirare la curiosità dei pm è stato il ruolo avuto dallo stesso Lotti senior nell' erogazione di un prestito da quasi 700mila euro alla Chil e su cui nei mesi scorsi non sono mancate le polemiche. Infatti nel 2010 quel debito viene rifilato da Renzi senior, insieme a una parte dell' azienda, a un pensionato di Campo Ligure (Genova), il 75enne Gian Franco Massone, padre di Mariano.

 

Con il risultato che quasi mezzo milione non è stato più restituito.

 

Le indagini della polizia giudiziaria, guidata dal colonnello della Guardia di Finanza Dino Bonati, si sono concentrate proprio sulla regolarità di quel prestito e sulla sua cessione. A erogarlo nel 2009 è l' agenzia della Banca di credito cooperativo di Pontassieve, comune di residenza di Matteo Renzi. Su questo argomento il 4 dicembre 2014 viene sentito in procura Lotti, all' epoca gestore corporate dell' agenzia che ha accordato il mutuo. Lotti ai pm spiega: «Ho conosciuto Tiziano Renzi nel momento in cui lo stesso mi è stato presentato dall' allora mio direttore d' agenzia, dottor Francesco Baldi. Il Baldi mi affidava quindi il cliente al fine di istruire la pratica di fido».

tiziano renzi con i cani tiziano renzi con i cani

 

Per Lotti «il motivo della richiesta era legato sia alla liquidità che all' investimento» e a mettere le firme fu la madre del premier, rivista in seguito due o tre volte, presso la sede societaria, «per cercare di incrementare i rapporti di lavoro tra la banca e il cliente come normalmente si faceva con tutti». Lotti ricorda anche di aver richiesto una fidejussione «che doveva essere almeno superiore al rischio che la banca stessa assumeva» e che «detta fidejussione personale veniva rilasciata dalla signora Bovoli».

 

Nel settembre del 2009 Lotti lascia la banca e, per questo, in procura precisa: «Dall' ottobre non ho più avuto alcun rapporto con Renzi Tiziano e la moglie».

matteo renzi con il padre tiziano matteo renzi con il padre tiziano

 

Le carte raccontano i passaggi cronologici della concessione del mutuo. Il 15 giugno 2009 Fidi Toscana, la finanziaria regionale, firma la delibera con cui garantisce l' 80 per cento del prestito richiesto da Chil con un provvedimento intitolato "emergenza liquidità". Il 22 giugno, lo stesso giorno in cui Matteo viene eletto sindaco di Firenze, la Bcc di Pontassieve apre l' istruttoria per l' anticipo di 697mila euro alla Chil.

 

Così ripartito: 437mila euro di mutuo chirografario (esattamente la cifra necessaria a estinguere gli anticipi di cassa con altre banche), 10mila euro di apertura di credito sul conto corrente e 250mila euro di "fido promiscuo" per l' anticipo delle fatture. Il 26 giugno arriva il primo via libera di Marco Lotti. Il funzionario nel suo report evidenzia la venticinquennale "attività" dei Renzi-Bovoli nel settore del marketing editoriale: «Potremmo diventare la banca di riferimento della richiedente (…) Ci proporremo per la sottoscrizione della domanda a socio per l' azienda in esame» annota.

 

Matteo e Tiziano Renzi su CHI Matteo e Tiziano Renzi su CHI

A luglio i destini dei Renzi e dei Lotti si intrecciano ulteriormente. Il 14 Lotti senior verga un secondo giudizio favorevole al prestito. Il funzionario ribadisce che «la richiesta della linea commerciale» da 250mila euro è «stata fatta solo a titolo prudenziale e comunque per acquisire in futuro sempre maggiori flussi di lavoro». Come andrà a finire lo sappiamo: con la cessione e il fallimento della Chil Post.

 

Grazie alla valutazione di Lotti senior, il 22 luglio arriva la delibera della banca per la concessione del mutuo e degli anticipi di cassa, garantiti per 349mila euro dalla Fidi Toscana e per 350mila euro da un "fido omnibus" intestato a mamma Laura e garantito da un' ipoteca sulla casa di famiglia. Il 29 luglio, sette giorni dopo la delibera, le donne di casa Renzi, mamma Laura con le figlie Matilde e Benedetta, cedono a Tiziano le quote della società, il cui nome viene modificato da Chil a Chil Post.

