MOSCA AL NASO – IL CASO DELLA MISTERIOSA BANCA RUSSA CHE HA PRESTATO 9,4 MILIONI DI EURO AL “FRONT NATIONAL” DI MARINE LE PEN: IL MODELLO POTREBBE ESSERE STATO UTILIZZATO ANCHE IN ALTRI PAESI EUROPEI, ITALIA INCLUSA – LA RUSSIA CERCA ALLEATI E APPOGGIA OGNI POLITICO EUROPEO CHE LA SOSTENGA: COSÌ PUTIN DESTABILIZZA L’OCCIDENTE

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1 – LA BANCA RUSSA E I FONDI A LE PEN COSÌ MOSCA DESTABILIZZA L' OCCIDENTE

Paolo Mastrolilli per “la Stampa”

 

jean luc schaffhauser marine le pen jean luc schaffhauser marine le pen

Marine Le Pen aveva bisogno di soldi, e un' oscura banca russa glieli aveva prestati. Ma quei 9,4 milioni di euro, secondo un' inchiesta pubblicata dal «Washington Post», sono diventati non solo un incubo finanziario per il Rassemblement National, ma anche un modello di come Mosca opera per aiutare i suoi alleati nella strategia destabilizzante dell' Occidente.

 

Una pratica che potrebbe essere stata impiegata anche in altri Paesi europei, inclusa l' Italia. Nel 2014 Le Pen doveva finanziare le attività del suo partito, ma nessuna banca francese era disposta ad aiutarla. Quindi si era rivolta a Jean-Luc Schaffhauser, membro del Parlamento europeo eletto con l' allora Front National, che aveva da sempre stretti rapporti con la Russia e voleva creare una fondazione per distribuire i fondi di Mosca in Europa, allo scopo di creare un' alleanza cristiana per contrastare l' avanzata dei rivali asiatici e mediorientali.

 

jean luc schaffhauser jean luc schaffhauser

Schaffhauser aveva contattato una sua vecchia conoscenza, Alexander Babakov, che gli aveva prospettato la possibilità di ricevere un prestito dalla First Czech Russian Bank, nata dalla joint venture tra una banca statale ceca e un istituto russo. Nel 2000 la banca era finita nell' impero del miliardario amico di Putin Gennady Timchanko, e poi si era separata sotto la direzione del finanziere Roman Popov, ottenendo una licenza europea attraverso la sua sussidiaria ceca.

 

Nel settembre del 2014 il tesoriere del Front National, Wallerand de Saint Just, era andato a Mosca, chiudendo l' accordo per un prestito da 9,4 milioni di euro al tasso annuale del 6%, da restituire entro il 2019. La transazione era stata rivelata dalla pubblicazione francese Mediapart, mettendo in imbarazzo Le Pen. Ma la situazione era diventata ancora peggiore quando nel 2016 First Czech aveva iniziato a liquidare i suoi beni, sotto la pressione della responsabile della banca centrale russa, Elvira Nabiullina.

putin le pen putin le pen

 

Il prestito al Front National era stato acquistato a Konti, un' azienda che affitta equipaggiamenti industriali, e poi era finito nelle casse di Aviazapchat, compagnia aeronautica di Mosca guidata da tre ex militari sovietici, tra cui il numero due Yevgeny Barmyantsev, ex spia espulsa dagli Stati Uniti nel 1983. In seguito la proprietà del prestito è stata contestata in tribunale, e al momento il partito di Le Pen lo sta ripagando ad un commercialista di nome Romanova, che custodisce le rate in attesa di sapere a chi devono essere girate.

 

Secondo il Washington Post, l' Alliance for Securing Democracy e la think tank C4ADS, che hanno rivelato questa storia, lo schema usato è emblematico. La Russia cerca alleati che l' aiutino a destabilizzare l' Occidente, e appoggia ogni politico europeo che la sostenga. Non serve che Putin autorizzi i singoli interventi di assistenza, finanziaria e non, perché lui ha indicato la linea generale. Sono poi i suoi collaboratori a prendere autonomamente le iniziative, nella speranza di ingraziarselo. Se funzionano, guadagnano posizioni; se falliscono, vengono liquidati. Il modello però resta, pronto all' uso in tutta Europa.

