NORMALIZZARE TRUMP - IL CAZZUTO GENERALE MCMASTER POTREBBE FAR FUORI L’ANIMA NERA DI DONALD, STEVE BANNON, DAL CONSIGLIO PER LA SICUREZZA NAZIONALE (COSÌ SCRIVE IL ‘WSJ’) - CHI È MCMASTER, DALLE IMPRESE NELLA GUERRA DEL GOLFO AL SUO RUOLO DI ‘GUERRIERO INTELLETTUALE’. A 35 ANNI SCRIVE UN LIBRO AL VETRIOLO: “IL TRADIMENTO DEL DOVERE”, UNA CRITICA SPIETATA AI VERTICI DELLE FORZE ARMATE

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steve bannon e donald trump a saturday night live steve bannon e donald trump a saturday night live

 

1. TRUMP PRONTO FAR FUORI BANNON DA CONSIGLIO SICUREZZA'

 (ANSA) - Donald Trump sarebbe pronto a far fuori il controverso stratega Steve Bannon dal consiglio per la sicurezza nazionale. Lo ha fatto capire - scrive il Wall Street Journal - il portavoce della Casa Bianca, Sean Spicer, secondo cui il presidente americano prenderebbe "in seria considerazione" un'eventuale richiesta in questo senso da parte del nuovo consigliere per la sicurezza nazionale, Herbert McMaster. "Il presidente ha chiarito che McMaster avrà pieni poteri nel decidere chi dovrà far parte del consiglio", ha chiarito Spicer.

 

 

2. “VINCERE, CON STRATEGIA” LA FILOSOFIA DI MCMASTER IL GENERALE DI DONALD CHE ISPIRÒ TOM CLANCY

Gianluca Di Feo per la Repubblica

 

donald trump e steve bannon donald trump e steve bannon

Una tempesta di sabbia, proprio mentre il sole comincia a calare nel deserto infinito che corre verso l’Eufrate. Il capitano non ha ancora trent’anni e dal mirino del suo tank Abrams vede il nemico più temuto: un’intera brigata corazzata della Guardia repubblicana di Saddam Hussein, le migliori truppe del mondo arabo. Non perde un attimo, fa allineare i suoi 9 carri e 12 blindati, poi li lancia alla carica come fossero uno squadrone di cavalleria. Avanzano e sparano per tutta la notte e quando sorge l’alba la pianura pullula di carcasse di mezzi iracheni.

 

steve bannon steve bannon

La leggenda dell’ufficiale che Donald Trump ha appena nominato Consigliere per la sicurezza nazionale è nata quel giorno del febbraio 1991. Oggi Herbert Raymond “H. R.” McMaster è considerato il modello del “guerriero intellettuale”, ugualmente diviso tra biblioteche e cannoni: un generale che non alza la voce e non si danna per la carriera. La sua è l’unica scelta del presidente che ha raccolto consensi unanimi, ma anche una scelta sorprendente. Perché McMaster ha una concezione chiara della leadership: «Abbiamo bisogno di comandanti che dimostrino coraggio e freddezza in battaglia, ma anche il coraggio di dire quello che pensano e offrire un’opinione sincera ai loro superiori ».

 

trump e mcmaster trump e mcmaster

Nel 1991 McMaster è stato consacrato come il moderno eroe americano, che trionfa grazie a determinazione e tecnologia: Tom Clancy trasformò la sua “cavalcata d’acciaio” in un bestseller. Viene decorato, promosso e mandato nelle accademie a insegnare il segreto della vittoria. E lui che cosa fa? Prende un master in storia e a 35 anni scrive un libro al vetriolo: “Il tradimento del dovere”, una critica spietata ai vertici delle forze armate che non contrastarono i piani della Casa Bianca durante il Vietnam. L’inizio di una nuova vita, segnata dal soprannome di “Iconoclasta”, che gli ha procurato profonde antipatie nell’alto comando. Ma altri generali hanno continuato a credere in lui.

 

gen McMaster gen McMaster

Nel 2004 è ancora in Iraq, come colonnello, nel momento più duro. L’intero Paese è in rivolta e McMaster viene incaricato di domare Tal Afar, la capitale della resistenza sunnita. Prima del suo arrivo, i soldati entravano in città solo di giorno, per dare invano la caccia ai guerriglieri nelle case. Lui invece cambia tutto. Pianta le tende nel centro storico, stabilisce rapporti con la popolazione stanca di stragi, offre sicurezza. E vince di nuovo. Il presidente Bush lo loda, tv e think tank se lo contendono, la sua lezione diventa la strategia del generale Petraeus per riprendere il controllo dell’Iraq.

il libro del generale mcmaster il libro del generale mcmaster

 

Riposta nell’armadio la tuta mimetica, McMaster riprende a studiare. Ma quando si tratta di promuoverlo generale, al Pentagono si ricordano di quel libro dissacrante e lo bocciano. I giornali gridano allo scandalo, ma i più scandalizzati sono i militari al fronte, perché i premi vanno a chi ha condotto le truppe al massacro. Tanto che viene cambiata la commissione d’esame, in modo da riconoscere i meriti dei veterani: McMaster, ovviamente, è il primo.

 

il generale mcmaster il generale mcmaster

Nel 2010 è a Kabul, nello Stato maggiore dell’ultima offensiva prima del ritiro. E pure lì comprende la chiave del problema: per battere i talebani bisogna sconfiggere la corruzione nel governo afgano. Ottiene la guida di una task force contro le mazzette, ma è una missione impossibile pure per lui.

 

Nel frattempo però il mondo cambia. Mentre l’America si è logorata nella sfida globale al terrorismo, Cina e Russia hanno elaborato tattiche inedite. Nel 2014 Putin scatena in Ucraina la prima “guerra non lineare”, un misto di attacchi vecchio stile, campagne di disinformazione, operazioni di guerriglia, incursioni cibernetiche. Cinque mesi dopo lo shock di Odessa, McMaster riceve l’investitura più complessa: gli chiedono di architettare l’esercito del futuro. Al solito, non nega la realtà: «Cina e Russia ci hanno sorpassato in molti campi». E crea una dottrina innovativa da realizzare in un decennio.

il generale mcmaster il generale mcmaster

 

McMaster non crede nella fretta. Ha sostenuto che gli errori in Iraq sono nati dalla mentalità del «predatore che cerca una vittoria rapida: non basta abbattere i nemici per vincere, ci vuole una strategia. E non esistono soluzioni semplici». L’esatto contrario di Trump.

 

 

 

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