 

La mossa dei Renzi viene stigmatizzata dal colonnello Bonati: «Tutto quanto procede si ritiene possa concretizzare l' utilizzo strumentale della compagine sociale femminile solo al fine di ottenere la massima percentuale di garanzia ammissibile a discapito di Fidi Toscana spa, operazione che si è potuta realizzare di concerto dalla famiglia Renzi». Sul punto Lotti ai magistrati dichiara: «Non ricordo di cambiamenti sulla compagine sociale».

MARCO LOTTI MARCO LOTTI

 

Nonostante la modifica dell' assetto societario, il 12 agosto 2009, presso l' agenzia di via Giuseppe Garibaldi 22 di Pontassieve, a 400 metri dall' abitazione del futuro premier Matteo, Marco Lotti e Tiziano Renzi firmano regolarmente il contratto per il mutuo da 437mila euro. Poco più di un anno dopo, nell' ottobre del 2010, Renzi senior cede un ramo d' azienda a moglie, figlie e alla loro Chil Promozioni, e in seguito vende per 3.800 euro quel che resta della Chil Post a Gian Franco Massone, lasciandogli in eredità il debito con la Bcc di Pontassieve.

 

Nei verbali d' interrogatorio un' ex dipendente di Mariano Massone, Cristina Macellaro, ha rivelato ai pm le voci che giravano nel suo ufficio a proposito di tale "donazione": «L' azienda aveva trascorsi da allontanare sia dalla Toscana che soprattutto dal nome Renzi considerata l' intrapresa carriera politica da parte del figlio Matteo Renzi».

 

biliardino renzi lotti orfini nobili biliardino renzi lotti orfini nobili

Qualunque sia la ragione dell' operazione, la proposta di vendita sul momento non è accolta con favore dall' istituto. Lo si evince da un rapporto interno depositato agli atti: «Nei primissimi giorni di ottobre abbiamo espresso telefonicamente al signor Renzi le nostre perplessità circa la sua richiesta derivanti dal fatto che i nuovi esponenti non sono da noi conosciuti e non fanno parte del nostro territorio di riferimento».

 

Renzi replica con una mail piccata, in cui annuncia di rivolgersi altrove, pur ammettendo «un lieve senso di colpa per non aver completamente ottemperato a un impegno preso con Lotti». A questo punto la banca, nonostante i timori, accetta che il proprio credito venga trasferito a Genova nelle mani di un anonimo imprenditore ligure.

Nei giorni seguenti i genitori del premier chiedono che le garanzie offerte da Bovoli vengano sostituite con quelle dell' anziana moglie di Massone, Angela Ponte, proprietaria di diversi immobili.

RENZI LOTTI RENZI LOTTI

 

Inizialmente, la Bcc boccia questa soluzione, ma Tiziano, nell' agosto del 2011, ottiene di rimpiazzare l' ipoteca sulla casa di famiglia con un libretto di pegno da 75 mila euro su cui versa i prestiti di tre amici: Alfio Bencini (ristoratore e candidato nel 2009 con la lista Renzi alle comunali fiorentine), Mario Renzi, cugino sindacalista di Matteo (il figlio Samuele è socio di Bencini) e l' imprenditore Andrea Bacci, ex socio di Tiziano.

 

Bacci è una risorsa pure per Matteo che nel 2006 lo chiama a dirigere per circa quattro anni la nuova agenzia di comunicazione della provincia di Firenze, finita nel mirino della Corte dei conti per le sue spese; nel maggio del 2010 lo promuove presidente della Silfi, società comunale che si occupa di illuminazione. Sempre Bacci, con la sua impresa edile, nel 2004 ristruttura la villa di Matteo a Pontassieve. Tiziano Renzi davanti ai pm ci tiene a sottolineare di aver risarcito i prestiti: «Ho successivamente restituito il denaro con altri assegni. In maniera da rendere tutto tracciabile».

 

RENZI LOTTI RENZI LOTTI

Dopo la cancellazione dell' ipoteca di Bovoli la Chil Post di Gian Franco Massone smette di saldare le rate del mutuo. La ventitreesima e ultima quota viene pagata nel luglio del 2011, quando restano da restituire oltre 325mila euro di mutuo. Non è finita. Nel febbraio del 2012, annotano le Fiamme Gialle, i due conti di Chil Post vengono classificati a sofferenza a causa di 160mila euro di scoperto e per questo chiusi. A parziale risarcimento del buco, nell' agosto del 2013, la Bcc di Pontassieve ha ottenuto la liquidazione da parte della "garante" Fidi di 266.114,70 euro.

