MOSE DIVERTIMO! “REPUBBLICA” IMPALLINA IL BERSANIANO ZOGGIA: “ALTRI 65MILA EURO PER LA SUA CAMPAGNA ELETTORALE A VENEZIA, OLTRE AL CONTRIBUTO DA 40MILA E DUE FATTURE DA 7MILA”. MA IL PIDDINO SMENTISCE E MINACCIA QUERELE

Renzi va da Ezio Mauro a Napoli e torna rottamatore del suo partito (quello di matrice bersaniana): “Se nel Pd c'è chi ruba, costui deve andare a casa a calci nel sedere, non c'è Pd che tenga. Nella vicenda veneziana c'è un'evidente responsabilità della politica, anche della mia parte”.

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1 - L’ACCUSA AL BERSANIANO ZOGGIA: “65 MILA EURO PER LA CAMPAGNA ELETTORALE”

Fabio Tonacci per “La Repubblica”

Davide Zoggia Davide Zoggia

Non è solo un pizzino con alcune cifre scritte a penna a mettere in difficoltà Davide Zoggia, deputato del Partito democratico. C’è anche una cena di imprenditori, fatta durante il Natale 2008. Ieri Lino Brentan, l’ex amministratore delegato della società “Autostrada di Venezia e Padova”, in sede di interrogatorio di garanzia dopo l’ultima ondata di arresti per il Mose, ha fatto il suo nome, in quanto «beneficiario di 65 mila euro».

Erano «un finanziamento per la campagna elettorale di Zoggia, raccolto durante una cena a cui parteciparono diversi amministratori del Consorzio Venezia Nuova». Tra i presenti anche Piergiorgio Baita, allora presidente della Mantovani, uno dei membri della “cupola” del Mose messa in piedi dal presidente del consorzio Giorgio Mazzacurati. «Non c’è nulla da dire — spiega a Repubblica Zoggia — perché non c’è nulla di rilevante da un punto di vista penale ».

zoggia zoggia

Un passo indietro. Brentan a Venezia è accusato di concussione per una vicenda che riguarda l’appalto per la terza corsia della tangenziale di Mestre. I pm sostengono che sia stato lui, «abusando dei suoi poteri» a indurre Baita, allora presidente della Mantovani, e Mauro Scaramuzza, amministratore di Fip spa, a rinunciare alla presentazione di un ricorso contro l’esclusione dalla gara, nonostante avessero portato l’offerta con il maggior ribasso. Brentan poi — sempre secondo la procura — ha spinto Scaramuzza ad eseguire opere in subappalto da Saicam «a un costo, fuori mercato, deciso da Brentan». Infine, lo ha costretto a consegnargli 65mila euro «in contanti e in più rate».

Miguel Gotor Flavio Zanonato Davide Zoggia Miguel Gotor Flavio Zanonato Davide Zoggia

È proprio per smarcarsi da questo pagamento sospetto che ieri Brentan ha ricollegato quei soldi alla campagna di Zoggia per le provinciali del 2009. «Solo un semplice sostegno per il comitato elettorale», ha spiegato. C’è da dire che il pm Stefano Ancillotto era a conoscenza dell’esistenza di quella cena già nell’indagine che ha portato alla condanna per corruzione di Brentan nel 2012, e ha ritenuto che non ci fosse niente di penalmente perseguibile, anche perché «Zoggia non aveva l’obbligo di rendicontare», in quanto tale obbligo non si applica alle comunali e provinciali.

PIERLUIGI BERSANI VOTA ALLE PRIMARIE PIERLUIGI BERSANI VOTA ALLE PRIMARIE

«Il mio nome è finito assieme a quello di tutti gli altri, senza motivo», commenta il deputato veneziano del Pd, ex responsabile organizzazione dei democratici e ritenuto un fedelissimo di Pierluigi Bersani. Nome che spunta non solo perché fatto dall’ex amministratore delegato di “Autostrada di Venezia e Padova”, ma anche su un pezzo di carta, un pizzino, ritrovato dalla Guardia di Finanza durante una perquisizione a casa dei genitori di Elena Scacco, dipendente del Consorzio Nuova Venezia, di cui ha dato conto Il Fatto Quotidiano. «Davide Zoggia, 40.000 contributo volontario, due fatture da 7.428,72».

LE SAGOME DI MATTEO RENZI E PIERLUIGI BERSANI PER LE PRIMARIE jpeg LE SAGOME DI MATTEO RENZI E PIERLUIGI BERSANI PER LE PRIMARIE jpeg

Scritto a penna dalla Scacco «su richiesta di Pio Salvioli», che formalmente era un collaboratore di Co. Ve. Co., una delle cooperative rosse che fa parte del Consorzio del Mose. «I 40mila sono appunto un contributo elettorale, niente di illecito. Le due fatture riguardano una consulenza da me svolta quando ancora non ero presidente della Provincia di Venezia, quindi di cosa parliamo?».