 

2 – IL TUO REGNO PER UN RUBLO

Micol Flammini per “il Foglio”

 

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Secondo Mark Galeotti, esperto di sicurezza russa dello European university institute di Firenze, siamo un esperimento. Tutti noi, nessuno escluso. Chiunque abbia nel suo territorio un partito pronto a dichiarare che l' Europa o la Nato dovrebbero avere un approccio diverso nei confronti della Russia può diventare oggetto di interesse da parte dei russi. Ma non c' è una strategia, manca uno schema, un piano.

 

Così è successo con il Rassemblement national, quando ancora si chiamava Front national e sperava di vincere le elezioni presidenziali. Era il 2014 e Marine Le Pen aveva bisogno di denaro, diverse banche francesi si rifiutarono di prestare soldi a un partito che si dichiarava di ultradestra, con tendenze xenofobe. Vennero accusate di discriminazione e la leader chiese ai funzionari del partito di trovare questo denaro altrove.

 

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Fu Jean-Luc Schaffhauser, eurodeputato da sempre sostenitore di un' alleanza tra Europa e Russia, a prendere i contatti con Alexander Babakov, inviato speciale del Cremlino per gli affari russi all' estero. Schaffhauser, alla ricerca di un prestito, sosteneva che la Russia sarebbe stata il miglior alleato, e Babakov glielo offrì. La proposta riguardava una banca semisconosciuta fondata in Repubblica ceca e trasferitasi a Mosca, la First Czech Russian Bank, nata come joint venture tra una banca statale e un prestatore russo che all' inizio del 2000 divenne parte di una compagnia per la costruzione di un gasdotto russo, acquistato successivamente da Gennady Timchenko, oligarca amico di Vladimir Putin.

 

PUTIN LE PEN PUTIN LE PEN

La First Czech acconsentì subito a versare al Front national 9,4 milioni di euro a un tasso di interesse del 6 per cento, da restituire entro il 23 set tembre 2019. Fu la rivista francese online Mediapart a parlare per la prima volta degli aiuti russi al Front national, venne in possesso di una serie di documenti riservati che spiegavano la trattativa e che rivelavano come nel 2016 la banca iniziò a perdere risorse dopo che Elvira Nabiullina, capo della Banca centrale russa, avviò un' inchiesta e ordinò la chiusura di una serie di banche che avevano intrapreso degli investimenti discutibili, e anche il prestito esteso alla leader francese fu ritenuto discutibile. Circa cento istituti finanziari nel 2016 sono stati chiusi perché minacciavano la stabilità economica della Russia e tra questi c' era anche la semisconosciuta First Czech, che venne posta sotto la gestione di amministratori provvisori.

 

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L' istituto decise di vendere il prestito a una compagnia russa ancora più torbida e sconosciuta della banca, che poi lo trasferì alla Aviazapchast, una società storica di forniture di aerei, erede dell' istituto di aviazione sovietico che oggi tra i suoi clienti vanta Bashar el Assad. Non è chiaro perché l' Aviazapchast abbia deciso di farsi carico del prestito, il suo proprietario è un uomo d' affari russo che ha un appartamento vicino all' Arco di Trionfo a Parigi.

 

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La fine della vicenda politica di Marine Le Pen già la conosciamo, ha perso le elezioni nel 2017, nonostante il soldi russi, e il Front national non esiste più. Al suo posto è stato creato il Rassemblement national. Il Cremlino, che sperava di conquistare una roccaforte nel cuore dell' Europa per portare avanti i suoi interessi, ha perso assieme a Marine Le Pen, ma quel debito la leader russofila dovrà pur ripagarlo.

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Quattro anni dopo il lancio del sogno delle presidenziali, la First Czech non esiste più, ma esiste ancora il prestito che il tesoriere del partito sta ripagando a una sconosciuta. L' ignota signora Romanova che il tesoriere ha ammesso di non conoscere.

 

La saga del prestito al Front national è un paradigma che mostra, secondo l' Alliance for Securing Democracy e il C4ADS, due gruppi per la difesa citati dal Washington Post, come la Russia sia disposta a sfruttare reti finanziarie illecite per scopi politici. Mosca non ha un piano, il suo è un esperimento al quale i partiti che ovunque chiedono intervento a aiuti russi si concedono.

 

 

 

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