 

Gli investigatori, in un' altra informativa, rimarcano l' importanza di «un documento considerabile di assoluto reale significato sugli accadimenti societari che hanno interessato Chil Post, condotti e decisi da Renzi Tiziano in esecuzione di un preciso disegno da egli poi nel tempo conseguito». Si tratta di una comunicazione interna alla banca con le firme del presidente e dell' amministratore delegato, sequestrata nella primavera del 2014.

renzi e luca lotti renzi e luca lotti

 

Nella relazione, propedeutica a una seduta di cda, si legge: «Il Renzi ci disse che si trattava di persone che collaboravano con lui da anni e ci riferiva della solidità patrimoniale della signora Ponte Angela. Il cambio di proprietà era finalizzato a separare la proprietà di Chil Post srl da quella di Chil Promozioni srl, l' altra società della famiglia Renzi creata nel 2008 (…) fanno capo entrambe alla famiglia Renzi e dunque per poter acquisire nuove quote di mercato la Chil Post deve essere "formalmente" venduta a terzi che all' atto pratico figurerebbero da prestanome. In caso di nostra risposta positiva il Renzi si disse disposto ad aprire i rapporti anche con Chil Promozioni srl e ad aumentare il lavoro su Chil Post che verrebbe ad acquisire nuove commesse di lavoro».

 

MATTEO RENZI CON MOGLIE E BAMBINI SULLO SFONDO LUCA LOTTI MATTEO RENZI CON MOGLIE E BAMBINI SULLO SFONDO LUCA LOTTI

 I dirigenti della banca davanti ai pm hanno tentato lo scaricabarile, ma il direttore generale Franco Faraoni il 25 novembre 2014 ha riconosciuto la propria firma e ha ammesso: «Posso asserire che dal momento dell' istruzione della pratica relativa alla concessione del finanziamento e degli ulteriori passaggi che si sono conclusi con l' erogazione del predetto, il signor Tiziano Renzi è stato l' esclusivo interlocutore della banca in rappresentanza dell' allora Chil poi divenuta Chil Post, indipendentemente dalle modifiche societarie che si sono succedute nel tempo».

 

Per i finanzieri le parole di Faraoni e il riconoscimento delle firme sono la prova che il direttore generale, il presidente Giorgio Clementi e tutto il cda erano a conoscenza del fatto che «la società Chil Post srl sia stata solo formalmente venduta a terzi, quale prestanome, rimanendo nel contempo di fatto a capo della famiglia Renzi».

 

orenzo Guerini Debora Serracchiani Luca Lotti Maria Elena Boschi b b adb c f a b ba MGzoom orenzo Guerini Debora Serracchiani Luca Lotti Maria Elena Boschi b b adb c f a b ba MGzoom

In uno dei suoi due interrogatori babbo Renzi ha smentito il contenuto di quella comunicazione interna: «Io non ho mai detto a nessuno che Chil Post era passata a prestanome, né comunque Antonello Gabelli e/o Massone sono mai stati miei prestanome: non è vero. Immagino che quanto è stato scritto (…) risponda ad esigenze interne alla banca, cioé dovesse servire per il cambio di fidejussione».

 

Eppure per le Fiamme Gialle la cessione delle quote da parte del genitore del premier sarebbe avvenuta «solo strumentalmente pur mantenendo \ il controllo della società, rimanendo l' unica persona di riferimento di Chil Post verso soggetti terzi», banca compresa. Tiziano ha giustificato la mancata chiusura dei rapporti con la necessità di «rientrare in possesso della fidejussione prestata» dalla moglie. Però alcune email interne della banca rivelano che anche dopo la cancellazione dell' ipoteca, Renzi avrebbe annunciato l' intervento di fantomatici fondi stranieri, francesi e svizzeri, in soccorso della Chil.

 

luca lotti e matteo renzi al pitti luca lotti e matteo renzi al pitti

Aiuti che non arrivarono mai. Ma con i pm l' indagato ha negato: «Non ho mai parlato con personale della banca del possibile ingresso di investitori esteri in Chil Post srl anche perché non ne ho mai conosciuti (…). Non so spiegarmi perché nelle mail che mi sono state mostrate sia stato fatto riferimento al mio nome». Considerata la richiesta d' archiviazione, i magistrati devono avergli creduto. Adesso deve decidere il gup.

 

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