2 - MOSE. ZOGGIA (PD): MAI RICEVUTO IMPORTI COME DICE BRENTAN

(DIRE) - "Con riferimento all'articolo pubblicato oggi sul quotidiano la Repubblica, dal titolo 'L'accusa a un deputato Pd: a Zoggia 65mila euro per la campagna elettorale', debbo precisare con forza, nonostante il tentativo di attribuirmi diversa dichiarazione, di non avere mai ricevuto gli importi riportati oggi come dichiarazione del signor Brentan e di non aver mai conosciuto il signor Baita che non mi risulta essere stato presente alla cena elettorale alla quale ho partecipato".

Lo dice Davide Zoggia, deputato del Pd, che aggiunge: "Per tale motivo mi riservo di agire presso ogni competente sede per la tutela della mia onorabilita' da strumentalizzazioni con le quali si tenta di accomunare il mio nome all'indagine sul Mose condotta dalla procura della Repubblica di Venezia".

Ezio Mauro Ezio Mauro

3 - RENZI A REPIDEE: "SCANDALI, PIENA RESPONSABILITÀ DELLA POLITICA, ANCHE DEL PD"

Michela Scacchioli per “Repubblica.it”

"Se nel Pd c'è chi ruba, costui deve andare a casa a calci nel sedere, non c'è Pd che tenga". Parte dagli scandali Expo e Mose - tangenti a pioggia e corruzione ad altissimi livelli - l'intervento del premier Matteo Renzi al teatro San Carlo di Napoli, ospite della Repubblica delle idee. Intervistato dal direttore Ezio Mauro, con il quale all'inizio scherza sulla scia del tormentone #Enricostaisereno (video), il capo del governo spiega perché, a oggi, non ha ancora terremotato l'agenda dell'esecutivo dopo bufere di questa portata.

raffaele cantone raffaele cantone

"Il rinvio - dice Renzi - è stata una mia scelta. Qui occorre una duplice risposta: strutturale e culturale assieme. La legalità non è un optional, vale per le guardie e per i ladri. Il problema non sono i provvedimenti spot, il punto è che qui c'è un'emergenza educativa da cui bisogna ripartire. Se do poteri slegati da tutto il resto all'ennesima autorità, non siamo apposto".

Il riferimento è a Raffaele Cantone, presidente dell'Autorità anticorruzione, e al ritardo sul varo del decreto dedicato ai poteri dell'Autorità. Ma - prosegue Renzi - "sarebbe molto più shock dirediamo i superpoteri a Cantone" e invece il governo è al lavoro per un intervento "strutturale" contro la corruzione: "Su questo mi gioco molto della mia credibilità. L'Italia perbene è pronta a dire basta, ed è maggioranza".

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Forse involontariamente, lancia un nuovo hashtag quando dice e ribadisce "questa volta sì". ?Dalla corruzione all'evasione fiscale, dalla certezza della pena all'Italicum alle riforme costituzionali passando per risultato elettorale del 25 maggio, Rai, Pd e nomine in Europa, Renzi arriva a dare una tempistica all'attuale legislatura: "Se i rappresentanti in parlamento sanno leggere la politica, devono avere la piena consapevolezza che è finito il tempo della palude. Io non mi metto qui a ragionare e a sostenere che siccome ho vinto le elezioni allora ora vado a votare per avere un parlamento tutto mio.

LUCA LOTTI LUCA LOTTI

Sarebbe un atteggiamento che tradisce il mandato che mi è arrivato: questo è il momento in cui si parte per arrivare al 2018, ma non per occupare delle poltrone ma per rovesciare il paradigma culturale italiano. Secondo me si va alla fine della legislatura, dopodiché io ho la speranza di non tradire la fiducia di chi vuole cambiare l'Italia".?

Poi Renzi chiuderà dicendo: "Ci sarà sempre qualcuno che mi riterrà il papa straniero, ma mentre loro farannno convegni" su questo, "noi cambieremo l'Italia e metteremo la residenza in questo 40% che è il luogo naturale della sinistra italiana".?

GIORGIO ORSONI GIORGIO ORSONI

Le colpe della politica e del Pd. Migliaia le domande per Renzi, arrivate attraverso il sito di Repubblica, per l'intervista a Napoli. E molte riguardano proprio gli scandali che hanno sconvolto il Paese. "Nella vicenda veneziana - risponde il premier - c'è un'evidente responsabilità della politica, anche della mia parte. Guai a chi dice quel sindaco non è iscritto al Pd (presa di distanza da Luca Lotti sul caso Orsoni, ndr)."

Sul coinvolgimento del Partito democratico, però, aggiunge: "Al suo interno ha anche persone che commettono reati ma è il partito che autorizza gli arresti quando non c'è il fumus persecutionis", come nel caso di Francantonio Genovese. "Nel Pd chi ruba va a casa a calci nel sedere esattamente come chi è negli altri partiti. Non c'è Pd e non Pd. Ci sono ladri e non ladri".

 

 

 

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