IL NUOVO ORDINE MONDIALE - AL SUMMIT USA-RUSSIA, TRUMP POTREBBE RICONOSCERE IL DOMINIO DI MOSCA SULLA CRIMEA, DI FATTO RENDENDO INUTILI LE SANZIONI. MA IL CREMLINO PLACA GLI ANIMI: ''NON È PARTE DEI NEGOZIATI''. UN PUNTO CALDO PUÒ ESSERE LA SPARTIZIONE DELLA SIRIA. UN SUD-OVEST LIBERO DALL'INFLUENZA IRANIANA E SALDAMENTE NELLE MANI DI ASSAD, DOVE LA SICUREZZA VERREBBE GARANTITA DALLA RUSSIA STESSA''

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  1. SUMMIT RUSSIA-USA: CREMLINO, CRIMEA NON È PARTE NEGOZIATI

trump putin trump putin

 (ANSA) - Il Cremlino ha sottolineato che la questione del riconoscimento della Crimea come parte della Russia non può essere nell'agenda dei negoziati internazionali. Lo ha detto il portavoce presidenziale russo Dmitri Peskov. Il portavoce del Cremlino ha quindi commentato la dichiarazione del presidente degli Stati Uniti Donald Trump che al summit con il suo omologo russo Vladimir Putin intenderebbe sollevare la questione della Crimea - non escludendo che Washington potrebbe riconoscere la penisola come russa.

 

"Putin ha ripetutamente affermato e spiegato ai suoi interlocutori che la questione della Crimea non può e non sarà mai all'ordine del giorno perché la Crimea è parte integrante della Russia. Tutto il resto, rientra negli argomenti di discussione e ricerca di potenziale terreno comune", ha detto ancora Peskov. Il portavoce del Cremlino ha quindi ricordato ai giornalisti la posizione del capo dello stato russo: "Putin e la Russia sono aperti al dialogo e ai compromessi". Lo riporta la Tass.

 

putin assad putin assad

  1. SIRIA: AL CENTRO SUMMIT RUSSIA-USA, IPOTESI SPARTIZIONE

 (ANSA) - La Siria sarà senz'altro uno dei temi caldi al summit fra Donald Trump e Vladimir Putin in programma a Helsinki il prossimo 16 luglio. E sul piatto potrebbe esserci una vera e propria spartizione con la "cessione" dell'area di nord-est a Damasco da parte degli Usa in cambio dell'uscita delle forze iraniane dalla zona sud-occidentale, così da garantire la sicurezza di Israele e Giordania.

 

ASSAD PUTIN ASSAD PUTIN

Lo sostiene a Nezavisimaia Gazeta Frederic Hof, ex consigliere del Dipartimento di Stato per la transizione in Siria. Secondo Hof, i russi - ma anche Damasco e Teheran - premono perché Trump "segua il suo istinto" di voler abbandonare il teatro siriano; Mosca, in cambio della cessione del "protettorato Usa" nel nord-est, potrebbe offrire a Washington un sud-ovest libero dall'influenza iraniana e saldamente nelle mani di Assad, dove la sicurezza verrebbe garantita dalla Russia stessa.

 

 

  1. TRUMP TENTA PUTIN: "POTREI RICONOSCERE CHE LA CRIMEA È RUSSA"

Valeria Robecco per il Giornale

 

Pace nel mondo, Siria, Ucraina e presunte interferenze nelle elezioni americane. Sarà un incontro a 360 gradi sui temi caldi del momento quello del 16 luglio in Finlandia tra Donald Trump e Vladimir Putin.

trump putin trump putin

 

Sul tavolo del vertice di Helsinki tra il presidente Usa e l'omologo russo ci sarà anche la questione della Crimea, e il tycoon dice di non escludere il riconoscimento dell'annessione alla Russia. «Parleremo di tutto», fa sapere ai giornalisti a bordo dell'Air Force One, mentre si reca con la famiglia nel suo resort di Bedminster, in New Jersey, per il lungo ponte del 4 luglio.

 

«Discuteremo con loro di Siria, di Ucraina. Parleremo di pace e potremmo persino parlare di come risparmiare milioni di dollari sulle armi», chiosa. «Potremmo anche discutere di alcune delle cose che il presidente Obama ha perso, come la Crimea», sottolinea Trump. E alla domanda se gli Stati Uniti hanno intenzione di riconoscere la Crimea come parte della Russia, non esclude la possibilità, rispondendo: «È da vedere».

 

Poi ribadisce che la situazione è stata gestita «in modo infelice» dal suo predecessore: «Obama, durante il suo mandato, ha permesso che succedesse». Già durante l'ultimo G7 in Canada, Trump ha ricordato che la Russia ha investito molto in Crimea dall'annessione del 2014. «Hanno speso un sacco di soldi per ricostruirla», ha precisato, rifiutandosi di criticare il Cremlino. Sulla possibilità di sollevare le sanzioni imposte alla Russia, invece, il Commander in Chief rimane vago: «Vedremo cosa fa Mosca».

putin in crimea putin in crimea

 

Al centro dell'incontro di Helsinki, tuttavia, ci saranno anche le presunte interferenze russe nelle ultime presidenziali: «Parleremo delle elezioni, non vogliamo che nessuno manometta le elezioni», afferma The Donald, che giovedì su Twitter ha ribadito che «Mosca continua a dire che non ha nulla a che fare con le interferenze di Usa 2016». Secondo Trump «avere buoni rapporti con la Cina e la Russia è una cosa positiva», ed è convinto che «possa esserci una de-escalation» con le due potenze.

 

putin inaugura il ponte con la crimea 7 putin inaugura il ponte con la crimea 7

Secondo alcuni il presidente si sta addirittura preparando a formare una cordata alternativa con Putin, che potrebbe costituire un elemento di attrazione per tutta l'area euroscettica. E la posizione degli Stati Uniti è tenuta d'occhio sempre più attentamente dalla Nato. Nei giorni scorsi il segretario generale, Jens Stoltenberg, ha accolto con favore l'incontro Trump-Putin, dicendo di «credere nel dialogo», di «non volere una nuova guerra fredda né l'isolamento di Mosca». In realtà c'è tensione tra il tycoon e l'Alleanza Atlantica, e Trump ha appena inviato una serie di lettere con un messaggio chiaro, ossia che la discussione al vertice Nato dell'11 e 12 luglio riguarderà soprattutto l'impegno a dedicare il 2% del Pil alle spese militari, che quasi nessuno sta rispettando.

donald trump a bruxelles al meeting nato donald trump a bruxelles al meeting nato

 

Nel frattempo, proprio per il disaccordo con le politiche e le parole del Commander in Chief su Ue e Nato, si è dimesso l'ambasciatore di Washington in Estonia. «Le affermazioni del presidente che l'Ue è stata costituita per approfittarsi degli Stati Uniti, per aggredire il nostro salvadanaio o che la Nato è negativa quanto il Nafta, non solo sono sbagliate nei fatti, ma sono il segnale che per me è tempo di lasciare, scrive su Facebook James D. Melville, il terzo ambasciatore americano a lasciare in pochi mesi. Prima di lui c'è stato il collega di Panama, John Feeley, e la diplomatica Usa in Kenya, Elizabeth Shackleford.

Jens Stoltenberg Jens Stoltenberg

 

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