Marco Sarti per \"Il Riformista\"
craxi romiti agnelli
Luca Cordero di Montezemolo è pronto a scendere in politica? «Io certamente non lo voterei». Cesare Romiti, già direttore generale, ad e presidente della Fiat non nasconde i suoi dubbi sul numero uno della Ferrari. Intervistato da La Storia Siamo Noi (il programma condotto da Giovanni Minoli, in onda questa sera alle 23.30 su Rai Due) Romiti ricorda la sua esperienza alla guida dell\'azienda torinese.
L\'argomento della trasmissione è \"la marcia dei quarantamila\", la manifestazione dei lavoratori Fiat che durante la lunga vertenza del 1980 scesero in piazza per protestare contro i picchettaggi degli scioperanti. Ma l\'ex ad di Alitalia parla anche del futuro della principale casa automobilistica del Paese e dei protagonisti dell\'industria italiana: da Sergio Marchionne ad Alessandro Profumo.
agnelli romiti tribuna juveRomiti ricorda quando Montezemolo fu allontanato dalla Fiat. Colpevole di aver \"venduto\" ad alcuni industriali una serie di incontri con l\'avvocato Agnelli. «Sì, è vero - spiega -. Ma non l\'ho cacciato. Non c\'è stato alcuno scontro, perché lui ha ammesso quello che avveniva. Eravamo assieme, l\'avvocato Agnelli e io, e lui naturalmente ha lasciato immediatamente l\'azienda. L\'Avvocato gli ha procurato in seguito una posizione nella Cinzano».
x09 gianni agnelli luca cordero montezemolo 1975Tra i protagonisti della Fiat di oggi, Romiti apprezza il presidente John Elkann, «un dirigente affidabilissimo». Dell\'amministratore delegato Sergio Marchionne dice: «Mi sembra uno determinato. In questo mi piace, perché mi ricorda quello che facevo io». In passato Romiti aveva criticato la strategia di Marchionne, tesa a dividere il sindacato.
Oggi conferma: «Trovo che forse sia una strategia non proficua per l\'azienda. La forza sindacale è quella che ti sta di fronte, quella con cui puoi colloquiare tutti i giorni. Se ti inimichi il sindacato, e nel caso specifico il più grosso sindacato italiano, questo ti sarà contro, ti disturberà, ti rovinerà la fabbrica. È un lavoro lunghissimo, però bisogna portare tutti i sindacati sulla stessa linea».
yaki elkann-largeRomiti parla della lunga vertenza Fiat del 1980. Che seguì da amministratore delegato. «Di quell\'esperienza non ho alcun rimpianto. Credo che la ripresa del lavoro in Italia, non solo nella Fiat, sia partita da lì». Una vicenda lontana. Non solo perché avvenuta oltre trent\'anni fa. «Allora c\'era molto più senso di responsabilità - continua Romiti -. Quello che oggi manca».
Tanto è cambiato anche all\'interno dell\'azienda: «All\'epoca mia, in Fiat ci si stava anche perché si aveva la voglia, il gusto, di starci». E ancora: «Il rapporto che c\'è tra la paga più bassa e quella più alta in un\'azienda è enormemente cresciuto. Oggi ci sono delle sproporzioni assurde». Come si giustificano i salari dei top manager? «Non si giustificano- conclude Romiti -. Io sono contrarissimo».
marCHIONNE E ELKANN bigPochi giorni fa Marchionne ha parlato di un Paese che «ha perso la bussola». Romiti è d\'accordo: «Direi che non solo ha perso la bussola, ma ha perso ogni senso di responsabilità. Questi ultimi anni di vita politica del Paese ci hanno fatto perdere quella cosa che noi avevamo: il senso della vergogna quando commettevamo cose che non dovevamo commettere».
profumoIntanto la classe dirigente italiana si impoverisce. Romiti critica l\'addio dell\'amministratore delegato di Unicredit Alessandro Profumo. «Era un leader. Qualche volta era troppo altezzoso, ma conosceva il suo mestiere. Come uomo lo stimavo molto». Una carriera interrotta, sempre secondo Romiti, a causa dell\'invadenza del mondo politico. «Perché la banche - ammonisce Romiti - hanno tra i loro azionisti importanti le fondazioni bancarie. E queste hanno nel loro seno la politica. Anzi, tenderanno ad averne sempre di più. È uno dei pericoli maggiori che corre questo Paese».
Un problema sicuramente non recente: «Io ci litigavo - ricorda Romiti parlando dei protagonisti della politica di qualche anno fa - qualche volta mi arrabbiavo. Però era una classe politica migliore di quella attuale».